Se qualche anno fa ci avessero detto che sarebbe stato possibile avere un tutor personale sempre disponibile e capace di aiutarci nello studio, forse avremmo riso increduli. Siamo passati dall’immaginazione alla realtà, perché quella che l’Intelligenza Artificiale sta portando nel mondo dell’istruzione è una concreta e silenziosa rivoluzione, perdonatemi la rima.
Ma fino a che punto questa tecnologia rappresenta un supporto efficace senza trasformarsi in un rischio per l’autonomia e la profondità della conoscenza? Noi di NewSicilia ci siamo posti questa domanda, chiedendo anche il parere di studenti ed esperti.
Come dicevamo, gli strumenti offerti dall’IA sono straordinari e hanno rivoluzionato il modo di studiare. La loro forza sta non solo nella velocità con cui permettono di generare schemi personalizzati, riassunti automatici e test interattivi, ma soprattutto nel livello di adattabilità che offrono. Grazie a queste tecnologie, ogni studente può modellare il proprio metodo di studio in base alle proprie esigenze, rendendolo più efficace e su misura.
Piattaforme come ChatGPT, ad esempio, vengono ampiamente utilizzate per chiarire concetti complessi e fornire spiegazioni dettagliate in tempo reale. Uno degli aspetti più apprezzati è la possibilità di ottenere risposte immediate e su misura per le proprie difficoltà.
“Ho utilizzato l’IA attraverso un algoritmo visto su TikTok per poter studiare e ripassare meglio gli argomenti di un test che stavo preparando e devo dire che è andata benissimo”. Ha raccontato la studentessa Marta Arcifa, che però evidenzia: “Purtroppo facciamo parte di quella generazione etichettata come “aiutata in partenza” e piena di agevolazioni, ma io penso che se abbiamo delle opportunità come queste bisogna coglierle”.
“Chiaramente con questo non voglio estremizzare il concetto perché il rischio di una dipendenza dal supporto tecnologico è una verità e anzi ci sono già le prime vittime. Credo però che, se utilizzata con il giusto equilibrio e la giusta intelligenza, ChatGPT o simili possono diventare ottimi compagni e aiutanti nel nostro studio e lavoro“.
Ci sono poi studenti che hanno analizzato criticità e lacune durante l’utilizzo, soprattutto negli errori commessi dalla IA: “Nonostante le immense capacità del sistema, capita spesso che la piattaforma non sia in grado di rispondere correttamente alle richieste fatte proponendo dei contenuti parzialmente errati. Si tratta però di errori così banali che solo un occhio attento e una mente allenata possono essere in grado di individuare”. Ha dichiarato la studentessa Irene Beninato.
Il problema degli errori non è stato solo un caso singolare evidenziato, ma altri studenti ci hanno raccontato: “Dovevo preparami per un esame di Letteratura e per aiutarmi ho deciso di provare ad utilizzare ChatGPT. Dopo aver parafrasato correttamente i testi proposti, ho provato un passo successivo chiedendo di spiegarmi gli argomenti trattati: panico totale ed errori elementari“.
Non solo studenti, ma anche esperti sanitari hanno voluto dire la propria sull’argomento. Abbiamo avuto il piacere di intervistare Giusi Blanco, medico nel reparto di Oncologia all’Ospedale Garibaldi di Catania.
“Ho provato a consultarla facendo quesiti ultra specialistici inerenti la mia professione medica. Le risposte che ho ottenuto sono state adeguatamente argomentate e supportate da letteratura scientifica“.
“Il risultato della mia consultazione è stato un veloce remind di quanto conoscevo e una veloce conclusione che ha risolto un dubbio. Quindi concluderei con un EUREKA: abbiamo trovato la soluzione a tutto, chat veloce supportata scientificamente, dati veritieri. La soluzione perfetta per la velocità con cui questa società ci costringe a ragionare e produrre soluzioni“.
“La mia generazione, che è nata senza internet e cellulare, ha sgomitato fra enciclopedie, vocabolari, biblioteche, respirando il profumo della carta stampata. Prima di arrivare a delle considerazioni proprie sul tutto ha elaborato quindi opinioni uniche o comunque molto personali“.
“È sicuramente poco utile, anzi controproducente, fare un confronto generazionale (la ritengo una guerra persa in partenza perché non ha obiettivo!)” spiega Giusi Blanco.
“Penso però che i percorsi che la mente fa alla ricerca del sapere siano proficui se li ha elaborati passo dopo passo, ponendosi dubbi e perplessità. Cosa succede se il mio non sapere viene sopperito con un solo click su un’app che produce una risposta standardizzata come fosse uno scontrino?”.
“E soprattutto cosa succede se tutti, a prescindere dal livello culturale, acquisiscono info senza avere opinioni proprie? Credo che uno dei risultati potrebbe essere un ulteriore appiattimento del livello culturale con sempre meno idee, stimoli, curiosità che sono proprie di chi ha interesse a cercare approfondendo quanto più possibile; il sapere in mano a pochi nella storia non ha mai portato risultati di crescita sociale positivi“.
“Spero che anche chi è nato con un cellulare in mano possa riflettere sempre in modo critico e costruttivo senza lasciarsi condizionare da facili soluzioni dato che la vita non segue un manuale preciso, la devi inventare tu sfruttando tutto della tua personalità e delle risorse che hai coltivato nel tempo“.
E voi cosa ne pensate? Siete favorevoli al supporto dell’Intelligenza Artificiale nello studio e nel lavoro o vedete in quest’ultima la morte della creatività umana?
A voi la parola: votate il sondaggio qua giù.
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