CATANIA – Innovazione e cittadinanza attiva, attraverso un laboratorio di “musica e parole”, all’I.C.S. “Italo Calvino” di Catania grazie al Preside Prof. Salvatore Impellizzeri che ha sempre speso energie per offrire opportunità formative ai propri studenti.
Giovedì 30 novembre il “Rap Game Librino” e il suo laboratorio didattico, inserito all’interno del progetto “Giovani al centro“, hanno fatto breccia nel cuore degli studenti. Con la musica che più coinvolge i giovanissimi, perché parla lo stesso linguaggio ritmato, un gruppo di ragazzi brillanti e dal volto pulito, hanno dialogato con tutti gli studenti, utilizzando la “musica” e le “parole”per scuotere le coscienze, stimolandole all’impegno di cittadinanza, allo sviluppo dello spirito critico, all’importanza del valore dello studio , alla ricerca del piacere della conoscenza e della sua utilità per migliorare se stessi.
È l’Associazione Musicale Etnea che nell’ambito delle attività del Polo delle arti a Librino, ha organizzato questo laboratorio collettivo, sotto la guida di Luciano Maugeri in arte “U Zu Lucianu”, che si è definito un po’ “il padre” di tutti loro. E se il pregiudizio spesso porta a pensare che il Rap sia la musica “diabolica” e priva di contenuti educativi, questi ragazzi: Manuel, Maria, Flavio, Matteo, Filippo, invece hanno usato nei loro testi, parole di inclusione e non emarginazione, parole che invitano a migliorare se stessi e non sentirsi numeri in una società globalizzata.
Il Rap, ci dicono – “non è soltanto un genere musicale, ma accompagna i ragazzi nella crescita, li aiuta a trovare la propria identità, scrivere le rime li aiuta a ‘scavarsi dentro’, a ragionare con la propria testa, a comunicare con gli altri e con se stessi“. Si è parlato di laboratorio di scrittura collettiva, di un lavoro costruito insieme, come comunità che può elaborare una nuova cittadinanza attiva. Un laboratorio che nasce a Librino e che ha l’ambizione di collegare la periferia alla città, eliminando quegli stereotipi che chiudono le porte alla periferia. Gli studenti hanno accompagnato le esibizioni con entusiasmo, ballando al ritmo del Rap e hanno sprigionato la loro vitalità, divertendosi.
È stata una sorta di “peer to peer”, perché i rapper essendo più grandi, si sono messi in ascolto dei più piccoli, rispondendo alle numerosissime domande che chiedevano sulla nascita della loro passione e come fosse nato e cresciuto il gruppo. Queste per gli studenti sono certamente esperienze significative perché alimentano sogni e passioni e motivano all’impegno, sapendo che le passioni coltivate, possono diventare orientamento di vita .
Questi ragazzi del “Rap Game” sono la testimonianza della necessità di cercare sempre un confronto con i giovani, non respingendo quello che noi adulti non amiamo o non comprendiamo, ma piuttosto creando occasioni che possano consentire di trovare “parole” che rappresentino “pensieri” positivi . E se “il gioco” è capace di farsi “parola”, è bello aiutarli a scegliere parole capaci di costruire relazioni affettive positive e non violente, che sappiano essere accoglienti di tutte le opinioni e condizioni diverse e possano costruire sempre “ponti tra le persone” .
Alcuni scatti
Le immagini video
Articolo redatto in collaborazione con la prof.ssa Patrizia D’Amico