Fast fashion e Slow fashion, l’intervista alla fondatrice di “Riciclemi”

Fast fashion e Slow fashion, l’intervista alla fondatrice di “Riciclemi”

CATANIA – La società ci abitua a consumare oggetti, cibi e vestiti con rapidità, senza prendere coscienza delle conseguenze ambientali e fisiche che questi hanno anche su di noi. È a causa di questa mentalità, che si è diffuso il “Fast Fashion” di cui parleremo nelle prossime righe.

La velocità, il consumo e la produzione continua sono alla base delle nostre abitudini. È possibile constatarlo guardando all’interno dei negozi delle grandi catane, come il McDonald parlando di cibo e Zara considerando il settore dell’abbigliamento; che sono sempre stracolmi di persone.

Quasi tutti i settori dell’economia sono accomunati da strategie di mercato in cui al cliente viene proposto l’acquisto di merce prodotta velocemente e venduta a basso costo; simulando nell’individuo la sensazione di aver fatto un affare“, anche se la maggior parte delle volte ciò non avviene. 

Abbiamo parlato con un’imprenditrice catanese Noemi Privitera di “Fast fashion” e “Slow fashion” per capire cosa si nasconde dietro questi due termini totalmente contrapposti. Noemi con il suo progettoRiciclemi” promuove la moda etica e sostenibile.

Cos’è il Fast Fashion?

È un tipo di produzione veloce, in cui i vestiti vengono fabbricati in massa seguendo le tendenze, utilizzando però scarsi materiali e scarsa manifattura; sono abiti di target mediobasso. Il Fast fashion è anche un’espressione sociale delle nostre abitudini di acquisto” spiega Noemi.

Per me il Fast fashion – continua – si può paragonare allAll you can eat diffuso nel mondo della ristorazione. Il concettomangia più che puoi‘, spendendo una sola cifra, inverte lordine dei bisogni fisiologici umani. Non mangi perché hai di bisogno, ma per colmare e superare la cifra spesa al ristorante. È in questi modi di fare che si manifesta il consumismo estremo” conclude Privitera.

Slow Fashion e Second hand

All’acquisto compulsivo di capi di abbigliamento di scarsa manifattura esiste un’alternativa, il “second hand”, acquisti di seconda mano che permettono di fare dei piccoli investimenti: ragionando in termini di qualitàprezzo è conveniente comprare capi usati di brand che non vengono svalutati velocemente – come ad esempio Prada o Valentino -, in quanto, si acquistano abiti di qualità, il cui prezzo è dieci volte inferiore rispetto al valore commerciale.

L’iniziativa di Noemi Privitera nasce all’interno di questo quadro, dall’idea di promuovere la “moda lenta” che sostiene l’acquisto nel rispetto delle persone, dell’ambiente e degli animali. Come vi avevamo già anticipato il nome del progetto è “Riciclemi“, nasce nel territorio di Catania e si espande anche grazie al commercio online in tutto il resto d’Italia.

Il movimento “Slow” che in italiano significa “lento“, propone un cambiamento culturale, indirizzato a vivere una vita meno accelerata e più completa, in netta contrapposizione alla cultura della “velocità”. Questo movimento ha iniziato a prendere piede in molti settori come quello alimentare e dell’abbigliamento.

L’iniziativa di Noemi è un sospiro di sollievo in un mondo che corre a pieno ritmo.

Foto di repertorio