MESSINA – Nelle ultime due settimane, il Tribunale di Messina, Sezione Misure di Prevenzione, ha adottato, su conforme richiesta della Procura, due provvedimenti di confisca di beni illecitamente acquisiti, assicurando alle “Casse dello Stato” l’importo complessivo di oltre 12 milioni di euro.
L’aggressione al patrimoni illecitamente accumulati costituisce uno dei principali obiettivi perseguiti dalla Procura. A tal fine, è stato creato il “Gruppo Misure di Prevenzione”, che tratta le misure di prevenzione ordinarie e antimafia, comprese quelle patrimoniali.
Due decreti di confisca
In questo contesto si collocano i due decreti di confisca di cui sopra.
Nel primo caso, la Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un provvedimento con cui è stato sottoposto a confisca di prevenzione l’ingente patrimonio di un noto professionista operante nell’area nebroidea, coinvolto in numerosi procedimenti penali per truffa finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, reati fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio.
I dettagli della prima misura
Dagli atti giudiziari è emerso come il soggetto, sottoposto anche alla sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza per due anni con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale, abbia “da sempre strumentalizzato la sua attività professionale per la costituzione di un sistema truffaldino fondato sull’utilizzo di schemi societari non corrispondenti al dato reale, attraverso il quale egli ha rivolto a suo vantaggio consistenti contributi di natura pubblica”, tra cui gli incentivi previsti a favore delle attività produttive delle aree depresse, “così realizzando un imponente arricchimento personale“.
La misura ablativa riguarda 9 imprese, operanti nel campo dell’assistenza fiscale, dell’assistenza agli anziani e in quello immobiliare; 7 appartamenti; un fabbricato e 17 terreni situati nelle province di Messina e Palermo; e decine di rapporti finanziari per un valore complessivo di circa 12 milioni di euro.
Il secondo decreto di confisca
L’altro decreto di confisca, eseguito dai carabinieri, ha riguardato beni riconducibili a un pregiudicato messinese, attualmente detenuto, sottoposto anche alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. La confisca ha riguardato sei abitazioni e un terreno agricolo, situati a Messina, oltre a cinque veicoli per un valore complessivo stimato in circa 350mila euro.
Il provvedimento scaturisce dagli accertamenti di carattere patrimoniale svolti dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina, che hanno consentito di documentare come l’uomo, coinvolto in passato in plurime vicende giudiziarie, avesse accumulato, nel tempo, un patrimonio risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati da lui e dai suoi familiari.
In particolare, dal 1992 al 2018, il soggetto, nell’ambito di diversi procedimenti penali, era stato condannato con sentenze definitive per vari reati, tra cui associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, rapina, furto, lesioni personali e detenzione illegale di armi.
Per ultimo, il 30 aprile 2021, l’uomo era stato arrestato in flagranza di reato per estorsione aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito di un’indagine condotta dai carabinieri sotto il coordinamento di questa Direzione Distrettuale Antimafia, venendo poi condannato.
Dalle investigazioni, avviate immediatamente dopo la denuncia della vittima, era emerso che il soggetto, a partire dal 2016, avrebbe costretto, con ripetute vessazioni, minacce e violenze, attuate anche con l’uso di armi, un imprenditore edile a corrispondergli periodicamente, a titolo estorsivo, diverse somme di denaro, richiedendogli altresì, senza alcun compenso, i lavori per la costruzione di un fabbricato oltre a numerose forniture di materiale edile.
Note
Quanto sopra, ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca, costituzionalmente garantito, precisando che il provvedimento di confisca adottato può essere modificato o annullato attraverso il ricorso agli ordinari mezzi di impugnazione e che tali successivi gradi di giudizio, sempre nel contraddittorio fra accusa e difesa davanti al giudice terzo e imparziale, possono anche concludersi con l’esclusione di qualsiasi forma di responsabilità e la restituzione dei beni agli aventi diritto.