CATANIA – Nell’ambito delle attività dedicate alla giornata contro la violenza sulle donne, il 30 novembre l’Istituto “Gemmellaro” di Catania ha ospitato l’Associazione Amnesty Internazional per discutere di violenza sessuale e della campagna IOLOCHIEDO con le classi seconde.
Relatrici dell’incontro le dottoresse Giusy Squillaci, Enza Venezia, Alessia Ballato e Giulia Costa.
La Dirigente Scolastica, professoressa Concetta Valeria Aranzulla, ha introdotto l’incontro evidenziando l’attualità del tema e l’importanza di parlarne ai giovani perché il necessario cambiamento culturale deve partire proprio da loro.
Subito dopo ha preso la parola Enza Venezia, tesoriera di Amnesty, illustrando la portata innovativa della Convenzione di Istanbul del 2011 (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica) in cui, per la prima volta si parla di violenza nei confronti delle donne come grave violazione dei diritti umani.
“Il sesso senza consenso è stupro”: con questa affermazione, Giusy Squillaci, vice-responsabile della circoscrizione Sicilia, ha aperto la discussione con gli studenti. Attraverso la campagna IOLOCHIEDO, Amnesty chiede l’adeguamento dell’ordinamento giuridico italiano alla Convenzione di Istanbul (modificare l’articolo 609 del C.P. introducendo l’elemento del consenso nei casi di violenza sessuale) e promuove la diffusione della cosiddetta “cultura del consenso”: il rapporto sessuale deve avvenire se entrambe le parti lo vogliono e manifestano tale volontà con un consenso chiaro ed inequivocabile. Ne deriva che qualsiasi rapporto sessuale senza un consenso esplicito, consapevole ed immediato deve essere considerato stupro.
Le relatrici hanno sottolineato come in Italia le inadeguatezze giuridiche in tema di consenso ed i numerosi stereotipi spesso impediscono alle donne vittime di violenze sessuali di ottenere giustizia. I ragazzi sono stati coinvolti in una vivace discussione sugli stereotipi di genere e sui molti luoghi comuni ancora presenti che tendono a colpevolizzare la vittima (aveva bevuto troppo, fatto uso di droghe, indossava la minigonna, passeggiava la sera da sola) intervenendo con domande e osservazioni.
Utilizzando l’efficace metafora del té “Vuoi una tazza di té?”, è stato ribadito che “non bisogna
costringere nessuno ad accettare un rapporto sessuale se in quel momento non lo vuole così come non possiamo obbligare un ospite a bere una tazza di tè se non ne ha voglia”.
Gli studenti del “Gemmellaro” si sono così appassionati all’argomento da trattenere le relatrici ben oltre la fine dell’incontro con riflessioni, dubbi e domande sull’argomento. Soddisfazione da parte delle due referenti per l’Educazione Civica a scuola, professoresse Chiara Sciuto e Santa Nicotra: “Se il compito della scuola è quello di educare gli studenti, stimolando in loro riflessione, spirito critico ed autonomia di pensiero, il Gemmellaro, con questo incontro, lo ha svolto egregiamente”.
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