Lo sapevi che? 10 curiosità su Catania

Lo sapevi che? 10 curiosità su Catania

CATANIA – Oltre viaggiare, c’è altro. Per conoscere a fondo una città è bene sapere abitudini locali, usi, costumi ma anche elementi “in più”. Catania, la città dominata da un lato dall’Etna e dall’altro dal mare, è una meta tutta da scoprire… piena di piccoli “segreti”, luoghi suggestivi e tanto altro.

Ecco 10 imperdibili curiosità da imparare assolutamente, da vero turista e amante del capoluogo etneo.

1. ‘U Liotru

Simbolo indiscusso di Catania, ‘U Liotru (il cui nome deriva da Eliodoro, giovane catanese che, secondo la leggenda, lo costruì e lo cavalcò per arrivare a Costantinopoli) è un elefantino in basalto nero sormontato da un obelisco al centro della fontana monumentale di piazza Duomo.

Si narra che proprio il pachiderma avrebbe cacciato animali feroci durante la fondazione della città ma divenne emblema di Catania solo nel 1239, prima era l’effige di San Giorgio a rappresentare il capoluogo etneo.

Per sapere tutto sul simbolo di Catania, ecco l’articolo di approfondimento: Clicca Qui.

liotru simbolo di catania

2. La Festa di Sant’Agata

Non una classica celebrazione patronale, ma dal 3 al 5 febbraio Catania si trasforma completamente per onorare Sant’Agata, patrona della città.

Si tratta, infatti, della festa più grande d’Italia, nonché la terza festa cristiana al mondo.

Un mix di devozione, folklore e tradizione imperdibile per “vivere” Catania a pieno. I Catanesi ce l’hanno proprio nel cuore: la chiamano “la bambina” o “Aita” o “Aituzza“, a voler simboleggiare il forte legame tra devoti e città.

Ma oltre le celebrazioni, c’è molto di più. Per l’articolo su programma e mappa del giro interno ed esterno, Clicca Qui.

E se non bastasse, ecco un itinerario sui luoghi storici che ricordano la vita della Patrona: Clicca Qui.

sant'agata festa ottava

3. Le leggende di Piazza Università

Piazza Università non è un semplice punto di ritrovo per i catanesi. Nel 1957 gli scultori catanesi Mimì Maria Lazzaro e Domenico Tudisco realizzarono dei lampioni di bronzo, su progetto di Vincenzo Corsaro, un architetto.

Non si tratta solamente di un’opera artistica, perché i quattro candelabri rappresentano ciascuno una leggenda catanese. In ordine, si parla, infatti, di Gammazita, Colapesce, i Fratelli Pii, il Paladino Uzeta.

piazza università catania

4. Il fiume sotterraneo

Nel sottosuolo di Catania scorre un fiume, l’Amenano, dal nome della divinità greca metà uomo e metà toro. Per tanto tempo fu chiamato “Judicello“, perché scorreva nella zona ebraica della città.

La cosa particolare è che, fino a poco tempo fa, il fiume attraversava il centro storico di Catania, alimentando anche il Lago di Nicito.

Fu l’eruzione del 1669 che seppellì le due fonti d’acqua e, infatti, il fiume – oggi – riaffiora solo in alcuni punti. Uno di questi è la Fontana dell’Amenano, sul lato sud-occidentale di Piazza Duomo.

fontana dell'amenano catania

5. La Villa Pacini

Un tempo, il mare era molto esteso e arrivava fino ai famosissimi Archi della Marina e proprio accanto, passando per Porta Uzeda, è collocata Villa Pacini (in siciliano, “Villa Varagghi“, dove quest’ultimo termine significa “sbadiglio“).

La villa prende il nome dal curioso fatto che, secondo la tradizione, gli anziani passeggiavano lì e sbadigliavano seduti sulle panchine.

villa pacini catania

6. Il Cavallo senza testa

Una curiosità di Catania un po’ macabra è quella del cavallo senza testa.

Secondo la leggenda, in via Crociferi, nel 1700, si dice che un cavallo senza testa si aggirasse in quella strada dal tramonto all’alba. Un modo per allontanare occhi indiscreti, dato che la bellissima via barocca era sede di intrighi amorosi e incontri dei nobili del tempo.

Un catanese, però, incuriosito e spavaldo, fece una scommessa: a mezzanotte si sarebbe recato sotto l’Arco delle monache Benedettine per piantare un chiodo. Fatalità volle, però, che vi lasciò anche un pezzo del suo mantello perché, impaurito dopo aver udito i passi di un cavallo, scappò di tutta fretta. Così l’animale lo travolse e gli staccò la testa e, pare che – da quel giorno – i due si facciano vedere “insieme” soltanto nelle notti di luna piena. Si tratta, naturalmente, di una leggenda.

 

via crociferi catania sicilia

7. A Fera o’ Luni e l’Americana

La vera essenza di Catania sono senza dubbio i mercati storici, come ‘A Fera o’ Luni, che dal lunedì al sabato si svolge in piazza Carlo Alberto, e che tra sapori, genuinità e prodotti locali è un must da vedere.

Vicino la Chiesa del Carmine, tra l’altro, c’è una zona conosciuta come l’Americana: qui, tempo fa, gli americani portavano abiti e indumenti usati per essere rivenduti.

fera o luni catania

8. Il Grattacielo del Centro Cittadino

Ebbene sì, Catania è una piccola New York: 17 piani realizzati dall’architetto Rosario Marletta alla fine degli Anni ’50.

Si tratta del Grattacielo del Centro Cittadino, conosciuto anche come “Casa-torre“. Si trova a due passi dalla villa Bellini, polmone verde di indubbio valore storico e culturale.

grattacielo catania

9. Il pozzo di Gammazita

Si narra che nel XIII secolo, quando la Sicilia era sotto il dominio angioino, un soldato francese si innamorò perdutamente della bellissima Gammazita, una ragazza di Catania.

Gammazita, che era già promessa sposa, ogni giorno si recava a prendere acqua da un pozzo vicino alle mura della città, dove il soldato continuava ad assillarla con le sue attenzioni indesiderate.

Il giorno delle nozze della giovane, il malvagio soldato la aggredì mentre si trovava al pozzo, cercando di violentarla. Tuttavia, Gammazita preferì morire piuttosto che cedere alla violenza e alla vergogna, e per questo motivo decise di gettarsi nel pozzo.

Da quel momento in poi, il pozzo venne chiamato col suo nome.

Il pozzo di Gammazita si trova in via San Calogero, vicino al Castello Ursino, e si può visitare ancora oggi. Sulle pareti del pozzo sono presenti delle macchie rosse, che la leggenda vuole siano il sangue della giovane catanese.

cc

10. Gli ‘Nzuddi

In onore di Vincenzo Bellini, da anni, è usanza regalare ai bambini il primo di novembre particolari biscotti di mandorla chiamati proprio ‘nzuddi (da Vincenzuddu, diminutivo di Vincenzo).

Questi dolcetti vengono nascosti in casa insieme a un paio di scarpe nuove, spiegando ai bambini che sono regali lasciati per loro dai defunti.

Così si insegna a non avere paura della morte, infondendo un senso di protezione in modo tale da collegare cielo e terra.

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