Settimana del glaucoma, chi è il “nemico silenzioso”. Intervista all’esperto e testimonianza del paziente

Settimana del glaucoma, chi è il “nemico silenzioso”. Intervista all’esperto e testimonianza del paziente

MONDO – Siamo ormai quasi giunti alla fine della settimana mondiale del glaucoma (dall’8 al 14 marzo). Sette giorni dedicati a coloro che con coraggio vanno avanti facendo i conti con seri problemi alla vista. Sette giorni per non dimenticare l’esistenza di un “nemico silenzioso“.

Il glaucoma non è solo una malattia che può provocare danni irreversibili, ma diventa anche uno stile di vita per chi ne soffre. Non è facile essere abituati a osservare il mondo in una determinata maniera e in un secondo momento, inaspettatamente, ritrovarsi a non avere più la visione nitida di un tempo.

Per affrontare tale argomento ci siamo avvalsi del racconto diretto di chi vive il tutto in prima persona e abbiamo ascoltato un importante specialista del settore.

L’intervista all’esperto

In occasione dell’evento mondiale sul glaucoma, ricorrente questa settimana, ai microfoni di NewSicilia.it è intervenuto in collegamento da Milano il professore Stefano Miglior. Quest’ultimo, tra i tanti importanti titoli, è presidente dell’AISG (Associazione Italiana per lo Studio del Glaucoma) e fondatore/direttore della Clinica Oculistica dell’Università Milano Bicocca, presso la struttura Clinica del Policlinico di Monza.

Cos’è il glaucoma?

Ce lo spiega in esclusiva il prof. Miglior: “È corretto parlare di glaucomi perché ne esistono diverse forme. Ci sono due categorie: quelle ad angolo aperto (forme di glaucoma cronico, più subdolo) e quelle da chiusura dangolo (che possono sfociare nel cosiddetto attacco di glaucoma acuto). Sono entrambe malattie piuttosto importanti che consistono in una progressiva degenerazione del nervo ottico, cioè delle fibre che portano la sensibilità luminosa dall’occhio al cervello. Per quanto concerne la forma ad angolo aperto, il fattore rischio importante è la pressione elevata dell’occhio anche se tuttavia la pressione elevata non vuol dire per forza di cose avere il glaucoma. Esiste una categoria di soggetti che hanno nervo ottico normale e di conseguenza anche la funzione minima normale ma con la pressione alta, questi sono i cosiddetti ipertesi oculari che nel tempo potrebbero sviluppare il glaucoma”.

“Quindi una malattia degenerativa che dal punto di vista strutturale colpisce il nervo ottico, dal punto di vista funzionale cioè della funzione visiva, di ciò che percepisce l’occhio, va a colpire il campo visivo: la porzione dello spazio che il nostro occhio vede intorno al punto di fissazione. Se si guarda davanti a sé vedrà un oggetto ma non tutto l’ambiente intorno. Dunque col glaucoma si perde la percezione dell’ambiente che sta intorno al punto di fissazione, questa perdita va via progressivamente diventando congruente. Il paziente può avere un danno del campo visivo molto marcato, in questi casi il soggetto può non percepire nelle sue attività quotidiane gli ostacoli che gli si frappongono mentre per esempio sta camminando o attraversa la strada. Ci sono problemi anche alla guida poiché essendoci un campo visivo ristretto sei obbligato a muovere gli occhi, cosa che un soggetto normale assolutamente non fa. Quindi il soggetto percepisce gli ostacoli più tardivamente rispetto a chi non ha il glaucoma”. 

Il fattore età e la disinformazione: il 50% della popolazione non sa di avere il glaucoma

Prosegue il prof. Miglior: “Il glaucoma è legato all’età. Lasciando perdere quest’ultimo anno che ha purtroppo causato una grande perdita di individui oltre gli 80 anni, il glaucoma diventa più frequente con l’età avanzata e con l’aumento delle aspettative di vita. Col miglioramento delle condizioni di salute generali, ogni anno in teoria potremmo osservare una lieve crescita di casi col glaucoma. Vivendo più a lungo è più probabile che si sviluppi. Il glaucoma tende a svilupparsi dai 40 anni in su, la prevalenza cioè il numero dei casi con glaucoma al di sopra dei 40 anni di età è del 2%, un numero molto elevato. Tra i 40 e i 45 anni sarà decisamente inferiore, ma tra i 75 e gli 80 anni sarà decisamente superiore l’incidenza. Sostanzialmente equivalente la presenza della malattia in uomini e donne. Il 50% della popolazione con glaucoma non sa di averlo perché non avendo sintomi il paziente non va a farsi vedere e pertanto il clinico non ha la possibilità di constatarne la presenza. Nelle fasi iniziali non è sempre possibili riconoscere la presenza della malattia quindi diciamo che purtroppo tutt’oggi non solo in Italia ma in tutto il mondo occidentale vengono gestiti la metà dei pazienti affetti da glaucoma”. 

