Essere tristi a Natale è una difficile realtà per molte persone. A causa delle numerose vittime dovute alla pandemia da Coronavirus e alla “solitudine forzata” richiesta dal distanziamento sociale, il numero degli interessati potrebbe aumentare nel 2020.
Tuttavia, è altrettanto vero che le famiglie che il 25 dicembre hanno pochi motivi per sorridere, purtroppo, sono tante. Per troppo tempo la maggior parte di queste sono state dimenticate o, forse, poste in secondo piano rispetto alle immagini di tavole imbandite e scambi di regali che dominano le Feste natalizie.
Quest’anno, però, la situazione piuttosto difficile per l’intera società globale offre più di un motivo per riflettere e rivolgere un pensiero a chi non ha la fortuna di essere sereno in un periodo importante.
Anche se in genere se ne parla poco, la tristezza a Natale è tutt’altro che una novità. Ci sono psicologi ed esperti che se ne occupano e migliaia di persone al mondo che dichiarano apertamente la propria sofferenza nel momento finale dell’anno.
La domanda di chi osserva la situazione dall’esterno è: “Perché?”. Non è semplice dare una risposta, forse perché paradossalmente ce ne sono troppe.
Tristi a Natale: perché?
Natale è il giorno in cui si ricorda la nascita ma anche la morte. Una famiglia toccata da un lutto non festeggia mai come gli altri: non importa se decide di chiudersi in un religioso silenzio o di accogliere comunque amici e parenti in casa per pensare positivo, il dolore c’è e rimane evidente agli occhi di chi osserva. Un posto vuoto rimarrà sempre tale, in una casa gremita di gente o in una stanza minuscola. E quest’anno, purtroppo, ci saranno molti più individui a piangere la scomparsa di una persona cara: il Covid si è aggiunto a malattie già esistenti e ha colpito soprattutto gli anziani, gli indifesi, gli immunodepressi, con un effetto disastroso e difficilmente dimenticabile. Madri, padri, sorelle, fratelli, cugini, amici… Nessuno potrà dire di non essere stato toccato dalla situazione di migliaia di famiglie durante queste Feste.
Esiste poi il sempreverde dramma della solitudine. Tra chi vive lontano delle persone amate, chi non ha nessuno al mondo e chi si trova costretto a lavorare durante le Feste, sono tanti coloro che trascorrono da soli il Natale. Se tanti non ci pensano solitamente, è normale sentire un peso dentro quando si avvicina il momento tradizionalmente dedicato al tempo con la famiglia e non si ha con chi trascorrerlo.
In questo difficile 2020, poi, si aggiungono le storie di chi ha perso il lavoro, di chi non ne ha trovato e di chi ha perso qualcosa, fosse anche il modo tradizionale di vivere la socialità, a causa dell’emergenza sanitaria.
Un pensiero per chi soffre
Dedicare tempo agli altri con un’attività di volontariato o anche solo con un pensiero gentile è sempre una buona azione. A Natale è ancora più importante, non perché nel resto dell’anno la bontà non serva ma perché i motivi di tristezza e il dolore di tanti è acuito dalla gioiosa atmosfera che circonda il periodo natalizio.
In un 2020 che non ha offerto molto di positivo, forse l’amore e la devozione o anche solo un momento dedicato a chi soffre o ha un momento di debolezza può decisamente fare la differenza.
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