PALERMO – Oggi, 31 agosto, in tutto il mondo si celebra la Giornata internazionale della solidarietà. Un tema che sta particolarmente a cuore, che mette al centro del mirino le condizioni arretrate e il disagio che caratterizzano diverse fette di popolazione mondiale e che apre la strada a problemi come la disuguaglianza, la disparità di condizioni e il divario sociale. Si tratta di tematiche che si trovano da lungo tempo al centro del dibattito e che costituiscono oggetto di studi, report e dossier in tutto il mondo.
La Giornata è stata indetta nel 2005 ad opera delle Nazioni Unite proprio con l’intento di educare e responsabilizzare l’intera società di fronte alle difficoltà che molti sono costretti a sostenere ogni giorno e inoltre, con quello di spingere ognuno a porre in essere delle misure idonee, come dei semplici gesti volti alla collaborazione e al sostegno dei propri simili.
Che si tratti di denaro o di un semplice sorriso, un piccolo aiuto può fare la differenza per molte persone. Che sia il caso di situazioni tangibili e vicine a noi o che sia quello di situazioni lontane che sembrano non riguardarci, sarebbe opportuno che ognuno di noi si fermasse anche solo per un istante a riflettere su queste realtà che si impongono sempre più violentemente ai giorni nostri e che sono ormai sotto gli occhi di tutti.
Molteplici sono stati i fattori che, poco a poco, hanno contribuito a influenzare e quindi determinare le disuguaglianze: dall’urbanizzazione, al cambiamento climatico, fino alle nuove tecnologie. Basti pensare che secondo degli studi svolti si è giunti alla consapevolezza che sommando i patrimoni di 6 milioni di cittadini italiani, tra i più poveri, il totale corrisponde al patrimonio di 3 uomini miliardari. Un rapporto agghiacciante, che fa, però, luce sulla reale gravità della situazione.
Mai come questo anno la ricorrenza di questa Giornata ci ricorda come la solidarietà dovrebbe essere intesa come uno stile di vita e come valore fondamentale alla base di ciascun rapporto civile. In famiglia, nei rapporti di lavoro e non solo: dovrebbe essere una condizione di costante e reciproco aiuto. Di fronte a una società in cui l’individualismo regna sovrano e in cui ciascuno pensa al proprio orticello sarebbe opportuno invece dedicarsi un pò più agli altri. L’emergenza sanitaria non ha fatto altro che mettere in evidenza i problemi sociali e aggravarli ulteriormente.
“Questi sintomi di disuguaglianza rivelano una malattia sociale, un virus che viene da un’economia malata …nel mondo di oggi, pochi ricchissimi possiedono più di tutto il resto dell’umanità. È un’ingiustizia che grida al cielo!“. Queste le parole di Papa Francesco nel corso dell’Udienza generale dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico di qualche giorno fa.
Diversi gli esempi di solidarietà durante i mesi di chiusura in cui molti dei personaggi noti, tra cantanti, stilisti e calciatori, hanno unito le forze e messo a servizio dell’intera nazione le proprie risorse per dare vita a diversi ospedali e centri ad hoc per le cure necessarie. Per non parlare della Protezione Civile italiana e di tutte le forze di polizia, che hanno svolto un lavoro fondamentale soprattutto nei confronti degli anziani, la fascia più debole e a rischio, fornendo loro assistenza a 360 gradi. Sicuramente un passo avanti che infonde fiducia e speranza nel futuro. Si dice infatti che dalle più gravi crisi derivano nuove opportunità: che sia questo il momento giusto?
Di certo siamo di fronte a un problema strutturale della società, che imporrebbe alle istituzioni una presa di posizione netta e un intervento rapido. Nonostante gli obiettivi siano ancora lontani da raggiungere a ognuno non resta che fare la propria la propria parte, attraverso un piccolo gesto di qualsiasi natura. Un niente che a volte può diventare tutto.
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