Cronaca

La telenovela Johnny Depp-Amber Heard: l’esito finale condanna anche il movimento Me Too?

MONDO – Quello tra Johnny Depp e Amber Heard non è solo uno dei processi più mediatici della storia recente, che indaga la loro scenografica vita privata. Ma è un processo al nostro tempo e alle sue ossessioni. Ossessioni che, in taluni casi, trasformano il diritto in rovescio, piegano la giustizia deformandola in una vendetta ideologica che sfoga sul singolo una presunta colpa collettiva di genere.

Il processo Depp-Heard è la massima ascesa e la conseguente rumorosa caduta del talebanismo femminista del Me Too. Che non è il sacrosanto diritto di denunciare il proprio aggressore, ma l’idea che dietro ogni uomo si nasconda necessariamente un molestatore.

Il movimento era nato all’inizio degli anni Duemila per denunciare gli abusi sessuali subiti dalle donne nei luoghi di lavoro ed era diventato globale dopo il caso del produttore cinematografico Harvey Weinstein e le accuse di molestie rivolte contro di lui.

Il pregiudizio, prima strisciante e poi sfacciato, che un essere umano maschile, nel caso di Depp con le imperdonabili aggravanti di essere eterosessuale, bianco, famoso e ricco sia necessariamente un predatore.

Se la parte più moderata del movimento ha contribuito a rompere il muro di omertà e sbriciolare lo stigma che ancora avvolgeva le donne che denunciavano una violenza, la parte più estrema, più visibile, chiassosa e quindi più influente, ha di fatto sancito un codice del politicamente e sessualmente corretto nel quale vige sempre la presunzione di colpevolezza.

Torniamo ad Amber Heard e Johnny Deep: la conclusione di questo processo, in cui l’ex moglie non è stata creduta ed è anzi stata accusata di aver esagerato le accuse per distruggere l’immagine e la carriera del marito, ha anche decretato la fine del Me too? Da ora in poi sarà più difficile per una donna vittima di abuso essere creduta? Dopo il caso Weinstein c’era stato un aumento delle denunce da parte delle donne, ora non sarà più così?

Il movimento non è esente da parossismi che ne hanno fiaccato l’intento delle origini. Nei luoghi di lavoro, a seguito del Me too, la paura di una qualsiasi denuncia ha spinto molti uomini a non rimanere mai soli con le colleghe, non chiudere la porta dei loro uffici, non condividere il pranzo o l’aperitivo dopo il lavoro.

D’altra parte, il discredito che ha colpito alcune accusatrici rischia di travolgere tutte coloro che hanno subito molestie e che hanno il sacrosanto diritto di denunciare. In tutto questo i rapporti tra i due generi si sono tutt’altro che normalizzati e, a parte gli abusi sessuali, rimangono aperte altre questioni molto spinose, soprattutto nel mondo del lavoro.

Fonte foto Facebook – Estilo DF

Redazione

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