“La banda dei carusi” di Cristina Cassar Scalia

“La banda dei carusi” di Cristina Cassar Scalia

Sulla scrivania del vicequestore aggiunto Giovanna Guarrasi detta Vanina, c’è un nuovo fascicolo che si aggiunge agli altri, tutti accatastati secondo l’ordine di una divisa ligia al dovere. L’ultimo romanzo di Cristina Cassar Scalia, “La banda dei carusi“, ha seguito di pochi mesi il suo predecessore “Il re del gelato“, il legittimo prequel della nuova opera attesa in casa editrice.

La nuova indagine affidata al vicequestore Guarrasi è molto più che l’ennesimo incarico al quale assicurare la massima concentrazione di operatori di Stato, questa volta i sentimenti intimi e personali di Vanina vengono coinvolti loro malgrado nell’ omicidio di Thomas Ruscica, un “carusu” nato in un popolare quartiere di Catania, ma determinato a tenersi lontano dagli ambienti poco raccomandabili dei ghetti della grande città.

La telefonata di Don Rosario Limoli, il sacerdote che nel quartiere di San Cristoforo ha offerto la sua missione in un centro di recupero per gli ultimi (nati e cresciuti senza timore di Dio e degli uomini), scuote il vicequestore nel momento in cui viene resa nota l’identità della vittima trovata sulla spiaggia alla periferia sud di Catania, la Playa, l’unica lingua di sabbia di quel tratto di costa orientale. Alla vista della spiaggia sporca di sangue, il fiume rosso che scorre nelle vene è visibilmente alterato da convulsioni incapaci di far tacere l’anima in tempesta. Giovani vite segnate per sempre da una confidenza data all’amico infedele. E così il corpo che cammina ha già una lapide che lo attende.

La miseria, poi, è la vera (ma non l’unica) responsabile di efferati crimini consumati dopo il tramonto, perché nessuno veda, nessuno senta, nessuno parli al primo suono delle sirene della Polizia. Thomas Ruscica era un ex tossicodipendente che per il suo increscioso passato era stato l’aggancio utile a smascherare un potente traffico di stupefacenti e altre azionimalavitose. Lo spaccio imputridisce le vie della città fregiate da uno splendido barocco, patrimonio culturale mondiale.

Il povero Thomas è stato ucciso a colpi di rastrello, è servito a ben poco sperare in un futuro migliore con l’aiuto di Don Rosario, l’uomo di Dio dalle braccia operose nel sradicare dalla comunità a lui affidata il morbo della criminalità e della prostituzione. Il commercio del corpo ruba la dignità delle donne costrette a vendersi per non morire di stenti o peggio, finire ammazzate.

Gli indizi raccolti dalla squadra Mobile si concentrano sul nome del probabile assassino, ma sia Vanina che il Commissario in pensione Biagio Patanè nutrono forti dubbi sulla chiusura dell’indagine apparecchiata sopra un piatto d’argento. C’è da strappare dalle bocche omertose la verità, le tessere del puzzle sono state scomposte per confondere la pista messa a punto da uomini senza scrupoli. Il quadro investigativo punta su due direzioni diametralmente opposte: la morte violenta del diciannovenne Thomas è stata decisa dalla spietata legge criminale oppure trattasi di un delitto pianificato da un rivale oppresso dal morbo della gelosia?



Spetterà a “La banda dei carusi” coordinati dal vicequestore Vanina Guarrasi chiudere il cerchio dei diversi procedimenti di ricerca investigativa. Mai come in questa nuova scrittura di Cristina Cassar Scalia la creatura da lei costruita Vanina Guarrasi, per la prima volta è co-protagonista delle indagini scortate da molte mani. Da soli “i carusi” non sarebbero mai riusciti a liberarsi dalla ragnatela mafiosa usata come trappola per topi con due gambe.

Una congrega sono, ‘sti carusi, – commentò il vicequestore Giustolisi.

Vanina dissentí. – Io direi piú una banda -.

Con una capa femmina e spatti aspirante sbirra.

I “carusi“, così vengono chiamati i giovanissimi della Sicilia orientale che nella settima indagine edita da Einaudi rappresentano tutti insieme un unico protagonista inchiostrato nero su bianco da Cristina Cassar Scalia, penna instancabile di storie a metà tra il giallo poliziesco e una trasparente venatura rosa, giusto per dare ai lettori la facoltà di quietare il battito accelerato. I “carusi” sono la colonna portante del futuro incastrato nell’adesso. Se crescono sazi del pane quotidiano guadagnato con ore di lavoro dignitoso, il giorno che verrà dopo molti domani “la banda degli uomini” sarà l’onore di una società civile costruita su solide fondamenta.

sara