Le tecniche di prevenzione e rilevazione dei casi

L’esperto aggiunge: “I protocolli di screening, cioè andare a testare su un campione della popolazione, un esame diagnostico che ci permette di trovare il soggetto con glaucoma è impossibile. Per anni erroneamente si è spinto sul fare questi screening misurando la pressione dell’occhio, un errore grossolano perché quando si fa un test di screening si stabilisce chi ha una pressione al di sopra come soggetto affetto da malattia o a rischio, chi ce l’ha al di sotto non ha il glaucoma. La pressione dellocchio è un fattore di rischio, il più importante, ma non è presente in tutti i soggetti con glaucoma. Parlando della forma ad angolo aperto, un buon 25/30% di questi soggetti con glaucoma ha una pressione dell’occhio bassa quindi in questo caso utilizzare un test per misurare la pressione dell’occhio sarebbe estremamente fuorviante e sfuggirebbero i soggetti con malattia. Lo screening non è possibile farlo, l’unica cosa su cui insistiamo sempre è suggerire a tutti dai 40 anni in su (età in cui la maggioranza degli individui inizia ad avere problemi di lettura) farsi visitare una volta ogni due anni. Questo sarebbe sufficiente a colmare il gap che esiste ancora e ci impedisce di curare tutti i casi con glaucoma. Questa è la strategia migliore però è disattesa, gli individui vanno dall’ottico invece di andare dall’oculista: anche questo è un errore di fondo molto importante perché l’ottico sarà bravissimo a dare gli occhiali ma non può valutare l’occhio nella sua interezza e quindi non può capire se c’è un glaucoma o meno”. 

Attenzione al fattore ereditarietà

“Ci sono soggetti che dovrebbero anticipare i tempi della prima visita. Se si ha una familiarità importante per il glaucoma (parenti stretti, genitori o fratelli affetti dalla malattia) bisogna iniziare le visite prima dei 40 anni. Anche i miopi, che rischiano maggiormente, dovranno cominciare a farsi visitare dai 20 anni in poi”. 

Tutte le terapie disponibili per questa malattia cronica

A tal proposito il prof. Miglior aggiunge: “Le terapie esistono, è una malattia molto ben gestibile. Se presa al tempo giusto è ben gestibile e il clinico che ha esperienza può far convivere il paziente fino alla fine dei suoi giorni senza avere nessuna invalidità. Abbiamo una terapia medica, quindi l’uso di colliri che sempre abbassano la pressione. Ci sono diverse classi di colliri, molecole che sono efficaci e che possiamo anche combinare tra di loro per migliorarne l’efficacia. Se la terapia medica è insufficiente o non è tollerata dal paziente possiamo mettere in atto altre terapie. Abbiamo il trattamento col laser, assolutamente sicuro e abbastanza efficace. Poi c’è anche la chirurgia con diverse tipologie di interventi che possono ottenere effettivamente risultati di grande efficacia che duri nel tempo, che è la cosa più importante in assoluto. Curare il glaucoma significa gestirlo per gli anni a venire, è una malattia cronica quindi dobbiamo usare una strategia chirurgica che ci permetta di andare incontro a queste esigenze quindi ottenere un abbassamento della pressione e una ragionevole durata di questo abbassamento. La maggior parte dei pazienti va avanti con i colliri. Nel corso del followup noi osserviamo o la pressione che rimane un po’ più alta di quella che riteniamo essere la pressione giusta o una pressione apparentemente buona del campo visivo che, venendo monitorata più volte, poi peggiora quindi in questi casi è necessario abbassare ulteriormente la pressione ricorrendo a procedure molto spesso chirurgiche che ci permetta di arrivare a certi valori. Altra cosa, oggi abbiamo a disposizione anche delle molecole che possono essere di supporto alla terapia e sono molecole che svolgono un’azione neuro-protettiva, aiutano attraverso dosaggi ad aumentare la resistenza del nervo ottico alla progressiva degenerazione del glaucoma”. 

