CATANIA – Contrasto alla criminalità organizzata e all’estorsione sono stati i temi principali dell’incontro che si è tenuto il 6 marzo scorso nell’Aula magna dell’Istituto “Carlo Gemmellaro” di Catania. La Dirigente Scolastica Concetta Valeria Aranzulla anche quest’anno con la collaborazione dell’associazione Alfredo Agosta ha organizzato per i suoi studenti del potenziamento un momento di incontro e confronto con esponenti della società civile impegnati ogni giorno con il loro lavoro ed impegno al contrasto della criminalità sul nostro territorio. Presenti all’incontro la dott.ssa Barbara Laudani, sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Catania, l’avvocato Vittoria Ventimiglia e l’ispettore Giuseppe Agosta, rappresentanti dell’associazione nazionale Alfredo Agosta.
“Parlare di legalità – afferma la Dirigente Aranzulla nel suo intervento introduttivo – significa porre le fondamenta per la costruzione di un percorso di crescita comune. Il Gemmellaro ha sempre cercato il confronto col territorio, con le istituzioni, con la società civile, non ha mai rinunciato ad essere parte attiva di questa comunità perché solo da una educazione alla legalità può scaturire quel cambiamento verso un mondo migliore di cui i giovani devono esserne i protagonisti“.
L’incontro si apre con la visione di un filmato il cui protagonista è il maresciallo A. Agosta “eroe suo malgrado” come puntualizza il figlio Ispettore Giuseppe Agosta che nel corso del suo intervento sottolinea in più occasioni come il padre è stato semplicemente un uomo delle istituzioni che svolgeva il suo lavoro con impegno e serietà e di cui lui ricorda ancora oggi la devozione per il suo lavoro. Il silenzio, poi l’applauso dei ragazzi che stimolati dalle immagini hanno ascoltato le parole dell’ispettore Agosta con interesse ed attenzione.
Come nasce e si sviluppa la mafia?
Con questa domanda la dott.ssa Vittoria Ventimiglia prende la parola e si rivolge ai giovani studenti presenti il platea.“Per combattere la mafia dobbiamo capire come si sviluppa. La mafia è una forza criminale che ricerca il potere. Si sviluppa essenzialmente a livello locale cercando di controllare il territorio e si fa strada attraverso la paura, l’intimidazione e la corruzione. Occorre che i giovani conoscano il fenomeno del racket per poterlo combattere e quindi arginarlo e soprattutto ‘sappiano’ che oggi lo Stato offre sostegno anche economico alle vittime che hanno deciso di denunciare”.
La mafia è solo al sud?
“La mafia non è più un affare legato al sud è un atteggiamento mentale ed inizia quando prendiamo le ‘scorciatoie‘”. Con queste parole la dottoressa Barbara Laudani introduce il suo intervento durante il quale spiega ai giovani studenti presenti in aula come la mafia vive e si alimenta su un territorio difficile come il nostro raccontando loro storie vissute di estorsione, ricatti subiti e denunciati, da comuni cittadini. “Se vogliamo sconfiggere la mafia – continua la dottoressa Laudani – dobbiamo Denunciare e non avere paura di parlare perché la mafia si fa forza dei nostri silenzi”. Oggi ci sono le leggi e gli strumenti per denunciare in tutta sicurezza. La mafia si nutre indubbiamente del consenso e l’unico modo per stanarla è quello di scegliere una vita onesta che rifiuta le scorciatoie. “Noi come cittadini dobbiamo fare da argine alla cultura criminale e non è solo un dovere civico deve essere un bisogno, uno strumento per rimanere ‘liberi‘”.
Le parole dei relatori hanno animato la sala e diverse sono state le domande che hanno dato vita ad un dibattito proficuo e costruttivo con i giovani studenti. A conclusione del dibattito l’ispettore Giuseppe Agosta saluta i giovani studenti ribadendo loro che nessuno ci regala nulla, ma solo con l’impegno e la fatica si ottengono i risultati e il nostro obiettivo comune come comunità deve essere solo uno, diffondere la cultura della legalità, l’unica e sola scelta possibile.