ITALIA – Riflettori ancora puntati sull’assegno unico universale per i figli, diventato legge lo scorso 30 marzo dopo aver ricevuto l’approvazione del Senato e la cui entrata in vigore è fissata per il prossimo 1 luglio.
Si tratta di una misura universale poiché è destinata ai nuclei familiari con figli a carico. Tale sussidio economico è rivolto a coloro che hanno figli di età compresa entro i 21 anni, ma può essere richiesto anche da quelle famiglie con i figli in arrivo (dal settimo mese di gravidanza).
Si tratta di un importo mensile che varia in base all’ISEE e può arrivare fino a 250 euro per mese con una parte fissa e una variabile. Tuttavia per i figli dai 18 anni in poi l’importo vedrebbe una riduzione, mentre sarebbe prevista una maggiorazione dal secondo figlio in poi e in alcuni casi comprendenti figli disabili (va considerata la gravità della disabilità).
In ogni caso, stando agli ultimi aggiornamenti, l’assegno potrebbe essere richiesto dall’1 luglio e va a sostituire i precedenti assegni. La misura economica in questione ricomprenderà diversi bonus finora richiesti singolarmente (tra cui bonus bebè, premio alla nascita e assegno per il nucleo familiare – ANF).
Le due facce della medaglia
Da un lato tale manovra potrebbe agevolare la situazione economica di numerose famiglie italiane, specie se si considera il record negativo della natalità nell’ultimo periodo. Va ricordato, come riporta Istat, che i nati in Italia sono sempre meno: nel 2019 sono 420.084, quasi 20mila in meno rispetto all’anno precedente e oltre 156mila in meno nel confronto con il 2008.
Tuttavia dall’altro lato bisogna anche considerare che tale assegno, sebbene sia ancora in via di definizione, potrebbe penalizzare alcuni nuclei familiari. Secondo alcune previsioni, l’80% delle famiglie italiane prenderebbe 161 euro al mese per ogni figlio minore e 97 euro per i figli tra i 18 e i 21 anni. Tale calcolo deriverebbe dalla considerazione che 8 famiglie su 10 hanno un ISEE inferiore ai 30mila euro.
Con un ISEE sopra i 52mila euro l’assegno arriverebbe a 67 euro al mese per i figli minorenni e a 40 euro per i figli maggiorenni ma di età inferiore ai 21. Questo è quanto emerge da una simulazione effettuata dal Gruppo di lavoro Arel/Feg/Alleanza per l’infanzia, rilanciata da Repubblica.
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