PALERMO – Rinviato a giudizio Camillo Mira e uno dei suoi figli, Antonio Mira, da Andrea Innocenti del Gup di Palermo, per l’omicidio di Giancarlo Romano, ritenuto ai vertici della “famiglia” mafiosa dello Sperone, e per le lesioni riportate da un suo fedelissimo, Alessio Salvo Caruso.
Padre e figlio sono difesi dall’avvocato Antonio Turrisi, mentre i familiari delle vittime si sono costituiti parte civile con gli avvocati Paolo Grillo e Debora Speciale.
La difesa dei Mira aveva chiesto il rito abbreviato, condizionato dall’effettuazione di una perizia balistica, ma il giudice ha respinto l’istanza. Si procederà quindi con il rito ordinario e la prossima udienza davanti alla corte d’assise è stata fissata per il 9 aprile.
Padre e figlio, il 26 febbraio 2024, avrebbero risposto all’aggressione compiuta da Romano nei confronti di Pietro Mira, l’altro figlio di Camillo. I due indagati si sarebbero recati nella tabaccheria di Romano in corso dei Mille e avrebbero esploso dei colpi di pistola contro il titolare, ferendo per sbaglio un cliente.
Dopo pochi minuti Romano e l’amico Salvo Caruso, sfuggiti alla sparatoria, avrebbero cercato la famiglia Mira per vendicarsi. Durante la sparatoria a restare ucciso fu Romano, che morì poco dopo in ospedale. Anche Caruso rimase ferito nel conflitto a fuoco.
Mira ha sempre ribadito di aver agito per legittima difesa. La Procura contesta loro anche il metodo mafioso e l’aggravante della premeditazione. Sulla vicenda è in corso anche un altro procedimento in cui i Mira sono vittime di Caruso.
L’imputato, che ha scelto l’abbreviato, è accusato di tentato omicidio ed estorsione.
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