Crollo via Castromarino, i residenti presentano esposto: “Noi ancora sfollati e bistrattati”

Crollo via Castromarino, i residenti presentano esposto: “Noi ancora sfollati e bistrattati”

CATANIA – Non si arrendono i residenti di via Castromarino a Catania, quando nel corso della notte tra il 19 e il 20 gennaio 2020 furono costretti ad abbandonare le proprie case a seguito del crollo degli edifici dovuto a causa delle escavazioni effettuate dall’azienda Cmc di Ravenna.

Come tristemente trasalito agli onori della cronaca locale, i sottoscritti esponenti, nell’ormai lontanissimo gennaio 2019, sono stati vittime incolpevoli del crollo dell’edificio di via Castromarino, angolo via Plebiscito, causato dalla sottostante escavazione operata dalla CMC di Ravenna e finalizzata alla realizzazione del tratto di Metropolitana Stesicoro-Aeroporto.

È altrettanto noto – si spera – il calvario che di lì in poi abbiamo dovuto patire, un percorso irto di piccole e grandi ingiustizie, se non una vera e propria via Crucis, e il buon Dio ci perdonerà per il paragone visto che quella famosa notte a cavallo tra il 19 ed il 20 gennaio 2019 ha voluto risparmiarci la vita.

Il calvario di cui parliamo riguarda il trattamento disumano e degradante ricevuto a seguito dell’immane disastro, poiché, da vittime di condotte colpevoli e negligenti, piuttosto che ricevere compassione e sostegno, siamo stati bistrattati ed emarginati, e tutti i proclami di vicinanza e le promesse di aiuti sono rimaste solo slogan, atti a minimizzare l’immane tragedia che ci ha coinvolto, perché anche se sopravvissuti al disastro, aver perso le nostre case ci ha reso degli sfollati, costretti, appunto, a sopravvivere di stenti ed enormi difficoltà senza il tetto che avevamo faticato per mettere sopra la testa dei nostri figli e che qualcuno sta persino continuando a pagare.

Sebbene si sia già tenuto un procedimento civile volto ad indagare le cause del crollo, che ha confermato il nesso di causalità tra l’evento rovinoso e i lavori condotti dalla CMC, e sebbene vi sia un procedimento penale pendente e trattative volte alla definizione “bonaria” della questione, ancora oggi ci troviamo nello stesso stato di sfollati e bistrattati che ci hanno cucito addosso quella maledetta notte.

Proprio in merito alla possibilità di definire stragiudizialmente la questione, la CMC ha proceduto all’acquisto di parte dello stabile (quella sventrata dal crollo) e con esso avrà pensato di aver conseguito il titolo per diramare proclami in pompa magna sui suoi piani di demolizione e ricostruzione dello stabile (e non solo) e sulla ripresa dei lavori per la Metropolitana: considerate le cause che hanno condotto al dissesto delle nostre abitazioni, auspichiamo che quando ripartirà “la talpa” non si ripeta quanto a noi occorso, tuttavia il problema che oggi siamo costretti a sottoporre all’Autorità Giudiziaria attiene la spregiudicatezza e le condotte illegittime del nostro nuovo “condomino”.

Infatti, è accaduto che, all’indomani dell’acquisto di parte dello stabile crollato (4 appartamenti su 8), la CMC ha inibito, rectius impedito, agli altri proprietari degli appartamenti, incomprensibilmente esclusi dalle trattative sebbene coinvolti dal crollo, di poter accedere ai propri appartamenti: le unità immobiliari non acquistate, purtroppo, condividono con gli appartamenti comprati dalla CMC il vano scala, il quale è stato arbitrariamente sottoposto dalla medesima CMC a lavori mai autorizzati, di cui si sconoscono natura, qualità e finalità, sebbene quest’ultima nemmeno possieda la maggioranza delle quote millesimali dello stabile.

Una condotta assolutamente spregiudicata e molesta, che integra certamente il reato di violenza privata (perfettamente integrato e consumato in tutti i suoi elementi e a tutt’oggi perdurante), oltre che l’ennesimo schiaffo in faccia a dei poveri sfollati, i quali, evidentemente, non meritano neanche di essere consultati dei lavori che si intendono eseguire in casa propria.

Chiediamo, altresì, di essere avvisati, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 408 c.p.p. dell’eventuale richiesta di archiviazione del relativo procedimento e dichiariamo sin d’ora di opporci alla definizione dello stesso mediante decreto penale di condanna.

Nominiamo nostro difensore di fiducia l’Avv. Giuseppe Lipera del Foro di Catania al quale conferiamo procura speciale per il deposito del presente atto“, concludono i residenti di via Castromarino.