Cassazione: il figlio resta con la madre anche se lo ha condizionato. Prevale la scelta del minore se capace di discernimento

Cassazione: il figlio resta con la madre anche se lo ha condizionato. Prevale la scelta del minore se capace di discernimento

La Cassazione dice no al mutamento delle condizioni di affido del figlio, chiesto dal padre, anche se la madre lo condiziona. Se nel corso del giudizio è stato ascoltato il figlio infradodicenne, capace di discernimento, il suo parere prevale su qualunque pressione posta in essere dalla madre. In altre parole, il genitore non può influenzare un minore capace di discernimento: la scelta di restare con la madre è esclusivamente sua e l’affido non va modificato. Questa la decisione perentoria della Suprema Corte, Sesta Sezione Civile, raggiunta con ordinanza n. 25653/2020.

La vicenda

In primo grado il Tribunale di Macerata, adito per riformare le condizioni contenute nella sentenza di separazione, affidava la figlia infradodicenne della coppia ai Servizi Sociali, regolamentava il diritto di visita del padre ed imponeva su quest’ultimo l’obbligo di versare l’assegno di mantenimento per la minore.

La Corte d’Appello di Ancona confermava in toto la decisione del Giudice di primo grado. Da qui il ricorso in Cassazione dell’uomo. Questo il principale motivo di doglianza:

– violazione e/o falsa applicazione degli artt. 101 Codice procedura civile, 337 octies, comma 1, Codice civile e 337 ter, commi 1 e 2, Codice Civile. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello non ha tenuto conto delle critiche svolte in sede di reclamo sulle modalità di assunzione dell’audizione della minore(all’epoca dodicenne). Questa era stata effettuata in primo grado dal Giudice istruttore senza l’ausilio di un soggetto specializzato e con modalità tali da inficiare la genuinità e l’autenticità delle dichiarazioni, con conseguenti ricadute negative sui successivi provvedimenti finalizzati a regolamentare la presenza della figlia con ciascuno dei genitori, nonostante fosse già stato accertato, in sede di separazione, il condizionamento esercitato dalla madre sulla figlia.

In questo modo, a parere del ricorrente, non solo alla minore non è stato garantito il diritto di difesa, ma è stato altresì violato il suo diritto a mantenere un rapporto equilibrato con entrambi i genitori, sancito dall’art. 337 ter, commi 1 e 2, Codice Civile.

Decisione: figlio alla mamma anche se lo ha condizionato

La Suprema Corte rigetta il ricorso con ordinanza n. 25653/2020.

In primo luogo gli Ermellini ribadiscono un proprio orientamento consolidato: quello secondo cui in tema di separazione personale tra coniugi, ove si assumano provvedimenti sull’affidamento dei figli, l’ascolto del minore infra dodicenne che sia capace di discernimento è adempimento previsto a pena di nullità. Tale ascolto diretto permette al minore di partecipare attivamente ad un procedimento che lo riguarda.

Nella specie, cioè, il Giudice istruttore non poteva esimersi dal sentire la bambina circa la sua convivenza con uno dei genitori, trattandosi di infra dodicenne capace di discernimento.

La Corte evidenzia, inoltre, la differenza tra audizione e consulenza. Questa è l’indagine, condotta sui genitori e sulla prole, che prende in considerazione la loro personalità, la capacità di accudimento e di educazione dei genitori e la relazione con il figlio.

Ebbene, la Cassazione ricorda che, oltre al Giudice istruttore, in primo grado la bambina è stata ascoltata anche dal consulente tecnico nominato d’ufficio dal Tribunale. Con la conseguenza che è stato raccolto l’apporto professionale dello specialista (di cui il ricorrente lamentava la mancanza) nell’analisi delle relazioni conflittuali familiari. Queste peraltro erano già state esaminate nei diversi giudizi che si sono succeduti tra le stesse parti.

In conclusione, l’ascolto della minore, capace di discernimento, è avvenuto secondo le modalità previste dalla legge e approfondite dalla giurisprudenza. Ed avendo la figlia scelto di restare con la madre, ogni eventuale condizionamento da parte di quest’ultima perde del tutto valenza ed efficacia.