“Il tabagismo è un problema mondiale”, smettere di fumare diventa una priorità: intervista al prof. Crimi

“Il tabagismo è un problema mondiale”, smettere di fumare diventa una priorità: intervista al prof. Crimi

ITALIA – Dal 1988 ricorre ogni anno, il 31 maggio, la Giornata Mondiale senza tabacco volta a “educare” e responsabilizzare la popolazione sui rischi alla salute derivanti dal fumo di sigarette e non solo.

Non è certo semplice creare una cultura del “non-fumo”, poiché si tratta di un vizio che interessa milioni e milioni di persone nel mondo. Smettere di fumare diventa, quindi, una vera e propria priorità.

Smettere di fumare? Si può!

A volte, però, è assolutamente complicato uscire dal “tunnel” della dipendenza da nicotina, ma è doveroso per uno stile di vita migliore. Una strada contorta, complicata, da percorrere solo con tanta forza di volontà.

La giornata è organizzata dall’Oms e si vuole raggiungere un obiettivo ben preciso: agevolare il percorso di uscita dal tabagismo, soprattutto per coloro che – durante la pandemia – si erano ripromessi di farlo ma non ci sono riusciti.

Smettere di fumare o passare a prodotti meno dannosi è difficile, ma con il supporto e gli strumenti giusti puoi farlo! Stai perdendo molto più di quanto pensi continuando a fumare: la tua salute, la salute della tua famiglia e dei tuoi cari, i soldi che spendi, il tuo aspetto e molto altro ancora. Coloro che riescono a smettere sono veramente i vincenti“. Questo è il messaggio promozionale lanciato per il 2021.

Campagna di sensibilizzazione

Ai microfoni di NewSicilia, per una disamina completa del tema e per avviare una vera e propria campagna di sensibilizzazione, è intervenuto Nunzio Crimi, direttore U.O.C di Pneumologia ed Allergologia del Policlinico Gaspare Rodolico e professore ordinario di Malattie dell’apparato respiratorio dell’Università di Catania.

Il primo obiettivo è quello di coinvolgere e far riflettere i giovani nelle scuole spiegando loro i danni provocati dal fumo e le conseguenze spesso irreversibili determinate dal vizio e onde evitare che il giovane inizi a fumare. Sappiamo, tra l’altro, che una percentuale elevata di ragazzi ancora oggi fuma anche se dobbiamo rilevare che la percentuale rispetto al passato si è ridotta“. Inizia così la nostra intervista.

L’altra sede in cui si può estendere una campagna di sensibilizzazione è rappresentata dalla famiglia altrettanto vale per il mondo del lavoro: “L’osservanza delle leggi e delle regole presenti è indispensabile non solo per ridurre il fumo passivo, ma anche per confinare il numero dei fumatori, che sono infatti costretti ad andare all’aperto. Questo è certamente un modo per impedirgli di fumare in maniera continuativa e per obbligarli a diminuire almeno il numero di sigarette fumate“.

“Un problema mondiale”

È evidente che il fumo di sigaretta determina una serie di effetti nocivi e dannosi sulla salute umana in genere e in particolare favorendo l’insorgenza di particolari patologie in vari apparati del nostro organismo.

“Sappiamo che purtroppo la mortalità del fumatore è notevolmente aumentata rispetto al non fumatore. Ogni anno nel mondo muoiono, per i danni causati dal fumo, più di 8 milioni di individui, di cui 7 milioni fumatori attivi e 1 milione di fumatori esposti al fumo cosiddetto passivo“, spiega Crimi.

È un problema che interessa tutta la popolazione mondiale dove circa il 20% fuma e, purtroppo, un dato allarmante è che è particolarmente frequente nei giovani tra i 13 e i 15 anni soprattutto maschi e, come ogni anno, circa 65mila bambini muoiono per i danni determinati dal fumo passivo“, aggiunge.

Inoltre i numeri non sono per nulla incoraggianti: “In Italia i fumatori attivi sono più di 11 milioni (circa il 22% della popolazione) e di questi 11% colpisce i soggetti tra i 14 e i 17 anni. La mortalità in Italia per i danni causati dal fumo è intorno agli 80mila decessi all’anno e purtroppo interessano anche una popolazione che varia tra i 35 e i 65 anni“.

