CATANIA – Il ritorno della Maturità alla sua modalità pre-pandemia ha suscitato non poche perplessità negli studenti di quinto anno che, nonostante lo avessero messo in conto, avevano sperato fino all’ultimo che non spettasse proprio a loro la tipologia di esame abbandonata tre anni fa, a causa della diffusione del Covid.
Questo ulteriore passo verso la “normalità”, è stato annunciato poche settimane fa dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha emanato un documento ufficiale per chiarire i dubbi relativi all’esame di Stato su cui, fin dall’inizio dell’anno scolastico, i maturandi attendevano di ricevere nuove direttive (clicca qui per sapere come sarà strutturato l’esame di maturità).
Se da un lato si schierano coloro che ritengono necessario il ritorno alle origini, pur essendo consapevoli delle difficoltà a cui si va incontro, dall’altro si è diffuso un clima di profonda indignazione: è questo lo stato d’animo di diversi studenti che non comprendono a pieno la scelta del Ministero, considerando che le attuali classi quinte hanno comunque risentito del Covid e quindi delle conseguenti misure restrittive imposte dal Governo negli ultimi anni.
La tanto discussa Dad, insieme alla didattica mista, avrebbe rallentato incredibilmente le possibilità di apprendimento dei giovani, costretti per molti mesi a dire “addio” al loro banco, per seguire le lezioni davanti a uno schermo che, alla luce della grave emergenza sanitaria, appariva l’unica soluzione possibile.
La parola ai maturandi
Sì o no alla scelta ministeriale di ritornare all’esame tradizionale? Lo abbiamo chiesto ad alcuni studenti liceali di Catania, che a fine anno scolastico si sottoporranno alla Maturità.
Francesco ha espresso le sue perplessità, facendo riferimento in un primo momento alle indiscusse complicazioni provocate dalla pandemia: “Da studente mi ritrovo a dover affrontare un esame di Stato non del tutto inaspettato, perché era immaginabile tale esito, ma molto più pesante rispetto a quello affrontato negli anni scorsi, durante la pandemia“.
“Dovrò sottopormi a un esame – continua lo studente – senza aver trascorso cinque anni pienamente dedicati allo studio, bensì con difficoltà relative sia al mio secondo anno, che è stato quello in cui è avvenuta la vera e propria separazione tra scuola e studenti, sia al terzo anno, a causa delle diverse disposizioni governative. Queste complicazioni non mi hanno permesso di vivere serenamente circa un anno e mezzo di scuola“.
“In ogni caso – ammette Francesco – è importante riprendere la tipologia d’esame tradizionale, anche se significa porre un enorme peso sulle spalle dei maturandi che non sono adeguatamente preparati per affrontare una prova del genere. È necessario anche perché durante quest’ultimo anno non sono subentrate problematiche legate al Covid e lo stiamo trascorrendo in serenità“.
Simile l’opinione di Serena che ritiene prematura la scelta del Ministero: “Noi studenti di quinto anno abbiamo risentito molto della pandemia considerando che per più di un anno e mezzo abbiamo seguito le lezioni da casa, quindi penso che per ritornare all’esame vero e proprio sia ancora un po’ presto: secondo me la commissione doveva essere anche quest’anno interna“.
Si è espressa sull’argomento anche Noemi, che ha sottolineato le difficoltà con cui i maturandi faranno i conti nei prossimi mesi: “Questa scelta da parte del Ministero di reinserire la maturità tradizionale non è una delle migliori poiché noi studenti del quinto anno abbiamo subìto durante il nostro percorso liceale una ‘caduta’ importante: per un anno e mezzo noi siamo rimasti bloccati a una didattica completamente diversa da quella che si consegue normalmente durante i cinque anni di liceo“.
“È chiaro quindi – spiega la studentessa – che dovendo affrontare delle prove scritte siamo svantaggiati perché durante il terzo anno non abbiamo in nessun modo incrementato o almeno mantenuto le nostre abilità nell’ambito della realizzazione di un tema, che non dovrebbe essere necessariamente eccezionale, ma almeno decente. Queste difficoltà non ci permetteranno di svolgere una Maturità eccellente, soprattutto nello scritto, rispetto a coloro che nei cinque anni hanno conseguito una didattica completa e senza alcun tipo di interruzione“.
“Nonostante ovviamente non possiamo paragonarci a coloro che nel 2021 si sono sottoposti all’esame di maturità proprio nel periodo del Covid, si sarebbe dovuto considerare – conclude Noemi – che anche noi abbiamo avuto molte difficoltà nel nostro percorso di studio e che adesso dovremo impegnarci un po’ di più per adeguarci alle nuove direttive“.
Foto di repertorio