All’Italo Calvino di Catania arriva Red, con la sua neurodiversità e tutta la sua simpatia

All’Italo Calvino di Catania arriva Red, con la sua neurodiversità e tutta la sua simpatia

CATANIA – Tutti l’aspettavamo con ansia, si dicevano tante cose su di lei, e quindi avevamo tanta curiosità: volevamo conoscerla. Giunge nell’aula magna dell’ICS “Italo Calvino” di Catania, scuola polo per l’inclusione, e viene subito accolta con grandi sorrisi dal preside, Salvatore Impellizzeri, sempre attento alla crescita personale e professionale del suo team di docenti. È vestita di rosso, il suo colore preferito, dice, e si siede accanto a me al tavolo dei relatori. Comincia così la Kermesse che la vedrà per tre giorni fermarsi a Catania per farsi conoscere e far conoscere le difficoltà che circondano il mondo degli autistici.

Si presenta con garbo e sorride spesso. Ha scelto come nome d’arte Autistic Red Fry Hey, ma possiamo chiamarla semplicemente Red. Fa la ballerina, ma è anche insegnante, coreografa professionista e attivista autistica per i diritti delle persone autistiche. Adora Walt Disney e Tim Burton. La danza è la sua grande passione e la musica è parte fondamentale della sua vita. Nasce 36 anni fa a Saluzzo, nella provincia di Cuneo, ma le origini della famiglia sono orgogliosamente del sud Italia (lucane e sarde). Grazie alla danza viaggia molto, ed è felice di questo.

Senza tanti fronzoli e andando subito al sodo, mette immediatamente a nudo la sua anima e ci apre le porte di un mondo sconosciuto e, per certi versi, affascinante. L’aula magna è quasi completamente piena in ogni ordine di posti, ma nella sala regna un silenzio riguardoso e attento. Red ci racconta tutta la sua sofferenza sin da bambina, quando, solitamente per spostarsi da un luogo all’altro dell’istituto, le insegnanti della scuola dell’infanzia la obbligavano a stare in fila per due e a dare la mano alla compagnetta. Quel toccare la mano di un’altra, ci spiega, era per lei fonte di dolore. Ci sono mani sudate, mani fredde, mani mollicce. E la sensazione di afflizione per quel contatto diretto, a volte, poteva protrarsi anche tutto il giorno.

Il periodo poi della scuola primaria sembra essere quello più sereno. Mentre ricomincia la sofferenza quando con la scuola secondaria, iniziano gli episodi di bullismo seguiti, a volte, anche da una scarsa sensibilità da parte dei docenti. Al compimento del diciottesimo anno di età decide di non proseguire gli studi e di porre fine, così, alle sue sofferenze che la obbligano ad avere un contatto sociale continuo. La scuola è da sempre uno dei maggiori centri di aggregazione sociale, ma lei, a volte, non compresa, manifestava il bisogno di restare in solitudine. La solitudine, che è ben diversa dall’isolamento, è per lei tutt’ora molto importante, rappresenta la sua normalità, anche se di tanto in tanto, sente il bisogno di stare con qualcuno. Ben presto va a vivere da sola e finalmente, solo pochi anni fa, riesce ad avere la diagnosi di autismo.

Da quando ha scoperto di essere autistica, ripercorre mentalmente la sua vita e dice che, se l’avesse saputo prima, magari non si sarebbe sentita così spesso fuori posto. O magari i suoi genitori non sarebbero impazziti dietro alle sue “stranezze”. E pensa alle tante bambine e ai bambini che hanno ancora diagnosi sbagliate. A questo punto si ferma a fa una precisazione scientifica. L’autismo non è una malattia. È semplicemente una neurodiversità, cioè un modo diverso di funzionare del cervello che fa percepire in modo originale la realtà circostante rispetto alle persone neurotipiche.

La sindrome di Asperger non è più contemplata nelle riviste mediche, e coloro che erano detti autistici ad alto o a basso funzionamento, devono invece essere chiamati semplicemente persone autistiche con o senza compromissioni. Dopo averci raccontato il doloroso percorso della sua vita prima della diagnosi, ci parla invece delle cose che la rendono felice e, tra queste, oltre al suo ragazzo, c’è sicuramente la danza. La danza e la musica rappresentano la sua dimensione, un mondo dove si ritrova e dove vive emozioni che la fanno stare bene.

Red adesso insegna in alcune palestre e scuole di danza, continua ancora a studiare e ad esibirsi, ed ha vinto numerose competizioni. Continua a viaggiare per sensibilizzare tutti alla conoscenza dell’autismo. L’autismo è una neurodiversità e la neurodiversità è unicità. E rendersi conto di questo assunto, significa aprirsi alla conoscenza di un mondo che dobbiamo necessariamente abbracciare per poterlo capire fino in fondo, e quindi rispettarlo. Intervistarla è stato un viaggio straordinario, che ha toccato le corde più intime del mio cuore, ma anche degli intervenuti, emozionandoci tutti fin nel profondo.

Danza ancora Red. Danza, vola in alto e fai conoscere a tutti il tuo straordinario universo!

Articolo redatto in collaborazione con la prof. Lella Seminerio