Mare siciliano inquinato e valore alto delle procedure di infrazione, Infantino (Arpa): “Il quadro è preoccupante”

PALERMO – L’estate va avanti, ma per il mare siciliano la musica rimane sempre la stessa. Permane ancora in diversi luoghi dell’isola l’atavico problema relativo all’inquinamento e agli scarichi fognari. Il Commissario Straordinario Unico per la Depurazione, sentito in Parlamento, ha mostrato quali sono le aree a rischio inquinamento nell’isola e come quest’ultima contribuisca non poco alle multe riguardanti la depurazione delle acque marine.

Il valore di queste sanzioni ammonterebbe a 60 milioni di euro lanno, un dato davvero preoccupante che viene spesso imputato allo stato degli impianti di depurazione siciliani. Alcuni di essi non sono mai entrati in funzione e da ciò ne consegue che le reti fognarie scaricano direttamente in mare. Il quadro viene completato da 50 zone dell’isola che sono oggetto di procedura di infrazione europea e da 63 interventi in corso per portare a termine la bonifica delle coste più inquinate.

Vincenzo Infantino, direttore tecnico di Arpa Sicilia, spiega come l’agenzia abbia fatto la sua parte per emettere i dati e il motivo per il quale diversi impianti non siano idonei. Lo stato nel quale versano i nostri mari ha conseguenze anche riguardo ad altri aspetti.

“Io sono stato ascoltato due volte – afferma Infantino –, la prima per la Sicilia orientale e la seconda per quella centrale. Nella seconda settimana di settembre sarò sentito per la parte occidentale. Le informazioni di cui ha usufruito la Commissione sono state fornite da Arpa Sicilia. Il quadro è preoccupante perché una regione come quella nostra in caso di mancata depurazione vedrebbe il proprio mare, e quindi anche il turismo, soffrire. Le segnalazioni che riceviamo mostrano tutto questo e nei primi giorni del prossimo mese avremo il dato complessivo riguardo agli impianti. Il 45 % di quelli che abbiamo controllato non è in regola per diversi motivi, tra cui il superamento dei limiti. I piccoli impianti rispetto all’anno scorso sono più gestibili, mentre quelli che servono grandi popolazioni hanno grandi problemi. A ciò si aggiungono reti fognarie mai realizzate o impianti che non hanno lautorizzazione allo scarico da parte del Dipartimento Acque e Rifiuti della Regione Siciliana perché non hanno le caratteristiche idonee”.

Al prossimo incontro alla Commissione Bicamerale il quadro sarà quindi ancora più chiaro. Per mostrare la volontà di invertire la rotta bisogna partire da alcuni elementi fondamentali e per uno di essi gli enti pubblici fanno la loro parte.

“Alla Commissione – conclude Infantino – noi faremo una relazione perché siamo in preinfrazione riguardo agli impianti. La rete fognaria è insoddisfacente e porta a scaricare in fiume o in mare senza depurazione. Solo il 30 % degli impianti lavora in regime di autorizzazione allo scarico e la gestione è in mano a persone incapaci, perché i sindaci fanno i bandi e la affidano a terzi. Nel comprensorio di Agrigento abbiamo più di dieci impianti sottoposti a sequestro e affidati in custodia all’amministrazione regionale. Con questo sistema le cose vanno un po’ meglio, perché la Regione vigila su essi. C’è però da ricordare che per lo scarico fuori limite adesso c’è solo la sanzione amministrativa, che molti sindaci preferiscono pagare piuttosto che spendere i soldi per una migliore gestione. Questa è una vergogna! A settembre faremo le nostre conclusioni e consegnerò il documento sullo stato dei nostri controlli. Per le nostre acque il problema è sotto costa, dove la gente si fa il bagno”.

Immagine di repertorio