L’impatto del Covid, la situazione negli ospedali e la paura dei pazienti

L’esperto, sulla base della propria esperienza in ospedale, dichiara: “Il Covid ha avuto un impatto assolutamente negativo in questo senso. L’anno scorso a marzo, aprile e metà maggio gli ambulatori erano chiusi quindi i pazienti non hanno potuto ricorrere alle cure, poi si è cominciato gradualmente avendo delle liste ambulatoriali molto ridotte per via del distanziamento (etc..). Da settembre in poi la situazione è migliorata ma contestualmente il problema che noi clinici avvertiamo è che i pazienti hanno paura nonostante le nostre rassicurazioni. Mi permetto di ricordare che gli ambienti più sicuri sono le sale operatorie, gli ambienti ospedalieri perché non c’è mai commistione tra pazienti Covid e non, quindi ospedali decisamente più sicuri di un supermercato. Nonostante questo, le persone hanno paura ancora oggi, non dico in maggioranza ma un certo numero si spaventa a farsi visitare per paura del contagio e hanno ancora paura nonostante si ricordi che ritardare un intervento chirurgico può voler dire condannare quellocchio ad avere un ineluttabile peggioramento. Io capisco certe cose ma sta diventando irrazionale, un dato che purtroppo dobbiamo constatare quotidianamente. Poi adesso apparentemente sembra esserci un nuovo aumento della paura, la tendenza sembra quella del ritorno a un anno fa“. 

Il messaggio conclusivo: “Non bisogna perdere tempo”

Il professore Stefano Miglior conclude così ai nostri microfoni: Dal punto di vista emotivo voglio essere il più freddo possibile pur avendo una partecipazione totale alla problematica del paziente. Il paziente deve fidarsi di chi ha esperienza e  di chi lo guida su un percorso che è il miglior percorso che possa fare. Il danno da glaucoma è irreversibile, se io perdo nel tempo qualcosa questa perdita diventa anch’essa irreversibile e quanto più avanti nel tempo son costretto a gestire in modo aggressivo quindi spesso operare un occhio, le possibilità di risoluzione saranno più basse perché operare un occhio in uno stadio veramente avanzato la responsabilità clinica è veramente grossa perché purtroppo al paziente non si può garantire una soluzione definitiva della faccenda. Nelle persone più anziane si può osservare una perdita di cellule della struttura nervosa legata all’invecchiamento, noi vogliamo arrivare al momento cruciale con una riserva di cellule sufficienti a permettergli di mantenere una funzione visiva fino alla fine. Ci sono diversi livelli di ipovisione, alla cecità ci arriviamo raramente. Un nemico silenzioso che si deve affrontare con determinazione, perché affrontato ai tempi giusti e come si deve abbiamo grosse possibilità per gestirlo alla grande”.

Glaucoma, il “nemico silenzioso”: la testimonianza di una paziente

Com’è il mondo visto attraverso gli occhi di chi ne è affetto? Ce lo racconta la signora Angela, che nella vita svolge la professione di infermiera: “Il glaucoma di per sé non è una patologia che determina una certa sintomatologia, si associa a quella che è la patologia primaria per cui, come nel mio caso, se c’è una miopia molto elevata questo comporta le alterazioni. Il glaucoma come peculiarità ha quella di danneggiare il nervo ottico, per cui è una sorta di nemico silenzioso che lavora fino a determinare danni assolutamente irreversibili. A volte, anche se non lo si può attestare in maniera sicura, il glaucoma può portare anche mal di testa”.

“Avere il glaucoma vuol dire cercare di seguire la patologia durante tutto il corso della propria vita. Nel mio caso, il glaucoma scompare nel momento in cui si effettua un intervento come ho fatto molti anni fa di cambio del cristallino e di conseguenza con l’inserimento di un nuovo cristallino graduato che determina la risoluzione della miopia e di contro anche la reversibilità del glaucoma. Ma ripeto, il glaucoma è un nemico silenzioso”.

Fonte immagine: ABC Salute