ITALIA – Certo è che, l’ultimo anno e mezzo, ha profondamente cambiato le emozioni, i sentimenti e lo stato d’animo dei nostri adolescenti.
“Affrontare il periodo del Covid-19 per noi giovani non è stato facile. Abbiamo vissuto, e viviamo ancor oggi, con l’ansia di ricevere una chiamata da una persona cara, che magari abbiamo incontrato il giorno prima, in cui dice di essere risultata positiva”.
A parlare è Giorgia, studentessa di un liceo classico di Catania.
“La cosa più difficile da affrontare – continua Giorgia – è stata l’impossibilità di vedere gli amici per settimane. A livello scolastico, sono cambiati i tempi e le modalità di svolgimento delle nostre attività: non è più possibile fare ricreazione in tranquillità, assemblee di istituto, siamo seduti in banchi singoli e, a mancare, è il nostro compagno di banco”.
“Dopo la pandemia spero di poter recuperare le esperienze perse in questi anni, i concerti, le uscite con gli amici, avere la possibilità di fare tutto quello che, le generazioni precedenti alla mia, hanno potuto fare liberamente. Cerco comunque di rimanere concentrata sul mio futuro, dato che mi sono posta l’obiettivo di superare i test di medicina. E sto studiando anche per quelli!”.
Giorgio Caria, 18 anni, studente dell’istituto Galileo Galilei di Catania, indirizzo potenziamento scientifico, ha avuto il piacere di condividere il suo pensiero mettendo volto e voce:
Le scuole si sono adattate alla situazione pandemica, avvalendosi della Didattica a distanza (Dad), che ha comportato un aumento delle disuguaglianze: l’ISTAT, infatti, stima che circa 3 milioni di bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni di età potrebbero aver riscontrato difficoltà nelle attività formative a distanza per la carenza di connettività o di adeguati strumenti informatici in famiglia.
Ugualmente, da un’indagine condotta da Save the Children, è emerso che il 28% degli studenti in Italia tra i 14 e i 18 anni di età conosce almeno un compagno di classe che ha smesso di frequentare la scuola dopo il lockdown. La stessa indagine mostra come il motivo principale per non frequentare le lezioni a distanza sia costituito da problemi di connettività.
Al di là del rendimento scolastico, è fondamentale porre il punto sull’impatto psicologico che la pandemia ha avuto, e ha tutt’ora, sugli adolescenti che frequentano la scuola secondaria superiore e quelli che, quest’anno, si trovano ad affrontare gli Esami di Stato.
Sono aumentati drasticamente i tassi di disturbi d’ansia, depressione, stress post traumatico, sonno e dipendenze patologiche soprattutto dallo smartphone.
L’argomento è stato approfondito dalla professoressa Elena Commodari e dalla dottoressa Valentina Lucia La Rosa, del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Catania.
All’interno del loro studio è emerso che circa il 40% degli studenti si sente più teso e triste (42,6%), più irritabile (49,6%) del solito, e con un aumento delle ruminazioni (59,6%).
Un’alta percentuale di alunni ha manifestato, inoltre, difficoltà di concentrazione (55,9%) e disturbi del sonno (55,6%).
Tuttavia, solo una piccola parte ha riscontrato difficoltà nell’alimentazione (13,7%), disturbi del battito cardiaco (18,7%), pianto frequente (34,4%) o altri riconducibili a una chiara condizione di stress patologico.
“C’è una difficoltà nel tornare alla vita reale – afferma Valentina Lucia La Rosa – fatta dell’incontro con l’altro in presenza, e in carne e ossa. C’è una difficoltà negli alunni di scuola superiore, e non solo, nel rispettare le regole e tornare a riprendere la vita di classe”.
Questo perché “dopo l’ultimo anno e mezzo di Dad, i ragazzi sono totalmente spaesati, non riescono a riprendere il ritmo della vita scolastica, che comporta l’adattamento al cambio d’ ora, la ricreazione e il rispetto delle regole”.
“La frattura che si è venuta a creare, tra vita reale e virtuale – continua la dottoressa – si fa sentire ancora adesso che abbiamo ripreso una vita pressoché regolare”.
Tutto ciò è riscontrabile nella nostra quotidianità: gli studenti, infatti, hanno iniziato a mobilitarsi nelle piazze di tutta Italia, manifestando contro le modalità di svolgimento degli Esami di Stato di questo anno.
I giovani andrebbero accompagnati con cura, verso il ritorno alla normalità, senza sottovalutare la situazione che hanno dovuto affrontare. Il contatto con l’altro diventa un bisogno fisico e psicologico, soprattutto a questa età in cui la necessità di confrontarsi e conoscersi è più forte.
Un modo per aiutarli sarebbe quello di permettere a tutti, indipendentemente dal contesto economico-sociale, di seguire un percorso psicologico attraverso il quale possano imparare a sviluppare gli strumenti per prendersi cura di se stessi, anche in questi momenti di forte disagio sociale.
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