ITALIA – Arriva dalle organizzazioni ANAAO Giovani, ALS e GMI una nota stampa in riferimento allo slittamento delle assegnazioni SSM2023 tramite un recente decreto Direttoriale del MUR. Le organizzazioni sottolineano come quanto deciso “evidenzi un’ulteriore inefficienza nella gestione del Ministero dell’Università riguardo all’organizzazione della formazione medica in Italia. È inaccettabile scoprire con soli due giorni d’anticipo una decisione che avrà gravi conseguenze per un’intera generazione di giovani medici“.
Il ritardo nella fase di scelta, posticipato dall’8 al 18 settembre e dal 26 settembre al 6 ottobre, insieme alla conferma della data di inizio del servizio il 1° novembre, “comporta una significativa riduzione dei posti disponibili per la scelta dei giovani medici, il che si traduce in un aumento dei contratti di formazione non assegnati e una complicazione della pianificazione per la formazione dei futuri specialisti“, spiegano le organizzazioni.
Inoltre, “il ritardo dell’immaticolazione al 16 ottobre, solo 15 giorni prima dell’inizio del servizio, crea gravi problemi organizzativi per i neo-specializzandi che dovranno trasferirsi nelle città di assegnazione“.
ANAAO Giovani, ALS e GMI chiedono un rapido dialogo con il Ministero dell’Università per chiarire le ragioni dei ritardi nei concorsi e adottare i provvedimenti necessari.
“L’avvio di un serio e approfondito dibattito per una riforma della formazione medica, il posticipo di 30 giorni dell’inizio del servizio per consentire un maggior numero di scaglioni di scelta e una migliore organizzazione per il trasferimento nelle città di assegnazione, e la pubblicazione immediata dei risultati dei questionari anonimi di valutazione delle scuole di specializzazione“.
Le associazioni coinvolte sono pronte a organizzare proteste per rappresentare al meglio gli interessi dei futuri neo-specializzandi nel processo di formazione. In un contesto nazionale in cui le condizioni di lavoro e la retribuzione dei medici in formazione specialistica sono rimaste immutate dal 1999 e in cui l’università è riluttante a intraprendere riforme strutturali, “è giunto il momento di avviare un periodo di cambiamenti che possa finalmente aggiornare il sistema di formazione medica, aprendolo ai ‘learning hospital’ e allineandolo agli standard europei“.
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