Paura di restare fuori, di essere esclusi. Di non vivere un’esperienza piacevole che coinvolge chi ci circonda. Di perdere opportunità di crescita o semplicemente, come nella maggior parte dei casi, di svago e divertimento. Questa la sensazione a cui si fa riferimento con il termine FOMO, acronimo di “Fear Of Missing Out“.
Un fenomeno in continua crescita che genera sempre più preoccupazione tra gli esperti poiché rappresenta una vera e propria fonte di ansia per chi ne soffre.
L’aumento esponenziale della fobia può sicuramente essere ricondotto in gran parte alla capacità di far credere, attraverso i social, che la propria vita sia tutta rose e fiori, che sopra il proprio capo splenda sempre il sole. Insomma, che le proprie vite siano più felici di quelle altrui. E poi quindi, proprio come un cane che si morde la coda, anche chi prima era un semplice “spettatore” delle esperienze condivise sui social dagli altri, inizia a sentire il bisogno di far credere di avere una vita pienamente soddisfacente, anche se poi nella realtà lo è molto meno rispetto a quanto si voglia mostrare.
Insomma, ostentare una felicità che non esiste: è su questo meccanismo che spesso sorgono ansie e fobie come quelle che si indicano con l’espressione “FOMO”.
La parola alla dottoressa Patanè
Interrogarsi sul fenomeno è al giorno d’oggi sempre più naturale e inevitabile. Per trovare una risposta alle domande che sorgono nella mente di chi non conosce bene il fenomeno o vorrebbe saperne di più, è intervenuta ai microfoni di NewSicilia la psicologa Roberta Patanè.
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Quali sono le cause principali di questo fenomeno?
“Non esiste certamente un’unica causa scatenante bensì esiste una molteplicità di fattori che possono portare la persona a manifestare i sintomi della FOMO. Tra questi troviamo:
- un’iperàttivàzione dell’amigdala, che solitamente svolge un ruolo importante nella gestione delle nostre emozioni ed in particolare sembra essere responsabile dell’ansia e della paura che proviamo nel vedere qualcuno che raggiunge obiettivi superiori ai nostri o comunque che acquisisce competenze su qualcosa che noi non siamo in grado di fare. Sembrerebbe quindi che la FOMO, ovvero la paura di perdersi qualcosa, sia ‘un’esagerazione del nostro istinto di sopravvivenza‘.
- sentimenti di insoddisfazione e di bassa autostima: saranno più vulnerabili alla FOMO quelle persone che sviluppano emozioni come invidia e risentimento nel guardare le vite apparentemente perfette degli altri, sintomo che peggiora di gran lunga con i social perché adesso siamo costantemente informati sulle vite altrui.
- la presenza di sintomi ossessivo-compulsivi: sembra esserci infatti una forte correlazione con la FOMO in quanto i pensieri incontrollabili legati alla mancanza di qualcosa si lega ai comportamenti compulsivi che si attivano per tentare di limitare la presenza dei pensieri intrusivi.
- un forte senso di competitività, perché si avverte la necessità di voler mostrare il meglio di sé sui social, esibendo a tutti i costi la propria vita.
- avere un’ansia sociale, tanto da rinchiudersi in casa ma sentire il bisogno anche in maniera ossessiva di interagire online pur di aumentare le proprie connessioni. I social diventano l’unico mezzo per chi non riesce ad affrontare un’interazione faccia a faccia“.
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Qual è il ruolo dei social nella diffusione della FOMO?
“Oggi più che mai si sente l’esigenza di aggiornarsi il più possibile ed in maniera costante sulle attività delle altre persone pur di assicurarsi la possibilità di non ‘perdersi’ nulla e di non restare indietro. La FOMO nasce proprio in quest’epoca digitale e cresce all’aumentare dei progressi tecnologici e all’uso potenziato e massiccio dei siti di social networking“.
