ITALIA – Il Covid avanza, la variante Delta soprattutto, e già aleggia nell’aria l’ipotesi di una terza dose del vaccino Pfizer. Ancora tante incertezze: c’è chi dice che le difese immunitarie permarrebbero per decenni e chi, invece, sosterrebbe che dopo tre mesi (altri dicono 6) le difese immunitarie si abbasserebbero rendendo necessaria una terza dose.
Alcuni, infatti, potrebbero avere una riduzione degli anticorpi dopo un tot di mesi e ciò spingerebbe verso un richiamo del vaccino Pfizer.
Non è una novità per altri Paesi del Mondo: in Israele, per esempio, gli over 60 che hanno ricevuto le due dosi previste, ne potranno avere una terza a distanza di oltre 5 mesi dalla seconda.
La decisione, invece, per l’Italia non è così scontata e semplice: si potrebbe procedere dapprima con le persone fragili, immunodepressi e operatori sanitari che per primi si sono sottoposti alla vaccinazione.
Al momento si valutano diverse ipotesi: potrebbe arrivare, quindi, una terza dose per alcune categorie specifiche di persone. L’Ema, però, avrebbe già sottolineato che – al momento – sarebbe troppo presto dire se e quando ci sarà la necessità di una terza dose di richiamo, perché non ci sono abbastanza dati dalle campagne vaccinali. L’Oms è dello stesso avviso.
Intanto, l’assessore alla Salute Sicilia Ruggero Razza ha dichiarato: “Non si sa ancora se nel caso della terza dose sarà necessario effettuarla con un vaccino adattato alle varianti. Di fatto le aziende stanno lavorando a vaccini adattati. Al momento teniamo aperte le opzioni e le decisioni anche prese dall’Ue guardando alle due alternative per non rimanere scoperti, se ci si vaccinasse oggi si userebbero i vaccini esistenti ma bisognerà valutare se fra alcuni mesi saranno necessari vaccini adattati“.