“Insieme per cambiare il mondo”, all’I.C. “Padre Santo Di Guardo-Quasimodo” di Catania l’Inclusione è di casa

“Insieme per cambiare il mondo”, all’I.C. “Padre Santo Di Guardo-Quasimodo” di Catania l’Inclusione è di casa

CATANIA – Accoglienza, diversità, pluralità, partecipazione e scambio sono gli obiettivi prioritari che l’I.C. “Padre Santo Di Guardo-Quasimodo” di Catania si pone sin dai primi cicli di istruzione.

La scuola odierna raccoglie una sfida universale: di apertura verso il mondo e di pratica dell’uguaglianza nel riconoscimento e nel rispetto delle differenze. La principale agenzia formativa della società multiculturale, in cui oggi viviamo, ha un ruolo determinante nella formazione dei futuri cittadini del mondo che dovranno esser capaci di vivere in armonia in una comunità ‘glocale’, globalizzata e locale al medesimo tempo“.

Quando si parla del valore dell’educazione per i ragazzi e di chi, come gli insegnanti, ha il ruolo di intercettare “quel desiderio di inclusione e accettazione che alberga nei cuori degli studenti“, la Dirigente Scolastica Simona Maria Perni, ha le idee molto chiare. Consapevole che le differenze non sono più solo evocate, ricercate, temute come eventi possibili collocati altrove, ma sono hit et nunc, abitano spazi e territori comuni, si concretizzano nella relazione con l’“Altro”, con una persona che è al contempo simile e differente, erede e portatrice della propria cultura, delle proprie pratiche e delle proprie tradizioni, la dirigente e le insegnanti delle classi quinte di scuola primaria, grazie alla collaborazione con la cooperativa “Prospettiva”, hanno promosso diversi interventi formativi realizzati in chiave interculturale che si sono conclusi con l’organizzazione di una manifestazione finale in cui gli alunni hanno avuto la possibilità di intervistare un ragazzo emigrato dalla Guinea all’età di soli 15 anni.

Con un linguaggio semplice e una perfetta padronanza della lingua italiana, Ibrahima Diallo, oggi ventiduenne iscritto alla Facoltà di Ingegneria Elettronica e Informatica dell’Università di Catania, racconta il suo arrivo in Italia e quali sono le differenze con il suo paese di origine. Attraverso un racconto autobiografico “Ibra”, così lo chiamano i suoi amici, narra il suo “viaggio”, il suo percorso di vita e i suoi futuri traguardi, facendo emozionare grandi e piccini. Dalla narrazione, oltre a uno spaccato di vita, si evince la grande forza di volontà e la determinazione nel raggiungimento degli obiettivi che il nostro ospite si era prefissato sin già dal momento in cui aveva messo piede nel “Bel Paese”, ovvero, diventare ingegnere informatico. La sua storia personale è di grande esempio per tutti gli alunni per la definizione di un percorso di vita ricco di traguardi da raggiungere con impegno, dedizione e pazienza.ù

Tutti gli alunni hanno posto diverse domande con lo scopo di raccogliere informazioni sulla condizione di “migrante” e sulle motivazioni che lo hanno spinto a cercare una nuova patria. Lo scopo dell’intervista è quello di ricavare il maggior numero possibile di dati, basati sull’esperienza diretta dell’intervistato, al fine di potersi fare un’idea, il più possibile vicina alla realtà rispetto alle tematiche prese in esame. È così che i bambini sviluppano sensibilità e i migranti smettono di essere agli occhi dei bambini solo qualcosa di vista in tv e diventano persone con le quali si può interagire e alle quali fare domande.

Tale evento è stato concepito anche come momento di restituzione finale, in cui gli alunni, oltre ad avere la possibilità di mettere in mostra alcuni prodotti da loro realizzati nel corso dei diversi interventi formativi, quali le scatole dell’Io, cartelloni sulle tematiche trattate e magliette decorate con illustrazioni e articoli relativi ai diritti dei bambini, hanno allestito una biblioteca vivente con cartelloni in cui gli stessi avevano trascritto riflessioni personali sulla diversità e sul pregiudizio.

L’esposizione dei lavoretti ha permesso di mettere bene in vista una sorta di allegoria degli alunni che hanno partecipato all’attività.

Ringraziamo calorosamente Ibrahima per averci concesso questa intervista; molto lunga, ma appassionante: parole che permettono di conoscere i pensieri di un cittadino straniero che vive in Italia, e che dovrebbero ascoltare soprattutto coloro che sono contro gli stranieri: per capire che – anche loro – sono semplicemente ‘come noi’: il razzismo, la xenofobia crescono nell’ignoranza, nella mancanza di conoscenza… la nostra finalità è promuovere il dialogo tra le culture per migliorare la qualità dell’azione educativa e sociale…“.

L’evento si inserisce all’interno delle attività previste per il progetto “intrecci di quartiere: San Giovanni Galermo al centro” finanziato dal ministero, dipartimento per le politiche della famiglia.