Morte Elisabetta II, l’umore del Paese che ha perso la Sua Regina

Morte Elisabetta II, l’umore del Paese che ha perso la Sua Regina

LONDRA – Attraversare le strade di Londra, di Edimburgo o di qualsiasi altra via del Regno Unito ha un sapore di tristezza mista a incredulità per la morte della Regina Elisabetta II dopo oltre 7 decadi di servizio per la popolazione. Si conclude così la seconda epoca elisabettiana.

In “diretta” da Londra, ripercorremmo insieme gli umori di un paese che ha perso la sua Matriarca. La Regina, infatti, è sempre stata lì col suo sorriso, colori sgargianti e garbo. Per tanto tempo l’abbiamo pensata immortale e invece giorno 8 ha lasciato un vuoto.

regina elisabetta II

Gli inglesi, come forse tutto il mondo, immaginavano che la dipartita di Lilibeth sarebbe avvenuta presto o tardi ma ciononostante nessuno era davvero pronto per dire addio a colei che oramai era diventata un vero e proprio monumento nazionale e internazionale. Anche nel tremendo pomeriggio dell’8 settembre, dopo l’annuncio alle 12 delle condizioni precarie nelle quali la sovrana versava, quando oramai forse era chiaro che quello era un preludio della mesta notizia, in molti hanno sperato che alla fine la regina “highlander” potesse anche superare quel momento di fragilità.

Così il popolo inglese, come anche quello dei restanti paesi del Commonwealth, adesso si fermano per dare un saluto a Elisabetta II, la regina dei record.

In molti si sono riuniti a Buckingham Palace e Balmoral per portare dei fiori e dare un ultimo saluto a colei che oltre a essere un monarca era diventata la “Nonna” del Regno Unito. Elisabetta II ha dato, infatti, la sua vita per i suoi sudditi. Era poco più che ventenne quando giurò di servire il suo popolo fino all’ultimo giorno della sua vita “lunga o breve che sia”. Senza dubbio, come anche sottolineato nel discorso di commiato della prima ministra Liz Truss, mai promessa fu mantenuta quanto questa.

La 96enne Regina, infatti, ha eseguito i suoi compiti costituzionali fino a poco più di 48 ore prima, quando il 6 settembre ha nominato ufficialmente la nuova prima ministra, la 15esima nel suo regno. In quella foto gli inglesi avevano visto la monarca essere più fragile ma il sorriso (che ha contraddistinto i suoi 70 anni di regno) aveva forse dato la speranza che il tempo rimanente per lei fosse ancora lungo.

Purtroppo, però, il filo della vita è stato tagliato in un giovedì di settembre, lasciando spiazzato il mondo intero. Forse l’immagine più rappresentativa di questo stupore, e dell’immediato dolore, è il volto della prima ministra Truss e della vice prime ministra ombra Angela Rayner quando, durante la sessione in Parlamento, hanno ricevuto il messaggio che “Il Ponte di Londra era caduto”.

Con la dovuta calma e il rispetto per la Famiglia Reale, inizia il lutto nazionale. Il Parlamento inglese si è riunito straordinariamente e ha dato spazio ai suoi membri per ricordare la Capo di Stato donna più longeva al mondo. Sia la Truss, il capo dell’opposizione Starmer, l’ex presidente Johnson e lo speaker della Camera dei Comuni hanno sottolineato come lei non sia solo stata un’amata regina, ma sia proprio la Regina per eccellenza. La sua tenacia, l’attaccamento alle tradizioni ma anche la capacità di adattarsi a un mondo in rapida evoluzione, hanno dato stabilità a uno dei più importanti Paesi al mondo. Elisabetta II ha transitato il Regno Unito tra due secoli e, oltre ad aver affrontato la ripresa di un Paese devastato dalla guerra, con i suoi discorsi è stata capace di confortare il mondo anche quando durante la Pandemia ci siamo sentiti senza speranza.

La sua morte, come fatto in vita, è stata capace di riunire in poche ore un Paese che al momento si trova diviso per la crisi economica e sociopolitica. Anche chi non è mai stato un grande fan della Monarchia o anche gli unionisti irlandesi, adesso abbassano il cappello e salutano per un’ultima volta Elisabetta II.

Al commiato, oltre ai Capi di Governo dei paesi del Commonwealth si sono uniti anche i capi di stato di molti altri paesi del mondo, le organizzazioni di volontariato della quale lei è stata Patron (esempio lampante la British Red Cross) ma anche l’Unione Europea, attraverso Ursula Von Der Leyen, il Consiglio di Europa e le Nazioni Unite. Addio anche da tipici brand inglesi e dall’amato Orso Paddington che, proprio al giubileo di Platino, era stato una figura centrale.

Ma la sua capacità e la sua forza, collante per UK e per l’Europa intera, hanno fatto sì che anche i Capi di stato di paesi non tradizionalmente amici del Regno Unito inviassero le condoglianze. Esempio lampante è il messaggio di Putin e del premier cinese Xi Jinping.

Ora i britannici si svegliano con un amaro in bocca, tanti sono i negozi, i marchi e i business che hanno deciso di appendere un fiocchetto nero e condividere sui social i loro loghi in bianco e nero. Le vetrine, invece, hanno tolto i saldi e le nuove collezioni per fare spazio a foto e commiati. Tantissimi, invece, i cittadini che camminando per le strade vengono mossi nel vedere anche le semplici banconote col volto della Regina o “EIIR” nelle casette della posta sparse per il Paese.

In un secondo sono cambiate tante piccole cose che per tempo sono sembrate immortali ed eterne. Alcune categorie di lavoratori dovranno cambiare i titoli postnominali, un esempio i senior Barristers (avvocati) adesso non saranno più chiamati QC (Queen’s counsel) ma KC (King’s Counsel) e in molti, invece, dovranno giurare nuovamente fedeltà, ma questa volta a Re Carlo III.

L’inno, dopo 70 anni tornerà a essere “God save the king”. Un cambiamento strano che a tratti suona male. Proprio nella giornata di ieri, quando si è cantato il nuovo inno si poteva vedere il volto dispiaciuto, amaro e quasi non pronto dei cittadini, giovani e soprattutto anziani, che adesso dovranno vivere in un Regno Unito senza una Regina ma con un Re.

Ma mancheranno anche le sue battute, la presenza negli eventi istituzionali. Mancherà vedere “Sua Maestà la Regina” nei documenti ufficiali, la sua borsetta nera e il suo sorriso nel tradizionale video di Natale. Mancherà non vedere più il suo busto sui francobolli (che tra l’altro sono gli unici a non riportare il nome del Paese in quando la sua figura era oramai iconica) e il suo volto sulle monete.

Alla fine di tutto, forse, la vera difficoltà è chiudere un capitolo così lungo della nostra storia.

E mentre il tempo e la vita, tra ricordi e commozioni, comunque continueranno a scorrere, quello che ha lasciato la Regina Elisabetta II al Regno Unito rimarrà per sempre. Il suo lungo servizio, la sua capacità di entrare nel cuore dei cittadini dopo eventi catastrofici e anche il suo stile sono oramai una traccia indelebile per la società britannica e non, e la storia sono sicuro ci darà ragione.

E con la pioggia che bagna il Regno Unito e nella tristezza nel dire oramai l’ultimo addio, non resta che concludere ciò con un semplice: “Thank you Ma’am for your service”.