CATANIA – Ci troviamo nel periodo più in voga dell’anno per quanto concerne le allergie e, anche in questo caso, il Covid fa la sua parte.
Uno tra i dubbi che potrebbero emergere riguarda la difficoltà nel saper distinguere una sintomatologia legata al virus o al contrario correlata alla presenza di un’eventuale allergia. Per fare chiarezza sul tema in questione è intervenuto ai nostri microfoni il medico-chirurgo e allergologo catanese Michele Malaguarnera.
Quest’ultimo spiega: “La diagnosi differenziale tra le patologie allergiche e Covid-19 richiede particolare attenzione. Esistono dei sintomi molto simili (ma non uguali) tra le due patologie”.
Covid e allergia, differenze e similitudini
A tal proposito il dottor Malaguarnera afferma: “Cercherò brevemente di spiegare similitudini e differenze tra le sintomatologie”.
Rinite
“In caso di Rinite Allergica questa si manifesta con rinorrea acquosa, prurito nasale, starnuti, ostruzione nasale ed è spesso associata a congiuntivite con arrossamento, lacrimazione e prurito oculare. In caso di Rinite da Covid-19 questa si manifesta prevalentemente con perdita del senso del gusto e dell’olfatto (disgeusia ed anosmia) in assenza di storia di rinosinusite”.
Tosse
“In caso di tosse da patologia allergica questa si manifesta secca, molte volte stagionale, associata a dispnea, respiro sibillante, con senso di costrizione prontamente reversibile con terapia broncodilatatoria. In caso di Covid-19 si manifesta secca con graduale sviluppo della dispnea e riduzione della saturazione di O2 non reversibile con terapia broncodilatatoria”.
Febbre e altri sintomi
“In caso di patologia allergica non si ha aumento della temperatura corporea (in rarissimi casi qualche linea del termometro) e si può avvertire un po’ di spossatezza. In caso di Covid-19 si può contrarre febbre anche elevata, faringodinia (dolore alla gola), cefalea, dolore alle articolazioni (artralgie), stanchezza cronica (astenia), inoltre si possono avvertire pure disturbi gastrointestinali”.
Sintomatologia Cutanea
“In caso di patologia allergica possono essere presenti avvolte orticaria, dermatite allergica da contatto e/o dermatite atopica. In caso di Covid-19 sono presenti in alcuni casi lesioni acrali, maculo-papulari e talvolta ecchimosi”.
Lo stesso specialista poi aggiunge: “In conclusione la diagnosi differenziale tra allergia e Covid-19 può essere tramite una anamnesi accurata del paziente e dal risultato di un tampone molecolare o rapido”.
Se si contrae il Covid in presenza di allergie, nel soggetto il quadro clinico potrebbe aggravarsi?
A tal proposito l’allergologo spiega: “Negli studi finora disponibili le forme allergiche più lievi, inclusa l’asma allergica lieve, non sono state considerate come uno dei principali fattori di rischio per l’infezione da SARS-CoV-2, o per un esito più sfavorevole. Invece, l’asma in forma da moderata a grave, in cui i pazienti hanno bisogno di cure quotidiane, è inclusa nelle condizioni polmonari croniche che predispongono a malattie grave. I consigli che si possono dare a questi pazienti è di seguire attentamente la cura che è stata data dal proprio allergologo di fiducia e dal proprio MMG”.
È capitato di ricevere in studio pazienti che pensavano di essere allergici a qualcosa e invece erano affetti da Covid?
A tale quesito l’esperto ha risposto: “No, tramite i nostri sistemi di prenotazione monitoriamo il paziente effettuando delle domande specifiche per escludere proprio che il paziente sia affetto da Covid-19″.
C’è una sintomatologia che permette di fare una prima distinzione tra allergia e Covid?
“Sì, la sintomatologia febbrile sicuramente a primo impatto ci permette di fare subito diagnosi differenziale. La diagnosi diventa poi dirimente al risultato positivo del tampone molecolare o rapido”.
In questo periodo dell’anno, in particolare, molta gente soffre di allergie. Quali sono le più diffuse e quali terapie vanno applicate in genere?
In merito a ciò il medico evidenzia: “Le allergie più diffuse da noi in Sicilia in particolare sono le allergie date da allergeni perenni (acari) e da pollini (in particolare parietaria, graminacee e olivo). Le terapie a disposizione oramai che abbiamo per limitare la sintomatologia allergica sono moltissime. Tra queste ricordiamo gli antistaminici, gli antileucotrienici, i broncodilatatori (per l’asma) i cortisonici e i nuovi anticorpi monoclonali. Inoltre, più della metà dei pazienti affetti da allergie potrebbe beneficiare della terapia desensibilizzante o iposensibilizzante conosciuta da tutti come ‘vaccino antiallaergico‘, anche se questo nome è usato in maniera impropria poiché il meccanismo d’azione di questa terapia è proprio all’opposto al meccanismo d’azione di un vaccino”.
Lo stesso procede: “Secondo L’OMS quest’ultima, la terapia desensibilizzante, è l’unica cura che abbiamo a disposizione per la riduzione della sintomatologia allergica sul lungo periodo. L’obiettivo della immunoterapia specifica è di indurre la desensibilizzazione o la tolleranza all’allergene riducendo la sua capacità di attivare la produzione di IgE. I pazienti sono desensibilizzati attraverso la somministrazione di dosi crescenti di allergene che diminuisce gradualmente la risposta IgE-mediata”.
“L’obiettivo di immunoterapia è quello di dirigere la risposta immunitaria da immunità umorale e verso l’immunità cellulare, favorendo in tal modo l’organismo a produrre meno anticorpi IgE e più cellule T regolatorie Th1, che secernono IL-10 e/o TGF-beta. L’immunoterapia specifica produrrebbe anche un aumento degli anticorpi IgG4 allergene-specifici e una diminuzione degli anticorpi IgE allergene-specifici, nonché una diminuzione di mastociti e basofili, due tipi di cellule che partecipano alla reazione allergica”.
Ulteriori considerazioni dell’allergologo: occhio all’alimentazione
Il dottor Malaguarnera aggiunge: “Un ruolo importante nel controllo della sintomatologia allergica lo gioca pure la nutrizione, da come si evince dai numerosi studi che sottolineano il collegamento tra l’alimentazione e l’allergia. Ci sono infatti dei cibi che possono fare aumentare la sintomatologia allergica poiché ricchi di istamina o istamina liberatori. Inoltre, ci sono alimenti che ‘cross-reagiscono’ con gli allergeni inalanti, stagionali e perenni che il professionista allergologo e nutrizionista in collaborazione devono eliminare dall’alimentazione dei pazienti”.
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