PALERMO – “Non bisogna dare più visibilità agli uomini di Cosa Nostra che hanno martoriato il territorio bloccandone lo sviluppo e portando dolore e morte“.
Queste le dichiarazioni rilasciate all’ANSA da Nicola Di Matteo, fratello del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido dopo essere stato rapito al maneggio di Villabate il 23 novembre 1993, e tenuto sotto sequestro per 779 giorni, su ordine di Giovanni Brusca, Matteo Messina Denaro e Leoluca Bagarella.
Un rapimento per fare ritrattare il padre, Santino Di Matteo, che aveva iniziato ad essere collaboratore di giustizia. “Queste manifestazioni come la presentazione del libro di Giovanni Brusca servono solo a riaprire ferite dolorose in quanti hanno perso i propri cari“. – Afferma Nicola Di Matteo.
“Su questi personaggi – aggiunge – deve calare l’oblio, il silenzio. Non devono avere più alcuna possibilità di poter parlare. Brusca non si è mai mostrato veramente pentito per tutto il male compiuto in quegli anni. Dare a lui una ribalta è solo un grave errore che porta in noi che abbiamo sofferto solo altro dolore“.