Aggressioni ai giornalisti: quando uno dei mestieri più belli si scontra con le realtà più tristi

PALERMO – Da sempre, quello del giornalista, viene considerato uno dei mestieri più belli e affascinanti del mondo ma, come tutte le più belle realtà, esistono in questo campo anche delle tristi componenti che di certo lo mettono sotto una luce diversa.

E una di queste è senza dubbio la costante percentuale, purtroppo in continua crescita, delle aggressioni subite dai giornalisti sia in Sicilia sia nel resto d’Italia. Sono, infatti, tantissimi i fatti di cronaca in merito che hanno di fatto scosso l’opinione pubblica nell’ultimo periodo.

Uno dei fatti di cronaca che ha di più impegnato tutte le testate giornalistiche nazionali riguarda la brutale aggressione subita dal giornalista della Rai, Daniele Piervicenzi, da parte di Roberto Spada, noto membro della famiglia mafiosa di Ostia e conosciuto dalla cronaca per diverse inchieste giudiziarie.

Una delle immagini che attestano l’aggressione subita dal giornalista della Rai a Ostia

Ma insieme a questa vicenda, che ha fatto luce sul triste fenomeno, possono essere aggiunte le innumerevoli aggressioni subite negli ultimi anni da tantissimi giornalisti “d’assalto” come, per esempio, gli inviati di famose trasmissioni televisive come “Striscia la notizia” o “Le Iene“. Si tratta di giornalisti che quotidianamente effettuano servizi molto delicati su fatti di cronaca o politica e che di fatto mettono a rischio la propria incolumità cercando di compiere a pieno il loro dovere.

Ma per trovare altri casi di aggressioni a giornalisti non c’è bisogno nemmeno di allontanarsi dalla Sicilia. Proprio qualche giorno fa, infatti, il giornalista siciliano Paolo Borrometi, già costretto da qualche anno a vivere sotto scorta dopo diverse inchieste sulle infiltrazioni mafiose a Ragusa e Siracusa, è stato aggredito e minacciato a causa di un’inchiesta poco gradita da alcuni esponenti di spicco di un clan mafioso del siracusano.

Proprio in occasione di quest’ultima aggressione, l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia si era detto soddisfatto dei tempestivi interventi effettuati nei confronti dei vili aggressori e sopratutto aveva sottolineato che, oggi come non mai, bisogna stare molto vicini a questi giornalisti che ogni giorno, in maniera coraggiosa, svolgono al meglio il proprio mestiere per fornire alla collettività un’informazione il più possibile trasparente e veritiera circa fatti di cronaca che quotidianamente si abbattono sulla regione siciliana.

Sui fattori che causano questo triste fenomeno esistono due filoni di pensiero distinti e separati. Il primo collega le continue aggressioni subite da molti giornalisti a uno sbagliato metodo di informazione utilizzato da quest’ultimi che, a dire di molti, quasi istigano atri soggetti a compiere questi atti di violenza utilizzando un modo di fare che possa infastidire e alterare gli intervistati di turno.

Il secondo filone di pensiero, certamente più razionale e condivisibile, afferma invece che le aggressioni possano scaturire dall’errato comportamento di molti soggetti che, una volta scoperti e messi “alla gogna” pubblicamente da varie inchieste giornalistiche, perdono il controllo non facendo altro che confermare quanto di brutto possa essere stato scritto o sarà scritto nei loro confronti.

Molti sono comunque d’accordo sul fatto che quello del giornalista, al giorno d’oggi, sia anche uno dei mestieri più difficili e impegnativi. Per intraprendere una carriera del genere bisogna certamente avere la passione e la stoffa giusta, con la consapevolezza quotidiana di poter andare incontro a impietosi fatti del genere. Dall’altro lato però c’è anche bisogno di una maggiore tutela e sensibilizzazione della collettività per far si che ognuno possa svolgere al meglio il proprio mestiere senza dover convivere con la costante paura di subire delle aggressioni solo perché si sta semplicemente compiendo il proprio dovere nel migliore dei modi possibile.