Nasce Primo Levi: “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo”

Nasce Primo Levi: “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo”

ITALIA – Esistono eventi che rompono il “normaleproseguo della vita quotidiana, non soltanto degli individui che li vivono e subiscono ma anche della collettività, sia presente che futura. Avvenimenti che creano una ferita nel normale scorrere del tempo e costringono gli uomini a riorganizzarsi e sviluppare una coscienza critica.

A ricordare la necessità della memoria e della consapevolezza è Primo Levi:  “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo“, la storia è ciclo continuo che si ripete, guerre e miseria nel mondo non si sono mai arrestate, tramandare i drammi subiti dagli individui è un passo necessario per non rivivere se non con il ricordo, quei momenti.

Primo Levi, scrittore e testimone delle deportazioni naziste, sopravvissuto ai lager di Hitler, è nato il 31 luglio 1919 da genitori ebrei e la sua vita è stata intensa e tormentata, a causa di ciò che ha dovuto subire e vedere nei campi di concentramento.

Tra le sue opere più famose ricordiamo il libro: “Se questo è un uomo“.

Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga” questa è una delle frasi che si leggono nelle pagine del testo sopra citato.

Levi è stato deportato ad Auschwitz nel 1944, in questo “passo” del libro, evidenzia come l’obiettivo all’interno dei campi di concentramento era quello di privare la persona della sua individualità.

Auschwitz  era anche l’unico campo in cui veniva utilizzata la pratica del tatuaggio sui deportati. Per identificare e cancellare il nome e il passato delle persone, i deportati venivano tatuati con un numero di identificazione sull’avambraccio sinistro.

Infatti, si racconta che Levi dopo il periodo nazista camminasse per la Germania a maniche corte, per ricordare a tutti la crudeltà del crimine commesso.

Lo scrittore ha speso l’intera vita per raccontare i drammi di quell’epoca. Nel libro “La tregua” del 1986 racconta il viaggio di ritorno dal campo di concentramento a casa sua.

Primo Levi è morto l’11 aprile del 1987, cadendo dalla tromba delle scale di casa sua a Torino, si ipotizza che abbia deciso di suicidarsi, probabilmente per una “ferita” che non si è mai rimarginata.