Il contributo della ricerca scientifica

La ricerca scientifica, da decenni e in tutto il mondo, sta contribuendo alla lotta contro il fumo. A conferma di ciò, il professor Crimi ha dichiarato: “È rivolta innanzitutto a una prevenzione dei danni causati dal fumo di sigaretta attraverso la sensibilizzazione della popolazione mondiale a evitare il fumo“.

Ancora, sono previste “diverse attività per una precoce individuazione e quindi diagnosi di tutte le patologie correlate al fumo di sigaretta e, come terzo punto, la ricerca si è concentrata sullo sviluppo di terapie in grado di contrastare le patologie tumorali una volta che purtroppo sono insorte“.

In questo campo sicuramente si sono fatti passi da giganteanche se il tumore del polmone rappresenta sempre quello con la più alta mortalità, ma rispetto al passato la possibilità di una diagnosi e una terapia precoce ha certamente contribuito a migliorare le aspettative di vita di questi soggetti. Rimane comunque ineluttabile e prioritario l’obiettivo di evitare che il soggetto inizi a fumare e che il fumatore smetta di fumare“.

Fumare

I principali danni causati dal fumo

Il fumo di sigaretta viene inalato nelle vie aeree, quindi è proprio l’apparato respiratorio la sede principale dei danni causati dal tabagismo. Riguarda soprattutto le vie aeree più basse, ma non esclude anche quelle alte: laringe e faringe. In genere, però, si tratta di rischi che riguardano l’organismo in toto.

Il professor Nunzio Crimi sul punto: “Le patologie più frequenti sono la bronchite cronica, l’enfisema e soprattutto il cancro del polmone, ma non possiamo escludere per frequenza tutte le patologie a carico dell’apparato cardiovascolare con in primo piano l’ipertensione arteriosa, l’arteriosclerosi e le conseguenze a livello cerebrale con ischemie e ictus cerebrali, l’arteriopatia periferica e soprattutto le malattie coronariche con le conseguenze ischemiche e infarti del cuore, patologie queste che incidono particolarmente laddove esistono altri fattori di rischio che si sommano al fumo di sigaretta“.

Il rischio di malattie cardiovascolari è pari al doppio nei soggetti fumatori rispetto ai soggetti non fumatori e viceversa l’allontanamento e la sospensione del fumo di sigaretta riduce del 50% l’insorgenza di malattie cardiovascolari negli anni successivi alla cessazione del fumo“, prosegue.

E ancora: “Non possiamo dimenticare altri apparati che vengono coinvolti con patologie soprattutto tumorali a carico dell’apparato digerente (stomaco ed esofago), nonché dell’apparato urinario (vescica e rene)“.

Accanto alle patologie tumorali dobbiamo ricordare gli effetti del fumo sulla pelle, sulla fertilità e sull’impotenza sessuale, sul gusto, sulla donna in gravidanza, sull’allattamento, sul feto. Tutte problematiche che chiaramente consentono di concludere che il fumo di sigaretta aumenta il rischio di sviluppo di qualunque patologia a carico di qualunque organo“, specifica.

Le patologie più diffuse dell’apparato respiratorio

Bronchite cronica e enfisema

Certamente la bronchite cronica e l’enfisema rappresentano la conseguenza più frequente con cui il fumo di sigaretta determina danni a livello dell’apparato respiratorio, secondo quanto ci ha spiegato il professor Crimi.

Più del 10% della popolazione italiana è affetto da questa patologia (soprattutto l’età più anziana) ed è in fortissimo aumento proprio per l’innalzamento dell’età media di sopravvivenza della nostra popolazione“, sostiene.

Inoltre: “Come tutte le patologie croniche degenerative negli anziani spesso accompagna altre comorbidità, quali quelle dell’apparato cardiovascolare e il diabete. Questo spiega l’impegno del nostro sistema sanitario per la cura di questi pazienti con notevole dispendio di risorse sanitarie e sociosanitarie“.

Questi, tra l’altro, soprattutto nelle fasi più avanzate della malattia, hanno anche una pessima qualità di vita con sintomatologia importante e sicuramente invalidante, come nei quadri più evoluti che portano all’insufficienza respiratoria conclamata. Quest’ultima è proprio la conseguenza finale evolutiva“, continua.

Asma bronchiale e fibrosi polmonare

Ma oltre alla broncopatia cronica ostruttiva e il cancro del polmone, “il fumo di sigaretta è in grado di favorire l’insorgenza delle allergie respiratorie e soprattutto incidere fortemente sullo sviluppo di asma bronchiale di grado severo“.

