PALERMO – La Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, nei confronti dei palermitani, A.G. 40enne, C.C. 45enne e O.N. 43enne, tutti incensurati, ritenuti responsabili del reato di furto in concorso aggravato con abuso di relazioni domestiche.
I fatti risalgono al 24 marzo 2019 quando la 43enne, allora badante di un anziano, denunciò una rapina commessa da uno sconosciuto che, dopo averla confinata all’interno di una stanza dell’abitazione dove prestava servizio di assistenza a un anziano cittadino con problemi di deambulazione, sottrasse una cassetta metallica contenente denaro, orologi di pregio e monili, per un valore complessivo di circa 30mila euro.
Le successive attività investigative, condotte dal personale della Squadra Investigativa del commissariato di Libertà, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica del Tribunale di Palermo, hanno sollevato numerosi dubbi sulla versione della badante e quindi sulla natura del reato predatorio, inizialmente qualificato come rapina.
Tra gli altri particolari è stato infatti notato che, sulla porta blindata, non si sono rilevati segni di effrazione e nemmeno segni di presunta forzatura legati al ritrovamento di un frammento di lastra radiografica, quest’ultima quindi presumibilmente abbandonata ad arte per simulare la rapina. Come dedotto dai sopralluoghi effettuati dal Gabinetto Regionale di polizia scientifica, una sola stanza era stata messa a soqquadro dal malvivente ed essa era quella dove erano custoditi i materiali preziosi.
La visione delle immagini registrate dalle telecamere condominiali ha chiarito come le fasi dell’ingresso e dell’uscita del rapinatore siano avvenute in un lasso di tempo molto breve e incompatibile con le fasi di una rapina. Queste circostanze hanno accertato che il reato è stato compiuto da una persona che sapeva come muoversi e quindi profonda conoscitrice dei luoghi.
Si è, infine, giunti al fatto che quanto dichiarato dalla badante fosse una messa in scena e i successivi riscontri hanno portato i poliziotti alle identità dei due complici e alla reale natura del reato: un furto aggravato, compiuto fisicamente da A.G., con la collaborazione della domestica, O.N., “basista” del colpo e del marito di quest’ultima C.C..