CATANIA – Incontrare nuove persone e intrattenere con esse un rapporto di conoscenza è un’azione che nel tempo è divenuta sempre più abituale e facile da realizzare grazie alla continua evoluzione della tecnologia. È inevitabile che a tutti, almeno una volta, sia capitato di fare nuove amicizie entrando per esempio nel mondo universitario.
Che si tratti di un’amicizia, di una semplice infatuazione o di qualcosa di più, ognuno ha avuto esperienze che ricorderà per il resto della propria vita. Tuttavia, il Coronavirus anche in questo caso ha influenzato parecchio il modo di approcciarsi agli altri impedendo gli incontri di presenza per via delle distanze da mantenere, le restrizioni o l’isolamento da rispettare. Ma niente panico, la soluzione esiste e ha il volto dei numerosi social network che permettono, nei limiti del possibile, di ridimensionare il peso della solitudine a cui ultimamente si è “costretti” a far fronte.
Se i siti d’incontri per alcuni sono “di troppo” c’è un’alternativa e a Catania prende il nome di Spotted Unict. Si tratta della community più famosa nella provincia etnea, seguita in particolar modo dagli studenti universitari, ma anche da diverse persone esterne all’ambiente e affezionate alla pagina. Ogni giorno Spotted attira l’attenzione di migliaia di utenti regalando momenti di svago e divertimento, con la possibilità di essere in anonimo i protagonisti di un post ma anche tra i commentatori più accaniti. Non si tratta solo di flirt, ma anche di consigli che variano dall’ambito universitario ai problemi di vita privata, tenendo incollata allo schermo ogni giorno tantissima gente.
Ma cosa c’è dietro questa “grande famiglia online”? Lo abbiamo scoperto intervistando direttamente il fondatore di Spotted Unict, Alessandro Battiato, ex studente dell’Università di Catania: “Ho creato questa pagina nel 2017 senza un motivo ben preciso dietro e non a scopo di lucro. Io non mi sono mai esposto e non intervengo mai in qualità di amministratore. Quando frequentavo l’Università di Catania preferivo mantenere l’anonimato e non farmi riconoscere proprio per evitare di mettere a disagio chi scriveva i messaggi, che mi avrebbe potuto riconoscere”.
“Spotted“, dalle origini alla più recente evoluzione
“La parola ‘spotted’, di origine inglese, significa avvistato quindi nasce come strumento per permettere agli studenti universitari di scoprire chi sono quelle persone che magari a lezione o in aula studio hanno visto. Questo era l’intento principale. Infatti spesso capita che, quando magari in un periodo sono prevalenti i messaggi di persone che vogliono conoscere altri, c’è chi commenta paragonando Spotted a Tinder non sapendo che la pagina in realtà è nata per gli incontri. L’interesse del pubblico è stato istantaneo e molti hanno da subito inviato messaggi. Ricordo bene che ho creato la pagina e già dopo una settimana c’erano più di 2mila persone. Il gruppo è sempre in continua crescita e rinnovamento perché ovviamente gli studenti cambiano nel tempo, c’è chi si laurea o rinuncia agli studi, quindi la popolazione universitaria cambia. Ogni giorno ci sono sia tante nuove persone che si uniscono sia qualcuno che decide di uscirne. Su Facebook ci sono poco meno di 32mila persone che seguono, tra cui alcuni che non sono studenti universitari. Ogni giorno arrivano circa 30/40 richieste di messaggi ma non tutti vengono pubblicati poiché c’è un filtro che rispetta il regolamento di Facebook per evitare sanzioni a carico dell’amministratore. I messaggi non devono essere contrari al buon costume e all’ordine pubblico, l’importante è questo”.
Una semplice pagina di incontri diventa il diario personale di molti
“La funzione principale è ormai diventata secondaria. La maggior parte dei messaggi non sono inerenti a incontri, ma si tratta di messaggi dove le persone si confidano, agevolate dal fatto che sono protette dall’anonimato. Una tendenza che si è accentuata per un principio psicologico di riprova sociale, ovvero i messaggi che vengono pubblicati influenzano coloro che il giorno dopo scriveranno messaggi. Dunque la funzione principale adesso è quella di far confidare le persone su qualcosa che non direbbero mai in altre circostanze. Quindi Spotted è diventato una sorta di diario con il vantaggio che molti danno consigli: la possibilità di parlare direttamente a 30/40mila persone significa trovare qualcun altro che sarà nella stessa condizione del soggetto”.
La pagina è diventata un supporto psicologico, specie durante il Coronavirus
“Gli studenti hanno una propensione a esprimersi in pagina poiché la maggior parte ha dei problemi più o meno gravi a livello psicologico, sia perché lo studio è molto stressante sia perché ci si trova in luoghi nuovi dove bisogna essere accettati. Lo studente è in una condizione di disagio e trae vantaggio da Spotted come da tutti i social network. La pagina è diventata un punto di riferimento specie in questo periodo e dunque può aiutare, anzi sono sicuro che già aiuta tante persone. Anche il confidarsi diventa una delle tipologie di messaggi prevalenti”.
Come recita un famoso detto… “Dio li fa e Spotted li accoppia”
“Tante le storie a lieto fine grazie a Spotted. La maggior parte di chi pubblica un messaggio cercando qualcuno, sia in caso di avvistamento sia in maniera più generica, lo trova. Questo succede spesso e nella maggior parte dei casi, si trova ciò che si cerca. Ci sono circa 20mila conversazioni aperte in pagina dal 2017 a ora. Molti sono fedelissimi e mandano spesso messaggi”.
Possibili scenari futuri
“In merito alle prospettive future, a me piacerebbe che si evolvesse la pagina però non ho ben chiaro verso quale direzione. Vorrei continuare con questa modalità e offrire nuovi modi di distribuzione dei contenuti di Spotted. L’evolversi non deve portare Spotted a diventare un contenitore troppo grande”.
Fonte foto: Facebook, Spotted Unict