PALERMO – L’educazione criminale e mafiosa parte dalla culla. Mai frase fu più vera. Lo fanno le donne di ‘Ndrangheta cantando le ninna nanne (con testi ad hoc) ai piccoli e futuri “uomini d’onore”, cresciuti a suon di morte, proiettili e infamità. In Sicilia la musica è diversa, anzi non è neanche musica, bensì imposizione e divieto. Il divieto imposto alla madre di una bambina, che non ha potuto mandare la figlia al corteo in onore di Falcone e Borsellino assieme alla classe.
Il motivo? “Noi non ci immischiamo con Falcone e Borsellino… queste vergogne… alla Magione, là sono nati e cresciuti, i cornuti là sono nati“, queste le parole d’odio rivolte a una donna da Maurizio Di Fede, uomo della famiglia mafiosa di Roccella arrestato stanotte dalla polizia nel corso dell’operazione Tentacoli.
La mamma assieme alla bambina avrebbe dovuto partecipare alle celebrazioni per commemorare la strage di Capaci, in cui cosa nostra uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie (anche lei giudice) Francesca Morvillo e tre agenti di scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Il fatto risale al 15 maggio 2019 – emerge dalle indagini coordinate dalla Dda di Palermo – ed evidenzia l’astio di Di Fede nei confronti dei giudici e di conseguenza anche nei confronti della mamma e della stessa piccola. “Se gli mandi la bambina sei una sbirra – disse urlando – noi non ci immischiamo con Falcone e Borsellino. Non ti permettere io mai gliel’ho mandato mio figlio a queste cose“, rincara la dose.
Eppure, come sottolineato dalla mamma, la bambina (di appena 7 anni) ci teneva ad andare lì assieme ai suoi compagnetti di classe. Ma niente, troppo forte l’odio del “capo famiglia” nei confronti dei due giudici, troppo importante “educare” la bambina all’odio piuttosto che alla legalità.
“Ci devo andare a parlare con questo preside di questa scuola. Gli devo dire ma siete tutti una massa di carabinieri qui?“, questa l’intercettazione di qualche giorno dopo. Di Fede non poteva capacitarsi del fatto che gli sia stata proposta una cosa così “disonorevole”. In queste situazioni il pensiero più grande va alla bambina, innocente e vogliosa di giochi e gioia, la cui mente viene plagiata a partire dalla tenera età, un’altra possibile vittima della crudeltà e della mentalità mafiosa.
Fonte immagine sardegnaoggi.it