MONDO – Era il 3 agosto 1975 quando una scatola misteriosa targata “Atari”, cambiò per sempre il mondo dei videogiochi. Due manopole, schermo totalmente in bianco e nero ed un solo leggendario gioco: “Pong”, ribattezzato “Home Pong” e cavallo di battaglia della prima “console” da casa.
La leggendaria “scatoletta” Atari spegne oggi 49 candeline dal suo lancio, candeline che ancora oggi sanno di quella lontana ma cruciale rivoluzione videoludica.
L’Home Pong fu infatti un successo clamoroso raggiungendo solo nel mese di dicembre 150mila unità vendute contro le 350mila siglate in due abbondanti anni dal fratello più grande “Magnavox Odyssey”, prima vera console uscita nel mercato ma che non ottenne in successo globale di casa Atari.
Confrontato con le tecnologie avanzate di Playstation e company, le rivoluzionarie modernità introdotte dall’industria statunitense sembrano quasi “elementari”: uno scatolone nero dalle spigolose curve retrò, due joystick piuttosto spartani, quell’aria futuristica anni 70′ filtrata direttamente da Odissea nello Spazio, ed infine un attorcigliato serpentone di fili pronti ad essere prima snodati e poi finalmente collegati alle primissime televisioni.
Da qui, semplicemente la storia di una cultura divenuta leggenda: subito dopo Atari cominciò una vera e propria lotta alla console più potente.
Prima Nintendo e Sega che sfidandosi a suon di otto e sedici bit sfondarono le mura plasticose delle proprie cartucce, raggiungendo riviste, pubblicità e film, accompagnati dal baffuto idraulico Super Mario e dal porcospino blu Sonic.
La storia moderna dei videogiochi ha visto la nascita di colossal come Playstation e Xbox, colonne portanti che diedero la distribuzione globale a icone come Fifa, Gta e Call of Duty.
I videogiochi nella loro banale semplicità hanno segnato generazioni intere, andando oltre il significato da dizionario di “strumento di intrattenimento”, perché per molti quelle grigie console sono stati più uno “strumento per il cuore“, un luogo di pace idilliaca che zittiva ogni pensiero, ogni dubbio, avvolgendo ai fili di quel joystick i sentimenti più intimi dell’anima.
E forse a volte basta davvero guardare con un altro sguardo “gli oggetti”, con occhio più romantico e dannatamente nostalgico. E proprio quella dannata nostalgia ci riporta indietro con i ricordi: ci porta indietro alle nottate passate con gli amici, ci porta indietro alle emozioni provate reggendo il controller, ci porta al “soffio” per pulire il disco che non partiva, infine semplicemente ci porta indietro a quella flebile fiamma d’infanzia che divampa però all’accensione di quei mai semplici “oggetti”.
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