PETRALIA SOTTANA – Tra battute d’arresto, dati e possibili battaglie legali per i ritardi nella distribuzione, in Sicilia sembrerebbe essere andata in scena una sorta di contro-campagna vaccinale. Un “passaparola” che più che sensibilizzare i cittadini alla vaccinazione e somministrare le dosi a chi spettava per legge (operatori sanitari, lavoratori Asl, anziani e lavoratori delle Rsa), avrebbe portato vaccinazioni non dovute ad “amici di amici” e altre categorie che si sarebbero dovute vaccinare in seguito. È il caso di quanto sarebbe accaduto a Scicli (Ragusa), finita sotto la lente d’ingrandimento dei Nas, con un’indagine che avrebbe coinvolto tre ex sindaci e alcuni dirigenti amministrativi dell’Asp di Ragusa. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, al vaglio degli inquirenti, una trentina di dosi sarebbero state somministrate a passanti lo scorso 6 gennaio. Il Sindaco di Scicli, Enzo Giannone, ha risposto alle accuse, ma le indagini non riguarderebbero solo Scicli.
Secondo quanto riportato dai colleghi di Repubblica, su 540 dosi sotto osservazione in tutta Italia da parte dei carabinieri del Nas, ben 497 sono siciliane. Inoltre, sembrerebbe che la situazione sia pure più grave sulle Madonie, e più precisamente nell’ospedale di Petralia Sottana, nel Palermitano. La Procura di Termini Imerese, infatti, avrebbe acceso i riflettori sulle vaccinazioni avvenute all’ospedale Madonna dell’Alto di Petralia Sottana. Su circa 1.100 vaccinazioni, infatti, sarebbero finite sotto indagine più di 300 (333 secondo Repubblica).
Secondo le indagini del Nas dei carabinieri, tali somministrazioni non riguarderebbero gli aventi diritto, bensì altre categorie di lavoratori o, comunque, persone che non sono in cima alla lista in questo momento.
Anche in questo caso, la giustificazione assunta dai presunti responsabili parla di evitare che le dosi inutilizzate a causa di chi non si è presentato nel giorno previsto per la prima somministrazione venissero buttate nella spazzatura. Intanto, le indagini vanno avanti.
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