Cronaca

Mafia, maxi operazione: 35 provvedimenti, arrestati fiancheggiatori di Brusca e consigliere comunale

AGRIGENTO – Alle prime luci dell’alba i carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo hanno avviato una massiccia operazione antimafia, con l’impiego di oltre 200 unità dell’Arma territoriale, dello Squadrone Cacciatori, dei nuclei cinofili ed elicotteri, eseguendo 35 provvedimenti giudiziari di cui 12 misure cautelari in carcere per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso (416 bis).

Le accuse

L’accusa per gli indagati è quella di essersi avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento ed omertà che ne derivano per commettere gravi delitti, acquisire la gestione o il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici e procurare voti eleggendo propri rappresentanti in occasione delle consultazioni elettorali.

Le ordinanze

Si tratta di un’attività investigativa condotta dal Reparto Operativo del Comando Provinciale carabinieri di Agrigento. Il G.I.P. ha emesso:

  • 12 misure cautelari (11 in carcere ed una agli arresti domiciliari), per i reati previsti e puniti dall’art. 416 bis commi da 1 a 6 c.p. e di cui all’art. 74 DPR 309/90;
  • 23 avvisi di garanzia per i medesimi reati nei confronti di altrettanti soggetti.

Nel corso delle perquisizioni sono inoltre stati sequestrati 70mila euro.

Palma di Montechiaro

Teatro dell’indagine è stata Palma di Montechiaro. Di natura composita si è presentata la consorteria mafiosa di questo contesto, organizzata e federata sul modello delle formazioni stiddare (che proprio in Palma di Montechiaro ebbero uno dei centri di maggiore presa e propulsione), ma nella rinnovata veste dei vecchi paracchi (gruppi criminali antesignani della stessa Stidda), tra i quali è emerso quello dei Pace, intesi “Cucciuvì”.

Nel riscontrato assetto “societario” mafioso palmese sono rispuntati quegli uomini già collegati ai gruppi storici di Calafato e Benvenuto, attraverso il capo stipite Domenico Pace di 80 anni, con l’intero paracco, ormai solido, unitario e con sfere di competenza definite, forte, sia quantitativamente che qualitativamente, con una storia alle spalle che parte dalla seconda metà degli anni ’90, ora gestito autorevolmente da suo nipote Rosario Pace, 61 anni.

Giova ricordare che proprio il cugino di Rosario Pace, Domenico di 55 anni, si rese responsabile dell’efferato omicidio del Giudice Rosario Livatino, compiuto ad Agrigento il 21 settembre 1990, lungo la SS 640.

Favara

Nel corso dell’indagine, a Favara, ha assunto un ruolo cardine Giuseppe Blando di 57 anni, figura carismatica e contigua a Cosa Nostra, concreto ed efficace anello di raccordo tra Cosa Nostra palermitana e gli stiddari di Palma di Montechiaro, colpito da misura per la sua capacità di intermediare per grosse quantità di sostanza stupefacente del tipo cocaina, eroina e hashish, interagendo con i palermitani e i calabresi. Il soggetto in questione, già arrestato dall’Arma nel corso dell’operazione “Montagna” del gennaio 2018, è fratello del più noto Domenico, arrestato nel maggio del 1996 assieme alla moglie, entrambi favoreggiatori della latitanza di Giovanni Brusca fino al suo arresto ad Agrigento (occorso il 20 maggio 1996), per il cui conto avrebbe fatto da corriere con gli uomini della cosca di San Giuseppe Jato.

L’organizzazione mafiosa e le intercettazioni

L’organizzazione mafiosa dei Pace, oltre a trarre sostentamento dalla droga, si è occupata di:

  • attività estorsive, attraverso la “messa a posto”, nei confronti di attività commerciali ed imprese operanti a Palma di Montechiaro ad esempio un’ATI edile di Favara per la realizzazione del Quartiere II denominato Stazione Pizzillo di Palma di Montechiaro…vedi cosa devi fare, ora c’è la festa e festeggiamo tutti… …gli vado a dare fuoco… …gli puoi anche far cadere i denti…“;
  • minacce agli appartenenti alla polizia municipale ovvero arruolamento nelle fila del paracco “levati da mezzo sbirro purrito… …l’hai stroppiato?…“;
  • servizi funebri, gestiti proprio da due appartenenti al sodalizio con il ruolo di soldati, anche obbligando le persone ad assegnare a due ditte diverse lo stesso funerale;
  • rapine a compro oro e portavalori (solo pianificata) con AK47 e mezzi cingolati anche con la partecipazione di manodopera esterna al paracco;
  • recupero crediti: attività economicamente poco remunerativa ma che garantisce prestigio e riconoscenza da parte dei consociati “…fagli uscire i soldi… …rompigli le corna…“;
  • politica locale: con il ruolo di capo decina del paracco dei cucciuvì, è stato colpito da misura Salvatore Montalto, Consigliere Comunale in carica nel Municipio di Palma di Montechiaro (dal 21 giugno 2017, data dell’elezione con 413 preferenze occorsa proprio grazie all’apporto determinante degli altri membri del paracco) “…si vota fino alle 11 e poi contiamo… … porta un normografo per un’analfabeta… …minimo 450 voti deve prendere… …alla sezione X siamo avanti… …tutti li devo tagliare quelli che non rispondono…” questi, anche forte grazie al suo ruolo all’interno dell’Unicredit di Palma di Montechiaro attraverso il quale agevolava l’incasso di assegni intestati al capogruppo Domenico Manganello emessi da soggetti connessi al traffico di stupefacenti;
  • politica regionale: offrendo sostegno elettorale ad un inconsapevole onorevole eletto all’Assemblea regionale siciliana con l’aspettativa di ricevere favori;
  • assunzioni pubbliche e richieste di interessamento…hanno telefonato per confermare nome e cognome… …fai arrivare il curriculum…“, facendo giungere le proprie segnalazioni a influenti rappresentanti della politica e delle istituzioni locali ottenendo rapidamente le risposte desiderate;
  • assistenza alle famiglie degli affiliati malati o detenuti inclusi interessamenti per visite mediche attraverso la distribuzione di somme di denaro.

Le immagini video

 

Redazione

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