ITALIA – In italiano quando una frase finisce si mette un bel punto fermo. Eppure, il giornalista statunitense Max Harrison-Caldwell del New York Times ritiene che nelle chat e nei post sui social il punto fermo non vada inserito. Perché? La risposta arriva dai linguisti Naomi Baron e Rich Ling, citati nell’articolo di Max Harrison-Caldwell.
I ricercatori, già in uno studio del 2007, affermavano che “l’atto stesso d’inviare il messaggio coincide con la punteggiatura finale della frase“. Se, al contrario, si usa il punto fermo, si comunica una certa distanza che, in alcuni casi, può rasentare la maleducazione. In altri termini, con un punto fermo a fine frase si comunica freddezza, distacco o addirittura rabbia.
Pensateci un attimo: un buongiorno seguito da una bella emoji sorridente è tutt’altra cosa che un saluto gelido con un punto fermo. Sì, perché i messaggi inviati tramite le app di messaggistica istantanea o i social seguono altre logiche. D’altronde, è facile capire come la punteggiatura possa influire nei rapporti interpersonali: essa dà un tone of voice a ciò che vogliamo dire e se, non utilizzata in modo corretto, può comunicare ben altro.
Certo, la funzione del punto fermo rimane fondamentale, ma più per distinguere una frase dall’altra nel corpo del messaggio che la fine dello stesso. Ad esempio, La Stampa scrive che non mettere il punto fermo è segno di buoni rapporti con l’interlocutore. Lasciare un periodo in sospeso, senza il punto fermo, equivale a promettere che ci sarà dell’altro, che la comunicazione non è finita lì. Se al contrario il periodo si conclude con un piccolo punto nero vuol dire che la storia si è conclusa, che qualcosa si è interrotto o è andato storto.
Insomma, nel mondo della messaggistica istantanea – lo sostiene anche una ricerca dell’Università di Binghamton – l’abitudine è quella di concludere una frase semplicemente non scrivendo più, senza utilizzare alcun segno di punteggiatura. Guai a chi non lo fa.