CATANIA – Si è conclusa ieri pomeriggio al Teatro Ambasciatori, con la messa in scena della commedia “Lu Cavaleri Pidagna”, la stagione 2021/2022 della Compagnia Stabile Gravina diretta dal Maestro Franco Torrisi.
Una pièce, a firma di un grande come Capuana, che è stata in sé un ottovolante di emozioni dove pulsioni di un ES che non vuole arrendersi al tramonto, oramai sempre più prossimo, del quasi ottantenne “Cavaleri Pidagna”, l’ironia che, come un perverso gioco psichedelico, appare e scompare fagocitata dal dramma di un amore paterno rintuzzato da orgoglio e desueti (oggi) pregiudizi e l’immancabile, anche se antesignana nel 1904, scena madre finale dell’abbraccio tra padre/nonno e ritrovata famiglia, conducono, inesorabilmente, dove desidera il pubblico: l’affermarsi del vero amore che un anziano padre dovrebbe coltivare in una, e una sola, direzione come quello per i nipoti.
Ma “U Cavaleri Pidagana” è anche tutto un susseguirsi di vicende a volte al limite del ridicolo quanto (purtroppo) veritiere, come la spedizione “punitiva” indirizzata al nemico in amore, a volte risibili come le mediazioni “tout cort” d’improvvisati ambasciatori di pace, a volte imbarazzanti come la paura del notaio a fronte di un potere economico e violento del Cavaliere, variegate vicende che sostengono elementi narrativi emananti abbaglianti riflessi di nostrane subculture di quel tempo: forse…
Un copione, pertanto, che ingloba e tratteggia a tinte forti figure apparentemente statiche, maniacalmente caratterizzate e fortemente rappresentative di quella Sicilia d’inizi Novecento, figure come il già citato notaio, il prete, la governante, la figlia pentita, l’innocenza dei nipoti per una matriosca di sentimenti ma… all’incontrario dal più piccolo, quanto grottesco e posticcio, impulso amoroso della scaltra «chansonnier» di turno, al giganteggiante (vero) amore per il proprio sangue.
Strizza l’occhio Capuana in maniera decisa ammiccando a un pubblico più popolare che borghese, più genuinamente sanguigno che altero, toccando temi presenti al suo tempo ma messi in scena prima di altri. Spaccati sociali di modi d’essere della sua/nostra terra così veri e vissuti che diverranno mal celati riferimenti in altre commedie forse, e paradossalmente, diventate più famose (L’aria del continente?) di autori di tutto rispetto come Martoglio e Pirandello, giusto per rimanere nelle alte sfere del nostro teatro.
Una sfida che ha piacevolmente “costretto” i componenti del Teatro Stabile Gravina a mettere in scena
tutta la loro non poca esperienza per trasferire a un discreto pubblico presente, nonostante un caldo fuori stagione e un lungo ponte che avrebbe consigliato altro, questi molteplici argomenti.
Ed eccoli in ordine di apparizione gli attori che hanno interpretato i vari ruoli: Graziella Filocamo (Donna Mara), Pippo Di Maura (Lu Nutaru Scafiti), Rosy Arena (Elsa Moro), Franco Torrisi (Lu Cavaleri Pidagna), Adam Savoca (Carru Longu), Giulia Guardo (Donna Lia), Antonio Sangari (Lu Propositu Balata) e le piccole Gaia Aliotta (Roberta), Giorgia Zappalà (Agatina).
Il Teatro Stabile Gravina vi dà appuntamento alla prossima stagione 2022/2023 dove sarà protagonista all’interno di una rassegna teatrale di tutto rispetto.
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