“Se domani non torno, mamma, distruggi tutto”: l’urlo di disperazione e speranza per dire addio a Giulia

“Se domani non torno, mamma, distruggi tutto”: l’urlo di disperazione e speranza per dire addio a Giulia

ITALIA – Se domani non torno, mamma, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima“. È con questa citazione, tratta dalla poesia di un’attivista peruviana, che l’Italia sta dicendo addio a Giulia, la ragazza che – se solo le cose fossero andate diversamente – adesso starebbe festeggiando i suoi traguardi. Magari con una bella corona d’alloro in testa, piuttosto che con la corona di fiori che il giorno dei funerali adornerà la sua bara.

Rabbia e indignazione

La morte di Giulia Cecchettin ha suscitato in molte donne, ma per fortuna non solo in loro, una rabbia profonda. La stessa che forse per troppo tempo è stata repressa, ma che ora più che mai non può essere ignorata.

In fondo si tratta dello stesso senso di indignazione che sorge ogni volta che una donna viene uccisa proprio da chi diceva di amarla. Da chi ripeteva di non poter vivere senza di lei, ignorando forse che – privandola della vita per paura di perderla – non sarebbe comunque riuscito a tenersela stretta.

Nonostante il copione sia sempre lo stesso, in questo caso l’amarezza sembra essere maggiore del solito. E non potrebbe essere altrimenti: per una settimana il volto sorridente e spensierato della giovane, a un passo dalla laurea, è apparso su tutti i telegiornali e ciascuno di noi si è sentito quasi in dovere di “proteggerla”, anche solo aggiornandosi di tanto in tanto sulle ricerche.

Dopo sette giorni di dubbi, perplessità, speranze e sospetti che alla fine – purtroppo – si sono rivelati tragicamente fondati, la peggiore delle conferme è arrivata. E a fare rabbia è proprio il fatto che era prevedibile che sarebbe finita così, che quella di Giulia sarebbe stata l’ennesima tragedia annunciata. L’ennesimo femminicidio che, come nella maggior parte dei casi, “non è stato possibile evitare“.

Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima

Non riuscendo più a trovare le parole per commentare una storia che puntualmente si ripete, nelle ultime ore molte coetanee della vittima hanno preferito affidarsi ai versi di un’attivista peruviana, Cristina Torres Caceres, autrice di una poesia che è diventata un vero e proprio manifesto dei movimenti femministi o, più semplicemente, di chiunque – in quanto donna – abbia la consapevolezza che ciò che è accaduto a Giulia è proprio quello che da un momento all’altro potrebbe capitare a se stessa.

Un urlo di speranza che sicuramente non può restituire la voce a chi l’ha persa, ma può esortare le donne, e soprattutto gli uomini, a lottare per fare in modo che nessun’altra diventi vittima della stessa sorte.

La poesia di Cristina Torres Caceres

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che vengo a cena. Se domani, non vedi arrivare il taxi.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in una borsa nera.
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia.
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata.
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata.
Mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata.
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato, che erano i miei vestiti, l’alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex psicopatico avesse delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
Lo giuro, mia cara mamma, ho urlato forte così come volavo alto.
Lui si ricorderà di me, mamma, saprà che sono stata io a rovinarlo quando avrà di fronte il volto di tutte quelle che urleranno il mio nome.
Perché lo so, mamma, non ti fermerai.
Però, te lo chiedo per quello che ami di più al mondo, non trattenere mia sorella.
Non rinchiudere le mie cugine, non privare di nulla le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Combatti per le loro ali, quelle ali che mi sono state strappate.
Combatti per loro, che possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti perché urlino più forte di me.
Possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima
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La sorella Elena: “Per te bruceremo tutto

Nonostante le ore di profondo dolore vissute da Elena, sorella di Giulia Cecchettin, la giovane ha comunque scelto di condividere sui social la sofferenza e la rabbia dovuta alla perdita della 22enne.

Elena ha infatti pubblicato nelle storie di Instagram, rivolgendosi a Giulia, un pensiero ispirato proprio alla poesia spopolata sui social: “Per te bruceremo tutto“, ha scritto facendo riferimento ai versi finali dell’attivista peruviana.