Catania, l’amara delusione e la mancata spensieratezza ti rendono troppo debole

Catania, l’amara delusione e la mancata spensieratezza ti rendono troppo debole

CATANIA – Adesso per il Catania si mette seriamente in salita.

Durante il corso di tutto il campionato, i rossazzurri con le buone o con le cattive sono sempre riusciti a trovare dei risultati positivi utili a stabilirsi in zona playoff. Ma da oggi potrebbe non essere più così, perché sulla testa dei calciatori c’è un enorme macigno che si chiama “caos“.

Un caos provocato non tanto dalla sconfitta di ieri a Lecce, quanto per la reazione mancata e per un contraccolpo psicologico importante dalle dimissioni di Mario Petrone. Il Catania torna a perdere in trasferta, mostrando le due facce della medaglia: nel primo tempo quella positiva, dove si è vista una squadra messa in campo con ordine e in grado di creare qualcosa, mantenendo la gara in equilibrio. Nel secondo, invece, quella svogliata, senza idee e troppo impacciata.

La mano di Pulvirenti? Forse non si è vista, forse sì, forse solo in parte. Difficile dare giudizi dopo soli tre giorni di lavoro con la squadra. Il tecnico etneo ha provato a sorprendere il Lecce con un 3-5-1-1 e il ritorno di Di Grazia come mezz’ala, un po’ come il suo predecessore Pino Rigoli, ed il rientro di Mazzarani dal primo minuto. A sorpresa anche la scelta di lasciare Russotto in panchina insieme con Barisic. Una scelta che, però, ha visto i giallorossi avere in mano la gara durante le prime battute, seppur senza fortuna.

In quel momento, allora, occasione per il Catania di mostrare la qualità dell’organizzazione tattica e di avere la testa sulle spalle, consapevole di poter stare bene in campo. Da qualche tempo, però, c’è qualche scollamento tra: il centrocampo, infatti, non riesce a supportare bene il reparto arretrato e, allo stesso tempo, non assiste bene quello avanzato. Nei primi 45′ i rossazzurri oltrepassano la metà campo avversaria e riescono a tirare in portasolo da lontano: con Mazzarani in due circostanze e poi con Pozzebon. Il Lecce non demorde e risponde, a tratti è anche una partita divertente ed equilibrata. Come è accaduto spesso nelle ultime partite il portiere Pisseri degli etnei è chiamato alle imprese e sembra che, come in ogni partita, sia stata aggiunta una nuova perla al rosario domenicale in onore di “San Matteo” (Pisseri, ndr): con la mano di richiamo, aperta, chiusa, con i pugni, fuori dai pali e in posizione, riesce sempre a dire la sua. Grande classe ed essenziale continuità di rendimento lo renderanno quasi certamente oggetto di mercato in estate. Due bellissime parate tengono gli etnei a galla, comunque promossi dopo la prima frazione di gioco.

Nella ripresa, invece, il Catania si scioglie come ghiaccio al sole e perde fiducia nei propri mezzi, come è capitato due volte su tre questa stagione. Costa Ferreira punisce una disattenzione grossolana di Biagianti, Bucolo e Di Grazia, spianando la strada all’ex Virtus Entella. Pisseri stavolta è sorpreso e battuto.

Fonte: Sportube

Fonte: Sportube

C’era necessità di reagire, ma il colpo di reni ed il carattere che il Catania avrebbe dovuto tirare fuori non c’è stato e la partita rossazzurra si infiamma solo sul piano dei nervi. Gli ospiti non tirano più in porta e nemmeno riescono ad azzeccare l’ultimo passaggio: le gambe, diventano pesanti e manca la lucidità.

I problemi di questo Catania sono tanti: Petrone l’ha definita una “squadra malata“, un gruppo che ha delle evidenti difficoltà mentali che incidono non poco sull’andazzo della partita. In questo momento, la squadra è fuori dai playoff, undicesima con 39 punti (-1 dalla Casertana).

Una cosa certa è che dal settembre 2013 si stia disperdendo qualcosa che ha sempre caratterizzato l’ambiente rossazzurro: l’amore per la squadra, per la maglia, l’onore di rappresentare una città intera.

Catania da sempre paragona la parola “sport” a “calcio”, anzi sovrappone la seconda alla prima. I tifosi rossazzurri hanno sempre sostenuto la squadra e siamo certi che continueranno a farlo anche se si trovassero a dover tifare nei campi d’Eccellenza, ma è l’idea di quel vecchio Catania che fa male alla gente, di una squadra capace di regalare emozioni uniche. Probabilmente è questo il problema che incide nella testa dei calciatori: non giocano in maniera spensierata, che è diverso da scendere in campo con un atteggiamento svogliato.

Senza pressioni ci si sente più liberi, invece tutta la tifoseria vorrebbe tornare a gioire perché sono già passati quattro anni da quella retrocessione dalla A alla B, ma il tempo sembra essersi fermato e bisognerebbe nuovamente ridimensionarsi. Poi si può discutere della prestazione dei calciatori e i tifosi non possono essere biasimati. La sconfitta ha lasciato troppo amaro in bocca: non se ne voglia nessuno, il Lecce non è il Melfi ed una sconfitta in casa degli uomini di Padalino poteva starci. Il punto è che lo stress in casa Catania è talmente tanto da impedire alla squadra di lavorare serenamente e ai tifosi di avvicinarsi a quest’ultima.

Tante, troppe lamentele, troppi sbagli, tutto eccessivamente errato: forse nemmeno più conta quale avversario i rossazzurri dovranno affrontare. Ormai la domanda che la Catania calcistica si pone è: “Ne usciremo vivi come prima, un giorno?”.