Si celebra oggi, mercoledì 17 luglio, la Giornata mondiale degli emoji, protagonisti di una vera e propria rivoluzione nel mondo della comunicazione.
La World Emoji Day è stata istituita nel 2014 per celebrare l’uso dei simboli più utilizzati sulle app di messagistica e sui social. L’idea di dedicare un’intera giornata alle “faccine” che ormai ci accompagnano ogni giorno è stata di Jeremy Burge, fondatore di Emojipedia, il famoso sito che si occupa di spiegare tutto ciò che c’è da sapere sugli emoji.
L’obiettivo è sottolineare il loro contributo nella quotidianità, mettendo in luce la loro capacità di trasmettere emozioni in modo immediato e universale.
Un’interessante curiosità riguarda il motivo per cui la ricorrenza si festeggia proprio il 17 luglio: la scelta dipende dal fatto che questa data è quella che appare sull’emoji del calendario.
Ormai costantemente presenti nelle conversazioni su WhatsApp, Telegram e sulle piattaforme social più diffuse a livello mondiale, gli emoji sono diventati una componente indispensabile. Senza di esse probabilmente i nostri messaggi apparirebbero ai nostri occhi “incompleti” o comunque non del tutto esaustivi. Per non parlare della maggiore quantità di tempo che ciascuno di noi dovrebbe avere a disposizione per rispondere in chat, se ogni volta fosse necessario trovare una risposta a parole.
A dar vita a una versione primitiva delle note “faccine” è stato Scott Fahlman, professore di informatica alla Carnegie Mellon University, negli Stati Uniti. L’intuizione geniale è nata dal suo tentativo di creare – selezionando alcuni caratteri della tastiera di un computer (due punti, un trattino e una parentesi tonda) – un’espressione facciale che trasmettesse felicità o tristezza.
Gli emoji veri e propri invece, quelli che oggi conosciamo, sono stati realizzati in Giappone negli anni Novanta.
Pur essendo nati per trasmettere leggerezza e suscitare sorrisi, gli emoji ricoprono comunque un importante ruolo di sensibilizzazione sui temi sociali. Interessante notare come, attraverso continui aggiornamenti, molte “faccine” si rivelino sempre più al passo con i tempi. Ne sono un esempio quelle nate in periodo Covid, come l’emoji che indossa la mascherina oppure il simbolo della vaccinazione.
Nel corso del tempo sono state inserite anche emoji gender neutral, come la donna con la barba o l’uomo in dolce attesa. Non è passata inosservata nemmeno l’introduzione, ormai risalente a diversi anni fa, di una versione femminile di emoji che prima (come nel caso di quello che raffigura un poliziotto) avevano solo una versione maschile.
Un ulteriore passo verso l’inclusività e la lotta al razzismo è stata la scelta di inserire modificatori della tonalità della pelle di diversi emoji, a partire dal classico “pollicione”.
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