Il Liceo “Marchesi” di Mascalucia mette in scena “Il mito di Aci e Galatea” – FOTO e VIDEO

Il Liceo “Marchesi” di Mascalucia mette in scena “Il mito di Aci e Galatea” – FOTO e VIDEO

MASCALUCIA – Lo scorso 11 giugno, al Teatro Gilberto Idonea di Sant’Agata li Battiati, gentilmente concesso dal sindaco Marco Rubino, i ragazzi della IV F del Liceo “Marchesi” di Mascalucia hanno messo in scena “Il mito di Aci e Galatea”.

La valenza di questa pièce va al di là dello spessore ovviamente scolastico dell’opera. Essa è stata strumento, felice e gratificante conclusione, del progetto di riscoperta della cultura e delle tradizioni siciliane: “Lingua e cultura siciliana”, fortemente voluta dalla Dirigente Scolastica e portata avanti con impegno e passione dalla docente Tania Pagliaroto, dall’esperto Gabriele Passanisi e da tutto il consiglio di classe. Progetto che compie oggi tre anni.

La Dirigente Scolastica prof.ssa Lucia Maria Sciuto spiega che “l’attività teatrale è inserita nella progettazione curricolare ai sensi della legge regionale n. 9 2011 sulla valorizzazione della cultura siciliana, la performance delle studentesse e degli studenti ha rapito emozioni anche al più distratto spettatore. Grazie agli studenti della IV Fs, alla prof.ssa Tania Pagliaroto all’impeccabile evergreen Gabriele Passanisi, al tecnico Marcello Lo Sauro, al sig. Francesco Magrì, alla nostra DSGA dott.ssa Anna Caruso e a tutto l’ufficio di segreteria. Questo risultato – tiene a puntualizzare la Dirigente Sciuto -, è frutto di lavoro, passione, determinazione e competenza: quando nella vita scolastica i ragazzi diventano i veri protagonisti, si raggiungono risultati indimenticabili”.

Allo spettacolo erano presenti gli assessori alla cultura del Comune di Battiati, Salvatore Fazio e del Comune di Mascalucia, Marilena Caruso che ha apprezzato particolarmente l’esibizione dei ragazzi e il progetto in sé, reputandolo stimolante e innovativo per ragazzi adolescenti del XX Secolo.

Il sindaco di Sant’Agata li Battiati ha espresso parole di lode per i ragazzi e gioia nell’accoglierli nel proprio territorio, sottolineando “l’importanza di conoscere la nostra terra e le nostre radici per sviluppare autostima e orgoglio di appartenenza nei nostri ragazzi”.

 

 

Quando si dice Sicilia, si dovrebbe parlare di un continente, più che di un’isola. Il calore del sole e la limpidezza del cielo e dell’aria fanno pensare all’Africa, mentre sul vulcano attivo più alto d’Europa la neve si mescola alla lava. La storia, la cultura e la ricchezza artistica, in Sicilia, affondano le origini, con radici profonde e ben salde, nella mescolanza straordinaria e unica delle influenze portate dai popoli d’oltremare.

Il teatro nella sua forma più nobile, quella intesa nell’antica Grecia dove Il teatro era molto più di uno spettacolo di intrattenimento: era un evento di massa che coinvolgeva l’intera comunità, ma aveva anche una profonda rilevanza sociale, perché il principale obiettivo del teatro era quello di educare, ne è stato mezzo e viatico.

La scelta veramente infinita dei soggetti da elaborare per la conseguente drammatizzazione è caduta su quelli più vicini a noi. Difatti il primo anno si è drammatizzata “La leggenda di Vanni Lupu”, legata al territorio di Mascalucia; il secondo anno “La leggenda di Gammazita”, che trova collocazione nel centro storico di Catania e quest’anno appunto, “Il mito di Aci e Galatea” che si immagina situato alle pendici dell’Etna.

Le origini di questo mito, nato nella Magna Grecia, non sono certe. Il primo che lo portò a conoscenza popolare fu Filosseno di Citera, che ne fece una satira politica contro il tiranno Dionisio I di Siracusa, la cui concubina preferita, Galatea, condivideva lo stesso nome della celebre ninfa siciliana. Altri sostengono che la storia fu inventata per spiegare la presenza di un santuario dedicato a Galatea sull’Etna. Di sicuro colui che ne fece un’opera d’arte e ne rese imperitura la memoria è stato Ovidio che nelle sue Metamorfosi così fa parlare Galatea: “Aci era figlio di Fauno e una ninfa nata in riva al Simeto: delizia grande di suo padre e di sua madre, ma ancor più grande per me; l’unico che a sé mi abbia legata. Bello, aveva appena compiuto sedici anni e un’ombra di peluria gli ombreggiava le tenere guance. Senza fine io spasimavo per lui!”

Alcuni scatti

I ragazzi della IV F – che a fine spettacolo hanno ricevuto un attestato gratificante della Dirigente Sciuto – hanno interpretato con amore questo lavoro che sicuramente resterà nei loro ricordi, insieme all’orgoglio di essere figli della propria terra.

Foto di Beatrice Maddaloni, classe 5 A  Classico