“Odi et amo”, la scelta della Nord rossazzurra spettro di un cambiamento dalla A alla Z

CATANIA – Forse è la prima volta che una cosa del genere accade nel mondo “Calcio Catania” dal 1946. Gravità? No, non è successo nulla da mettersi le mani nei capelli e piangere disperatamente. Sorpresa? Neanche quella, perché ormai il tempo scorreva inesorabile e prima o poi la bomba sarebbe scoppiata.

Probabilmente una parola giusta non c’è e bisognerà girarci attorno per descrivere quel lungo percorso che ha portato a una decisione forte, chiara e netta da parte della Curva Nord, cuore pulsante del tifo rossazzurro.

Quattro anni nei bassifondi della classifica. Due retrocessioni. Una condanna infamante per illecito sportivo. 17 punti di penalizzazione complessivi. Una salvezza all’ultimo respiro in terza serie. Una squadra che ha visto il passaggio di un’ottantina di giocatori in quattro stagioni senza che si riuscisse a cambiare passo. Una società silente riguardo ai motivi di tutto ciò e che per troppo tempo non ha dato risposte su quale fosse la reale situazione economica e debitoria“: comincia così il comunicato fatto circolare ieri dalla tifoseria, con un viaggio che inizia dall’estate 2013.

L’amministratore delegato Sergio Gasparin va via, arriva Pablo Cosentino. La squadra cambia e perde, esce sconfitta il più delle volte e viene contestata. Ma i tifosi sono lì, comunque: loro si arrabbiano, contestano, ma continuano a tifare perché sanno che una stagione storta (in quel caso nera) può starci. Si riparte dalla Serie B: alla prima contro il Lanciano il “Massimino” è stracolmo. Si pensa già ad una promozione stile 2005/06. Ma quei tempi erano lontani anni luce, soltanto che i sostenitori etnei dovevano ancora rendersene conto. I concetti espressi non fanno una piega, perché il Catania viaggia a ritmo retrocessione e trova un filotto di cinque vittorie consecutive, che bastano a garantire la salvezza. Di lì a poco, però, “I treni del gol” iniziano a fischiettare, fino ad apparire ed investire il Catania spedendolo in terza serie.

Dunque, i tifosi fanno un passo indietro: la delusione è cocente e a rimarcare di più la rabbia sono i punti di penalizzazione inflitti agli etnei. Il Catania, però, riesce a farsi perdonare annullandoli tutti nelle prime partite di campionato: allora, in occasione del match con il Catanzaro in casa, il “Massimino” tornò a farsi sentire. I rossazzurri vinsero 4-1. Ma, poi, alcune sconfitte diventarono pesanti: un esempio quelle di Martina Franca o Ischia. Alla fine arrivò la salvezza: le attese di risalita furono deluse. Restare in Lega Pro, però, non fu facile, in quanto la certezza di poter giocare in C anche il prossimo anno giunse grazie alla vittoria all’ultima giornata contro l’Andria. E nel giro di tre anni, il Catania passò dal sogno Europa allo spettro della D con una montagna di debiti sul groppone e con il rischio di fallire.

Colpa di Pulvirenti? Certamente non solo lui ha causato ciò, ma per avere una chiara visione di quello che potrebbe essere accaduto bisognerà aspettare la chiusura del processo, quando si individueranno i venditori e gli acquirenti di quelle partite vinte dal Catania in Serie B.

Non stiamo più al vostro gioco. Non stiamo più dietro alle parole. Lo abbiamo fatto per troppo tempo, con amore e passione infinita, anche sotto il diluvio. In cambio ci avete dato partite squallide e parole al vento. Avete persino provato a dividere con noi i vostri errori nelle conferenze stampa, distribuendo colpe e sviando sempre dalle vere responsabilità”: continua la Nord, che evidenza il proprio stato di malessere dopo le clamorose sconfitte di questo campionato come, per esempio, quella al Massimino contro il Melfi o contro la Virtus Francavilla in trasferta. Un rendimento, quello di quest’anno, mai continuo: troppi bassi e pochi acuti per un Catania che come organico sarebbe dovuto stare nelle prime zone della classifica e che, invece, è dodicesimo, con tre cambi di allenatore ed una squadra disunita mentalmente e tatticamente. Nemmeno il mercato di gennaio sembra stia portando fortuna agli etnei con gli arrivi di Pozzebon, Baldanzeddu, Tavares e Marchese. La paura, probabilmente, è quella di rimediare un’altra figuraccia contro il Foggia.

Poi ecco il passo importante e rivoluzionario, quasi, della tifoseria: “Questa città, malgrado i suoi enormi difetti, merita ben altro. Ci sono grandi realtà a cui non si dà voce, che magari non hanno nemmeno i soldi per comprare i completini nuovi, ma che quelli vecchi li trattano con cura, perché sanno quelle maglie vanno onorate”. Cambio di programma, questa domenica non si andrà allo stadio come tutte le altre domeniche. Sì, è vero che quando il Catania era ancora in Serie B i tifosi hanno disertato lo stadio in occasione dei match contro Brescia e Carpi, ma erano rimasti a casa. Stavolta il Catania non lo guarderanno proprio: sarà stata la sospensione del Daspo a Pulvirenti, saranno state le parole di Lo Monaco in conferenza stampa, sarà stato il gioco “non” espresso in campo. La decisione è irrevocabile: la Curva Nord si dedica ad altro, come fece domenica scorsa con il Calcio Catania Femminile e come domani, invece, farà con l’Amatori Catania.

Alle 15, al “Benito Paolone” di Santa Maria Goretti, la squadra rugbistica affronterà il Messina in un derby infuocato. Si sosterrà l’Amatori ma si protesterà pure, in un campo che quasi sicuramente in pochi hanno varcato perché, come ribadiamo, a Catania da sempre “esiste solo il calcio come sport”.

Ognuno fa ciò che vuole e le ragioni dei tifosi sono intoccabili: forse però, è bene evidenziare che se il Catania inizierà a dimostrare il proprio valore in queste ultime giornate, i tifosi ritorneranno al punto di partenza. Il sostenitore rossazzurro è così: ama e odia, odia e ama. La fede non può essere cancellata, la rabbia offusca la mente e la stanchezza porta ad allontanarsi.

Perché poi, alla fine, “Amor vincit omnia”: avremo ragione? Soltanto il tempo darà le risposte, visto che il rapporto tra squadra e tifosi è stato sempre considerato come un amore infinito. 

Chissà se il Catania, senza i suoi tifosi, riuscirà a rialzarsi. La cosa certa è però che i rossazzurri giocheranno due partite: quella del campo e quella dei conti, l’ultima più importante della prima. Ci vorrà tempo per tornare ad essere il Catania di una volta, il passato dev’essere conservato in un cassetto e dimenticato fino a quando non si ripresenterà nuovamente l’occasione. Se i debiti non venissero saldati, la squadra di via Magenta potrebbe non figurare nemmeno nel professionismo. E l’undici del tecnico Giovanni Pulvirenti è soltanto la ciliegina sulla torta di quelle che sono tutte le società di calcio: aziende che devono far quadrare i conti.

Ci vuole calma e sangue freddo” direbbe il cantante Luca Dirisio. Ma queste due componenti i tifosi rossazzurri sembrano averle esaurite. Il Catania non è più lo stesso: il mondo è cambiato dalla A alla Z.