CATANIA – NewSicilia ha assistito all’“evento dell’anno”, al TGS della compagnia Ouroboros che ha preso vita la scorsa sera al Teatro Ambasciatori di Catania dopo essere stato inizialmente rimandato a causa del maltempo.
“Un critico teatrale che non riesce a divertirsi a teatro… e io sarei il ciarlatano?”, è da questa frase che vorremmo iniziare il nostro viaggio dentro il circo di Barnum. Se c’è una cosa che abbiamo notato dall’ingresso in teatro fino alla fine dello spettacolo è stata che il sorriso non ha mai abbandonato il volto di nessuno. Tanto quanta era la gioia di vedere TGS sul palco, tanto quanto gli spettatori e gli stessi attori sul palco gioivano in maniera ben visibile e insieme. Ci sentiamo di dire che questa è stata la vittoria più grande di Ouroboros.
L’attesa è stata spesso trepidante per l’arrivo delle parti corali, un’attesa che, forse, ha un po’ fatto ignorare i momenti più dialogativi, che inevitabilmente si incupivano di fronte all’esplosione (vera e propria!) di quelle scene in cui la compagnia era libera e capace di esprimersi nella sua completezza.
Quello che abbiamo visto è stato un musical svelto, quasi iconografico quando basa la sua spettacolarità sui fermo immagine iconici che riportano all’idea paradigmatica del film. C’è stato molto del film, ma in una dimensione squisitamente teatrale, specialmente in alcune scene in cui il contesto ambientale sembrava quasi di posa, perfettamente predisposto per il suo scopo, studiato e utile: il palco era una tela su cui la compagnia ha dipinto scenari diversi ogni momento.
Il palco infatti era letteralmente tutto: era casa, sogno, palco, un teatro intero, era fuoco, era macerie, era circo. Tra le luci e gli effetti speciali, gli oggetti e gli stessi “escamotage” sfruttati per dividere e dividere ancora lo spazio, non si può dire che il teatro Ambasciatori non sia stato usato al 100% e con ammirevole furbizia.
Uno spettacolo però ha anche e sempre bisogno di un critico, questa volta non come James Gordon Bennett!
Il nostro cuore è stato particolarmente rapito (e non ne voglia il resto del cast, ma qui si parla di un vero e proprio colpo di fulmine) da Paola D’Arrigo e da Federica Marino, rispettivamente Charity Hallet e Lettie Lutz: la prima delicatissima e gentile, quasi “familiare” e rassicurante, l’altra forte ma sensazionalmente pulita nella recitazione, nel canto e nella validissima presenza scenica.
Il mondo visto dagli occhi della dolcissima Charity, che appesa al filo delle sue incertezze canta come un angelo del suo amore e della sua fedeltà mentre dietro di lei la vita continua a scorrere, ad andare inevitabilmente avanti nonostante i momenti difficili: quello è e sarà un momento da incorniciare nel cuore degli spettatori. Un momento di pura magia. Non troviamo più parole per descriverne l’estrema bellezza.
Alla fine di tutto, quello di cui Barnum aveva bisogno era davvero davanti ai suoi occhi e con commozione e in punta di piedi ci è stato dimostrato in un finale insolito, simile alle scene post credit durante i titoli di coda dei film, ma questa volta dopo il finalissimo scoppiettante e in pieno stile Ouroboros.
The Greatest Show è stato davvero un ottimo trampolino di lancio che tiene fede alla storica promessa tra spettatore e attore: mentre l’uno promette di credere a tutto quello che vedrà, l’altro si impegna a farlo apparire reale. Questo è quello che ha fatto Ouroboros quando due anni fa ha ideato TGS e quando ieri sera gli ha dato vita e dopo questo spettacolo siamo certi che moltissimi altri spettatori vorranno credere a tutto ciò che la compagnia racconterà.
Gli scatti “dentro il circo”
Chiacchiere notturne con il cast
Tra costumi e oggetti di scena, tutto quello che abbiamo visto all’Ambasciatori ci ha stupiti e lasciati senza fiato e parole, ma qualcuna ne è rimasta per descrivere quale meraviglioso evento sia stato TGS e quali “chicche” meritano di conoscere i super fan!
“Ci sono stati degli oggetti di scena che per esigenza abbiamo dovuto far fare in maniera specifica dal falegname. Abbiamo dovuto provare a capire se le cose fossero comode e adatte ai movimenti che avremmo poi fatto sul palco”.
