Soglia dell’attenzione sempre più bassa, perché non riusciamo a stare concentrati a lungo

Soglia dell’attenzione sempre più bassa, perché non riusciamo a stare concentrati a lungo

MONDO – Da decenni l’uomo cerca di stare al passo con il progresso tecnologico che in un modo o nell’altro sta cambiando il suo approccio alla realtà.

La nostra capacità di restare concentrati è sicuramente l’aspetto che ne sta risentendo di più. Da uno studio condotto nel 2015 da Microsoft, è emerso che la nostra soglia dell’attenzione adesso sarebbe pari a 8 secondi, e quindi inferiore anche a quella dei pesci rossi che durerebbe un secondo in più della nostra.

Quella resa nota da alcuni studiosi è una verità che molti possono confermare poiché la stanno sperimentando proprio nella loro quotidianità. Basta pensare che ultimamente è abbastanza comune prediligere la visione di serie tv – fatte appunto di episodi brevi – piuttosto che di interi film che richiedono un’attenzione più prolungata.

Ciò che bisogna capire è innanzitutto da cosa dipenda questo cambiamento delle capacità cognitive umane: ci si chiede se scaturisca dal tentativo del cervello di adattarsi al flusso di informazioni a cui è costantemente esposto, o se effettivamente ci sia dell’altro. Appare inevitabile anche domandarsi quanto incida ogni giorno l’immediatezza che – attraverso post, immagini, notifiche e così via – caratterizza il mondo odierno.

Lo step successivo è comprendere quali sono le conseguenze a cui si andrà incontro e quanto siano preoccupanti. Una volta stabilite cause ed effetti di un fenomeno che in fondo sembra riguardare un po’ tutti, può essere utile analizzare le possibili soluzioni per non lasciarsi eccessivamente condizionare dalla scarsa concentrazione che rischia di compromettere anche le nostre attività quotidiane.

L’intervento della dottoressa Valentina La Rosa

Più prezioso che mai quindi, alla luce dei numerosi dubbi sorti sulla questione, l’intervento della psicologa Valentina La Rosa ai microfoni di NewSicilia.

  • A cosa può essere dovuto il calo dell’attenzione riscontrato negli ultimi anni?

Il calo dell’attenzione che si registra negli ultimi anni è un fenomeno complesso, influenzato da diversi fattori“, ha messo in chiaro fin da subito la dottoressa. In primo luogo, l’avvento e la diffusione delle tecnologie digitali, in particolare smartphone e internet, hanno cambiato il modo in cui riceviamo e processiamo le informazioni. La costante disponibilità di informazioni brevi e stimolanti, come i post sui social media o le notizie in formato breve, ha portato a una preferenza per stimoli rapidi e frequenti“, ha fatto notare l’esperta.

Questo cambiamento nell’esposizione agli stimoli può ridurre la capacità di mantenere l’attenzione per periodi prolungati. Inoltre, la cultura del multitasking, in cui le persone sono abituate a dividere la loro attenzione tra più compiti, può ulteriormente erodere la capacità di focalizzarsi su un singolo compito per lunghi periodi. Queste modifiche negli schemi di attenzione – ha aggiunto – possono avere radici neurobiologiche, con il cervello che si adatta a gestire flussi di informazioni sempre più brevi e frammentari“.

  • Che ruolo ricoprono i social? Si può attribuire loro una parte di “colpa”?

I social media hanno sicuramente un ruolo importante nel modellare i nostri schemi di attenzione. Sono infatti progettati per catturare e mantenere l’attenzione degli utenti tramite contenuti brevi, stimolanti e in continuo aggiornamento. Questo tipo di contenuti – spiega la psicologa – favorisce dunque un tipo di attenzione rapida e superficiale, piuttosto che un’attenzione profonda e sostenuta“.

La ricerca in psicologia indica che l’uso eccessivo dei social media può essere collegato a una diminuzione della capacità di concentrazione e di attenzione prolungata. Gli effetti possono variare da persona a persona, ma in generale, un alto consumo di media digitali è associato a una maggiore difficoltà nel mantenere l’attenzione su compiti che richiedono un’attività di pensiero più profonda e sostenuta“.

  • Il calo di attenzione potrebbe essere un normale processo di adattamento del nostro cervello al flusso di informazioni che arrivano di volta in volta oppure c’è dell’altro?

L’ipotesi dell’adattamento del cervello ai rapidi flussi di informazioni è plausibile e oggetto della ricerca scientifica sull’argomento. Il cervello umano è notevolmente plastico e può adattarsi a diversi ambienti e tipologie di stimolazioni. Questo adattamento può manifestarsi come una maggiore abilità nel processare informazioni rapide e superficiali.

Tuttavia, questo non esclude che possa esserci un impatto negativo sulla capacità di attenzione profonda e di riflessione“, ha dichiarato la dottoressa. Alcuni ricercatori sostengono che, mentre ci adattiamo a gestire più informazioni in superficie, potremmo perdere la capacità di concentrazione profonda e sostenuta su un singolo compito. Questo cambiamento potrebbe avere implicazioni significative per l’apprendimento, la memoria e le capacità di pensiero critico“.

  • Quali possono essere le conseguenze e quanto sono gravi?

Le implicazioni di un calo dell’attenzione possono essere significative“, ha chiarito Valentina La Rosa. “A livello individuale, tale condizione può influenzare negativamente l’apprendimento e la memoria, rendendo più difficile assimilare informazioni nuove e complesse. Inoltre, può ridurre l’efficienza nel completamento dei compiti e nella risoluzione dei problemi“.

A livello sociale, un calo dell’attenzione può influire sulla qualità delle interazioni interpersonali, rendendo più difficile l’ascolto attivo e l’empatia. In ambiti come la guida o il lavoro, una ridotta capacità di attenzione può avere conseguenze rilevanti, compromettendo la sicurezza e l’efficacia con un aumento significativo di incidenti ed eventi avversi“.

  • Quali sono le possibili soluzioni? Come si può restare attenti anche quando perdere la concentrazione sembra inevitabile?

Per contrastare il calo dell’attenzione, è possibile adottare diverse strategie“, ha affermato la dottoressa prima di suggerire dei semplici metodi che potrebbero rivelarsi utili nella propria quotidianità. Gestire in modo consapevole l’uso della tecnologia è sicuramente un passo fondamentale; questo può includere limitare il tempo trascorso sui social media, stabilire periodi della giornata liberi da distrazioni digitali, e creare spazi di lavoro dove la concentrazione è favorita.

Altre strategie utili includono l’allenamento cognitivo attraverso esercizi specifici per migliorare la concentrazione e l’adozione di stili di vita sani, come una dieta equilibrata, un sonno adeguato e l’esercizio fisico regolare, tutti fattori che possono avere un impatto positivo sulla salute cognitiva generale.

Inoltre, è importante riconoscere i segni di sovraccarico da informazioni e – conclude la psicologa – prendere pause quando necessario per evitare l’affaticamento mentale“.