Che pazzi Armando Pugliese e Tuccio Musumeci

CATANIA – Uno spettacolo che non ti lascia respirare, quello presentato al Brancati per l’apertura della stagione 2014-15, “Il medico dei pazzi” di Eduardo Scarpetta, per la regia di Armando Pugliese, scene e costumi assolutamente spiritosi di Dora Argento.

Poche parole sulla trama: un nipote studente che vuole fare il viveur, con la complicità degli ospiti della pensione dove alloggia, fa credere allo zio di essere un medico e di gestire una clinica dei pazzi per spillargli ancora denaro da dare ai suoi creditori. Un canovaccio che diventa un pretesto per mettere in movimento una vera e propria macchina della risata, con continue trovate, gags, invenzioni.

Merito  del travolgente ritmo che Armando Pugliese ha dato all’allestimento, coinvolgendo sempre più il pubblico, in un crescendo che trova la sua acme nell’esplosione dei numerosi e talentuosi attori che fingendosi artisti, cantanti, musicisti, scrittori circuiscono il povero zio fino allo svelamento finale. Il tutto senza scadere nel guittismo, nella sguaiata comicità, anzi, al contrario consentendo a ciascun attore di mettere in luce la proprie doti.

Motore dell’azione Giovanni Rizzuti, Ciccillo il nipote, con simpatica inflessione palermitana, che costringe i “coinquilini” ad inventarsi estri artistici di varia natura. Ed ecco che Claudio Musumeci-Michelino, abbandona la consueta tonalità del crooner per cimentarsi in arie liriche. E Plinio Milazzo-Raffaele diventa un attore drammatico sui generis, Turi Giordano-Enrico un musicista in cerca di teatri dove esibirsi. Fabio Costanzo-Luigi uno scrittore pronto a raccontare novelle. Sono, nella loro diversità, accomunati da una disciplina dell’invenzione, certamente concertata da Armando Pugliese, che ne fa un vero coro di qualità.

Una menzione a parte per Salvo Disca, il Maggiore: attenzione alle sue entrate in scena, esplosive più delle sue pistole. E poi Riccardo Maria Tarci-direttore della pensione: un trait d’union da attore consumato tra i giovani e il grande protagonista Tuccio Musumeci, il maestro, inimitabile, che fa dimenticare i suoi ottanta anni, dispensatore di battute, ammiccamenti, fughe, timori, aggredito e ricercato, sic!, dalle donne proprio per la sua età. Il pubblico viene soprattutto per ammirare la sua arte sempre fresca che riesce a comunicare con grande efficacia ed immediatezza.

Ma non vi sono donne in questa piece? Certo, altro che!

Intanto due regine: Olivia Spigarelli e Margherita Mignemi: cosa dire di loro? Sono le eredi delle grandi attrici della commedia siciliana, da Rosina Anselmi, Ave Ninchi (catanese acquisita), a Nina Micalizzi, Padronissime della scena, con grande personalità, nucleo attorno alle quali ruotano le giovani attrici.

Stavolta, in particolare Evelin Famà, a tratti strepitosa, tra una risata  a comando ed un finto sputo nel caffè. Ed Elisabetta Alma-Carmela? Fa sbandare, come la sua camminata, il pubblico che la segue nelle sue entrate con equivoci recipienti in mano e soprattutto nelle sue uscite di scena. Con la consueta simpatia, completano il cast Chiara Seminara-Margherita, Valentina Ferrante-Bettina ed Angelo Agosta-Peppino il garzone.

Prolungati gli applausi a sipario aperto a festeggiare un teatro ed una compagnia che ha ancora dato dimostrazione di arte e di vita, di voglia di continuare malgrado la crisi.

Un invito al pubblico a non perdere questo spettacolo.