Si può parlare di un vero e proprio spettacolo “artigianale”, interamente figlio delle mani dei ragazzi della compagnia e delle loro capacità.
“Questo progetto nasce proprio dalla nostra voglia e capacità di sfruttare quelle che sono le nostre capacità, il nostro saper fare quello che ci piace. Nessuno di noi è un sarto o uno scenografo, eppure siamo riusciti a dare una parte di noi per la resa finale. Ci ha reso felici l’idea che in ogni oggetto e costume ci fosse qualcosa di nostro, di strettamente legato a noi”, spiega Paola D’Arrigo che insieme a Noemi Scalia ha ideato e realizzato i costumi di scena.
Gli stessi costumi visti sul palco sono stati fatti interamente a mano, comprese le maschere che alcuni attori hanno indossato. Anche questo ha contribuito all’effetto finale, specialmente perché la resa è stata notevole e ampiamente professionale come difficilmente si crederebbe se si sapesse che è nato tutto dalle mani della stessa compagnia, in alcuni casi anche con tessuti riciclati.
A rendere il tutto un po’ più speciale è stato scoprire di conoscere perfettamente il background di ogni personaggio, le loro storie e i loro desideri, gli obiettivi e i motivi che li hanno portati a esibirsi dentro il circo di Barnum, dentro quel circo in cui li abbiamo visti brillare.
“Ognuno dei personaggi ha un background e tutti noi ci abbiamo messo del nostro. Il personaggio non va in scena soltanto a livello fisico, c’è un filone logico che lo collega agli altri, al palco in cui ha preso vita”, continua Paola.
Quella di Ouroboros è stata una grande sfida animata dalla lunghissima attesa di due anni (causa lockdown da Coronavirus) del pubblico, ma anche dalle aspettative che gli spettatori fidelizzati si sono creati dopo l’ormai meno recente City of Stars, spettacolo con cui la compagnia ha debuttato e che ha lasciato un’idea molto positiva della potenza e della voglia di fare dei ragazzi.
“Vogliamo lasciare la nostra firma in questo progetto. – conclude Paola – Questo spettacolo è nostro, cioè ci siamo ispirati al film ma lo spettacolo è nostro: l’abbiamo fatto noi e senza l’aiuto di nessun altro, noi abbiamo fatto il possibile per rendere questo spettacolo spettacolare”.
L’ora di tornare a casa è arrivata per noi e per i giovani, il sipario è chiuso e il pubblico è andato via mentre cala sempre più il buio. Non sappiamo ancora cosa creeranno di nuovo i ragazzi di Ouroboros, cosa porteranno in scena e in che modo riusciranno a superarsi ancora una volta, ma se le premesse sono già così brillanti, possiamo solo rivelare che anche noi non vediamo l’ora di vedere di nuovo la compagnia sul palco.
Il cast
Ancora una volta e per l’ultima volta proponiamo i nomi degli attori e dei personaggi che hanno rispettivamente interpretato sul palco:
- Phineas Taylor Barnum: Mario Libertini
- Charity Hallet: Paola D’Arrigo
- Caroline Barnum: Sofia Smeraldi
- Lettie Lutz: Federica Marino
- Jenny Lind: Claudia Calanna
- Philip Carlyle: Riccardo Trapani
- Anne Wheeler : Serena Pagano
- Josephine “Minerva” Blatt/Mrs. Carlyle: Eleonora Penna
- Martha “Calamity” Jane: Luana Cannavò
- Anne Sprague: Giorgia Inturri
- Cpt. George Costantaneus/Barnum senior: Pierluigi Marino
- Carlos Ramirez: Fabio Gambuzza
- Vasily Pavlos: Claudio Cinardi
- Florence Martin: Carolina Pulvirenti
- Mahia: Laura La Rosa
- Milly McCoy: Alessandra Fichera
- Christie McCoy: Monica Romano
- Erik “Houdini” Weisz/Mr. Hallet: Lorenzo Commis
- Stephany Bibrowski: Krizia Pira
- Jane Williams: Claudia Furnari
- Ishi Ren: Marianna Guttà
- James Gordon Bennett: Simone Conte
- Regina Vittoria/Alena Dobric: Ilenia Blancato
- Mr. Carlyle: Andrea Puglisi
- Mrs. Hallet: Cecilia D’Arrigo