Secondo quanto riportato da Adnkronos, la società israeliana Oramed Pharmaceuticals, in accordo con l’americana Premas Biotech, ha dato vita a Oravax Medical, una joint venture focalizzata su una ricerca della Hadassah-University Medical Center per sperimentare un nuovo vaccino in pillole.
È stato osservato, infatti, che gli attuali vaccini (Moderna, Pfizer e AstraZeneca) favoriscono lo sviluppo degli anticorpi per le immunoglobine G (IgC) e A (IgA), in grado di contrastare il virus a lungo termine. Da qui l’idea di una terapia che da un lato aggredisca la proteina strutturale del COVID-19, la Spike, dall’altro aumenti il numero d’immunoglobine nel sangue.
La svolta, però, sta nel metodo di somministrazione. Un vaccino da “deglutire” risolverebbe non solo il problema del trasporto, ma anche quello della conservazione che attualmente – ricordiamo – avviene a temperature comprese fra i -80° e i -60°. Inoltre, verrebbero abbattuti i costi relativi alle strutture per le vaccinazioni e al personale medico-sanitario; il nuovo vaccino sarebbe più facile da trasportare e assumere.
“Un vaccino orale eliminerebbe le diverse barriere di distribuzione rapida su larga scala – ha affermato Nadav Kidron, CEO di Oramed Pharmaceuticals – consentendo alle persone di autosomministrarsi il vaccino da sole in casa. La facilità d’inoculazione è fondamentale per accelerare la lotta contro il COVID-19. Una soluzione del genere potrebbe essere raccomandata ogni anno, come già avviene con il vaccino antinfluenzale standard“.
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