Palermo zona rossa, i pareri dei consiglieri comunali

Palermo zona rossa, i pareri dei consiglieri comunali

PALERMO – Primo giorno di zona rossa per Palermo. L’ordinanza, firmata ieri dal presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, sarà valida fino al 14 aprile.

Un provvedimento fortemente richiesto dal sindaco del capoluogo siciliano Leoluca Orlando, che ha chiesto a più riprese chiarezza sui dati e una mano più ferma in termini di restrizioni. Ma cosa ne pensano i gruppi consiliari di Sala delle Lapidi di questa manovra per limitare i contagi?

Molto critica la posizione della consigliera comunale della Lega Sabrina Figuccia, che attacca senza mezzi termini l’Amministrazione Orlando.

La zona rossa non è e non deve essere la soluzione pronta ad ogni più sospinto. Lo dimostra un anno di chiusura a tutela della salute dei cittadini, che certamente deve essere posta al centro dell’interesse collettivo ma che non può diventare mezzo per distruggere l’economia di una città. Il sindaco Orlando, piuttosto che cercare sempre colpevoli, dovrebbe interrogarsi su quello che non è stato fatto affinché le limitazioni che abbiamo avuto avessero successo”.

Nell’interrogarci, quello su cui voglio puntare l’attenzione delle istituzioni è sui controlli e sull’attenzione dei comportamenti dei cittadini perché, a fronte di tantissimi cittadini responsabili ed attenti ai problemi della pandemia, ce ne sono alcuni che forse non hanno compreso la gravità della situazione e ciò richiede che le istituzioni intervengano con controllo e monitoraggi costanti”.

La capogruppo del Movimento 5 Stelle a Sala delle Lapidi Viviana Lo Monaco focalizza invece la sua riflessione sulle categorie più bistrattate dalle recenti restrizioni.

A parte l’urgenza di ristori/indennizzi adeguati che non sono arrivati per molte partite Iva, avrebbero potuto/dovuto almeno studiare a livello nazionale, regionale e comunale dei protocolli per le aperture in sicurezza per le attività culturali, sportive e nel commercio, atteso che dobbiamo e dovremo convivere con questo virus. D’altro canto, in parte abbiamo fatto così anche con le scuole, o con le chiese, cercando di tenerle aperte in sicurezza. Al netto della differenza del servizio (obbligatorio per l’istruzione), non si può pensare che cultura, sport, commercio, ristorazione, siano attività accessorie di cui poter fare a meno”.

Non dimentichiamo che la crisi di tante attività, con gente che sta perdendo i risparmi di una vita e rischia di perdere la licenza e di non riaprire più, aumenta il rischio di insinuazioni mafiose nell’economia sana”, chiosa la capogruppo grillina.

Polemico il consigliere comunale del Partito Democratico Rosario Arcoleo, in particolare nei confronti del governatore Nello Musumeci.

Sono d’accordo con la decisione del sindaco Orlando. Ma allo stesso tempo bisogna essere tempestivi nel richiedere tutti i contributi possibili non solo dal Governo nazionale ma anche dalla Regione, che è a mio parere è inadempiente. Nella finanziaria del primo lockdown, con un patrimonio di spesa da un miliardo, hanno dato soltanto 130 milioni di euro. Bisogna controllare l’evoluzione dell’emergenza perchè le persone non ce la fanno più“.

Dobbiamo attendere anche la questione legata alle scuole. Secondo me, vanno chiuse per una settimana o dieci giorni per ogni ordine e grado – sottolinea Arcoleo -. Non ha senso che apri fino alla prima media porti i bambini a scuola e poi i genitori si assembrano davanti ai plessi. O chiudi in generale per provare ad allentare la pressione sugli ospedali per dare un pò di respiro ai medici. Altrimenti rischi di costituire ulteriori focolai“.

Sulla stessa linea anche il consigliere di Avanti Insieme Massimo Giaconia, che invoca ristori per le categorie in difficoltà.

Non posso essere soddisfatto sulle misure di ristoro per le attività produttive che hanno dovuto richiudere o non hanno mai aperto. Non sono quello che ci aspettavamo, soprattutto che le partite IVA e i dipendenti si aspettavano. E’ bene razionalizzare le risorse che lo Stato e la Regione hanno a disposizione per dare risposte alle attività produttive, che sono totalmente collassate”.

Già l’astensione, nei confronti delle istituzioni e della politica, c’era ed era una realtà. Oggi è una situazione che si è acuita e che è in qualche modo giustificata, rispetto a quanto successo riguardo ai dati  e in termini di ristori alle famiglie. La sommatoria di tutto questo aumenta una distanza fra i cittadini e le istituzioni”.

Pietro Minardi