Vorrei infine ricordare la fibrosi polmonare, un’altra patologia considerata prima rara e che oggi rappresenta circa il 15% di tutte le malattie respiratorie. Molte di queste fibrosi polmonari, sono fumo-correlate cioè a dire l’esposizione al fumo di sigaretta rappresenta una causa o una concausa per l’insorgenza di queste patologie che hanno una mortalità spesso a 3-5 anni dalla loro manifestazione“, sottolinea.

Cosa contiene una sigaretta?

È noto che esistono più di 7mila sostanze presenti nel fumo che derivano dalla combustione della sigaretta, non solo del tabacco, ma anche della carta che lo avvolge.

Dopo aver analizzato i principali rischi, adesso, scendiamo nel dettaglio tecnico e vediamo cosa contiene una sigaretta. L’informazione, anche in questo caso, deve essere alla base di tutto.

Sostanze irritanti

Innanzitutto, “vi sono sostanze irritanti presenti nel fumo quali catrame, monossido di carbonio, nicotina, formaldeide, acido cianidrico, acroleina, e ammoniaca. Queste inducono un effetto innanzitutto immediato determinando tosse e irritazione di tutte le vie aeree, ma anche un effetto cronico attraverso un processo infiammatorio che si instaura lentamente, progressivamente e inesorabilmente man mano che il soggetto fuma“.

È evidente che più si fuma, più sostanze irritanti verranno inalate, più effetti cronici infiammatori si determineranno. Questi sono la causa di una patologia che colpisce più del 10% della popolazione italiana: la broncopatia cronica ostruttiva, termine che raggruppa due patologie che si accomunano nel soggetto fumatore e si sovrappongono: la bronchite cronica e l’enfisema. Una volta instaurate, evolvono cronicamente e implacabilmente nonostante anche l’intervento terapeutico“, afferma Nunzio Crimi.

Sostanze cancerogene

Le altre sostanze presenti nel fumo di sigaretta sono quelle cancerogene, “rappresentate soprattutto dalla componente corpuscolata del fumo e fra esse le più note sono gli idrocarburi aromatici e il benzopirene, l’acetaldeide, le nitrosamine e sostanze come l’arsenico, il cadmio, il cromo“.

Tutte queste sostanze, anche se in piccole quantità, determinano un’alterazione a carico del DNA delle cellule determinando la formazione di quelle cancerogene che hanno la capacità di moltiplicarsi, di sfuggire al controllo delle difese immunitarie del nostro organismo e ai controlli deputati alla moltiplicazione delle cellule, per cui si formano dei cloni di cellule atipiche, che rappresentano poi il vero tumore che invade e distrugge il tessuto sano e si sostituisce a esso“, chiarisce.

Smettere di fumare

“Non esiste un fumatore lieve”

Molti fumatori si chiedono se esiste un numero di sigarette “concesse” al giorno, per non incorrere in problematiche serie di salute. Fumare, senza rischi, purtroppo, non è possibile. A tale interrogativo, infatti, non esiste una risposta univoca.

È evidente che l’esposizione a queste sostanze cancerogene può essere maggiore o minore a seconda del numero di sigarette fumate e del tempo in cui il soggetto è esposto all’inalazione di queste sostanze. A numeri elevati corrisponde una maggiore possibilità di agire e danneggiare il DNA delle cellule dell’apparato respiratorio“, puntualizza Crimi.

Ne deriva che “non esiste un fumatore lieve, che potrebbe essere meno a rischio ma non è del tutto esente dai danni, anche con una sola sigaretta al giorno. La suscettibilità dell’individuo determinata dal punto di vista genetico rappresenta l’altro fattore di rischio che, associato al fumo di sigaretta, contribuisce all’insorgenza delle patologie respiratorie croniche e del cancro del polmone“.

Possono esserci soggetti che vengono esposti ad alti livelli di consumo di fumo di sigarette ma che hanno un sistema genetico in grado di controbilanciare e di difendersi dai danni del fumo di sigaretta, avendo la capacità di contrastare ed evitare l’insorgenza delle patologie suddette“, afferma.

In aggiunta: “Non tutti i fumatori sviluppano cancro del polmone ma l’80% sono fumatori, così come l’80% dei soggetti che hanno sviluppato una broncopatia cronica ostruttiva sono fumatori; quindi, è evidente che esiste un fattore di rischio esogeno ma ne esistono anche altri endogeni e di suscettibilità individuale geneticamente determinati“.