“Lo smartphone è ormai diventato un prolungamento del nostro braccio e siamo molto più interessati alle nostre interazioni online piuttosto che a quelle in carne ed ossa. Lo dimostra il semplice fatto che se ci troviamo in una sala d’attesa o alla fermata del bus, insieme ad altre persone, tendiamo ad afferrare il nostro smartphone piuttosto che ricercare lo sguardo degli altri o un semplice scambio d’interazione sociale. Dunque siamo molto più interessati a controllare i likes e i commenti che riceviamo piuttosto che a parlare con chi sta davanti a noi“.
“Se pensiamo al ruolo che hanno i social nella nostra vita è lampante quanto questo cambi anche a seconda delle generazioni, nonostante anche i ‘meno giovani’ possano sviluppare una dipendenza dai social. Provate a pensare di non utilizzare il vostro smartphone per un giorno intero. Riuscireste a farlo senza provare ansia? Senza pensare al ‘chissà cosa mi sto perdendo’? Quale chiamata? Quale notifica? I social giocano un ruolo determinate nella FOMO proprio perché creano dipendenza e non solo nei giovanissimi ma anche in noi adulti. Siamo dunque entrati in una dinamica di astinenza da internet e dai social per cui diventiamo succubi e dipendenti, tanto da perdere il controllo di quante ore stiamo lì a scrollare senza neanche rendercene conto“.
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In che modo influisce la convinzione, spesso anche attraverso una semplice storia su Instagram, che i nostri follower abbiano vite molto più felici della nostra?
“Chi soffre di FOMO solitamente tende a sentirsi escluso dal resto del mondo che si diverte ed è impegnato in attività entusiasmanti mentre lui è costretto a vivere una ‘vita normale’. Questa forte sensazione di frustrazione si trasforma spesso e volentieri in un’ansia sociale e in un’angoscia che non permettono di concentrarsi su ciò che si fa o di trarre piacere dalle attività che si svolgono. Dunque, affonda le sue radici nella paura di perdersi qualcosa di appagante che genera l’invidia per tutto ciò che fanno o hanno gli altri e che a noi manca. Tutto ciò si acuisce quando aumenta l’accessibilità che abbiamo oggi alle vite degli altri grazie ai social, dove solitamente tutti scelgono cosa condividere e di conseguenza mostrano esclusivamente aspetti positivi della loro vita o si ritrovano perfino ad alterare la realtà pur di renderla appetibile agli altri“.
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Quali sono le possibili soluzioni per arginare il fenomeno?
“La FOMO è sicuramente una condizione di salute mentale grave che ha un impatto negativo sulla vita personale, professionale e sociale degli individui: è quindi necessario che venga trattata da professionisti specializzati“.
“Esistono però alcuni comportamenti che possono aiutare a prevenire e a non diventare dipendenti dai social: informarsi e dare priorità al proprio benessere psicofisico soprattutto per evitare forme di ansia o stress che derivino dai social; provare a riconoscere questi comportamenti per tentare di bloccarli, ignorando le notifiche e cercando magari di allontanarsi dallo smartphone per qualche ora; riflettere sulla differenza tra desiderio e bisogno, provando a ristabilire le priorità“.
“Quando invece si ritiene che sia essenziale l’intervento di un professionista, allora l’approccio migliore da attuare in questi casi è la terapia cognitivo-comportamentale perché aiuta a comprendere i sintomi e le cause che hanno portato alla FOMO e a sviluppare le capacità interpersonali per affrontarla. Possono essere anche molto efficaci i gruppi di auto-aiuto. Può certamente essere utile concedersi degli hobby e intraprendere attività all’aperto che possano tenerci lontani dai social per qualche ora, sperimentare tecniche di rilassamento, di mindfulness e di meditazione che aiutino a concentrarsi sul momento presente. Potrebbe essere utile anche organizzare la giornata ed avere un orario fisso in cui utilizzare i social“.