Letteratura e non violenza, al Regina Elena di Acireale il contributo della parola e dell’arte a favore dei comportamenti non violenti

Letteratura e non violenza, al Regina Elena di Acireale il contributo della parola e dell’arte a favore dei comportamenti non violenti

ACIREALE – Spesso e volentieri il linguaggio si presta a essere strumento di conservazione dei dislivelli di potere esistenti nell’ambito delle relazioni sociali in generale e fra i sessi in particolare. Michela Murgia ha riflettuto sul tema nel libro Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più. Venerdì 1 dicembre scorso, otto classi del Liceo Regina Elena di Acireale, in occasione del momento conclusivo del progetto Letteratura e non violenza, al suo secondo anno di edizione, si sono ritrovate in Aula Magna per mettere in comune le riflessioni suscitate dalla lettura del testo di Michela Murgia e per ricevere e dibattere ulteriori input coerenti con il tema.

Il momento di condivisione è stato fortemente  voluto dal Dirigente scolastico, prof. Sebastiano Raciti, che in apertura ha esortato studentesse e studenti  a dialogare per trovare insieme la via a una  costruzione condivisa di relazioni paritarie, liberatorie e, quindi, appaganti e non violente. Al confronto fra le classi è seguito un dibattito cui la giovane platea ha partecipato con fervore. Quindi le prof.sse  Antonella Di Mauro, docente di Religione, e Simona Barberi, docente di Storia dell’Arte, prendendo spunto da un altro saggio di Michela Murgia, Ave Mary, hanno aiutato le classi a individuare nei testi sacri e nelle arti figurative la portata rivoluzionaria della figura storica di Maria di Nazareth e del suo tutt’altro che remissivo sì.

La giornata si è conclusa all’insegna di un’altra forma d’arte: la danza, o meglio la danza che racconta la letteratura, con l’esibizione del “danzastorie” Alosha che ha messo in scena lo spettacolo di “letteratura danzata” Sicilia fimmina, ispirato al libro di Giusy Sciacca Virità. Gli stereotipi sul corpo sembrano ormai riassumersi nella dicotomia corpo femminile oggetto di desiderio/strumento di seduzione, corpo maschile manifestazione di potenza/prepotenza. Lo spettacolo ha voluto suggerire una via alla percezione del corpo alternativa rispetto allo stereotipo: il corpo per raccontare e la danza il suo linguaggio, sul sottofondo della canzone siciliana d’autore (e autrice).

Si è riconfermata efficace la scelta di rendere le studentesse e gli studenti protagoniste e protagonisti della giornata in ogni suo momento; anche durante lo spettacolo finale studentesse della scuola ospitante e studentesse dell’istituto presso cui il “danzastorie” Alosha insegna in qualità di docente di Scienze Motorie, sono state coinvolte nella performance, direttamente sul palco come danzatrici e sotto il palco come truccatrici e modelle per la realizzazione di un make up all’insegna del paesaggio e della cultura siciliana

L’attenzione e il coinvolgimento emotivo del giovane pubblico nel corso della mattinata dà speranza alla squadra di docenti che hanno lavorato al progetto sulla possibilità di conseguire nel lungo periodo l’obiettivo di favorire un mutamento di prospettiva su cosa davvero significhi “amare” e su come si possano vivere le relazioni amorose (e sociali in genere) nel pieno rispetto della diversità propria e altrui.