Falsi miti 

Pipa e sigaro

Sfatiamo subito falsi miti legati al tabagismo. Per esempio, si pensa erroneamente che pipa e sigaro facciano meno male per la salute. In realtà, non è esattamente così.

Sicuramente, non inalando il fumo all’interno delle vie aeree ma soltanto a livello della bocca, si riduce l’entità di esposizione e inalazione delle sostanze presenti nel fumo, ma sono ugualmente contenute anche nella pipa e nel sigaro“, analizza.

Sigaretta fatta a mano

Neanche la sigaretta fatta a mano risulta essere meno nociva. Addirittura, “la mancanza di filtro potrebbe essere un motivo per considerarla più ad alto rischio“.

Forse la possibilità di fumarne meno per la necessità  di maggiore tempo per la preparazione potrebbe indurre un minore uso e consumo del tabacco“, spiega.

Sigaretta elettronica

Passiamo adesso alla sigaretta elettronica, dispositivo creato e progettato per simulare e sostituire la sigaretta, ma è chiaro che non è priva di ipotetici effetti sulla salute.

Il professor Nunzio Crimi: “È comunque evidente che consente di raggiungere due obiettivi: innanzitutto consente di ridurre la quantità e il numero di sostanze che sono presenti normalmente nella sigarette, sostanze sia irritanti che cancerogene e sostanze come la nicotina che certamente quella che più di tutte le altre determina degli effetti di dipendenza e tossicità“.

Secondo obiettivo: “Le sigarette elettroniche sono utilizzate per favorire la cessazione dal fumo di sigarette. Infatti la minore concentrazione di nicotina da un lato riduce gli effetti dannosi da questa determinati, dall’altro permette al soggetto di assumere piccole quantità di nicotina che possono aiutarlo a evitare reazioni indesiderate determinati dall’astinenza della nicotina“.

Ancora oggi esiste un ampio dibattito sui possibili effetti nocivi a lungo termine derivati dal fumo delle sigarette elettroniche, ma c’è da dire che si tratta di un metodo per ridurre l’esposizione al fumo e per aiutare a smettere di fumare “a patto che si usino con la necessaria moderazione e purché non si sommino all’uso delle comuni sigarette, cosa che spesso avviene nel fumatore incallito“.

Fumo passivo

Altra faccia della medaglia da non sottovalutare è il fumo passivo, cioè quello che viene inalato involontariamente dalle persone che si trovano a contatto diretto o vicino a un fumatore attivo.

Ricordiamo che la combustione lenta di una sigaretta lasciata bruciare nel portacenere rappresenta la componente maggiore del fumo passivo, mentre un dato importante nel considerare gli effetti è l’ambiente chiuso, circoscritto e angusto, come per esempio l’automobile.

Non possiamo non considerare i danni che si hanno anche nei bambini che convivono nella stessa abitazione dei fumatori, nonché per le donne in gravidanza e per il feto.

È proprio su questa popolazione così fragile e delicata che il fumatore dovrebbe rivolgere la propria attenzione per evitare una esposizione indiretta di questi soggetti“, sostiene il professor Crimi.

Le leggi che hanno regolamentato il fumo in ambienti pubblici ha certamente contribuito a ridurre l’esposizione degli individui al fumo passivo ma anche del soggetto fumatore attivo che trova sempre più ambienti no smoking“, precisa.

In più: “Sappiamo anche che ultimamente, per esempio negli Stati Uniti o anche a Milano, il fumo di sigaretta è stato bandito in tutti luoghi pubblici e anche nelle strade ai fini di tutelare la salute dei cittadini che non fumano. La nostra nazione si è posta tra le prime al mondo dando una prova di grande civiltà“.

“Una questione di rispetto”

Il fumo passivo è legato al numero di sigarette che l’individuo fuma, alla grandezza dell’ambiente dove si fuma, alla durata dell’esposizione dell’individuo accanto al fumatore attivo e chiaramente alla ventilazione dell’ambiente“, evidenzia Crimi.

Anche il fumo passivo incide sull’insorgenza dei tumori del polmone e di malattie infiammatorie croniche come la bronchite cronica, l’enfisema polmonare e l’asma bronchiale così come le fibrosi polmonare“, aggiunge.

E altrettanto importante considerare che “il fumo passivo è certamente una questione di rispetto del fumatore nei confronti del non fumatore ed è evidente che la libertà del singolo soggetto a voler fumare finisce la dove inizia il diritto del non fumatore a non essere esposto a sostanze nocive“.