CATANIA – In un momento in cui la politica governativa si trova al centro delle attenzioni nazionali, a causa della recente caduta del governo Renzi, sono molte le forze politiche che in questi giorni hanno espresso la loro opinione.
Nel corso di una conferenza stampa “post-referendum” lunedì scorso nella sede di Catania della Regione, Nello Musumeci, insieme con l’ex sindaco di Catania Raffaele Stancanelli, ha fatto il punto della situazione illustrando anche alcune sue proposte.
“Noi siamo – ha affermato Musumeci – per una assemblea costituente, non vogliamo mantenere la costituzione così com’é ma vogliamo una Repubblica con una forma di governo presidenziale fondata su un presidente eletto e votato direttamente dal popolo”.
“Vogliamo che anche in Italia ci sia un presidente che sia garante della corretta applicazione dei principi costituzionali. Cosicché ci possa essere un governo che consolidi la sua posizione nei confronti del parlamento, il tutto – ha concluso Musumeci – sotto la stretta vigilanza di un presidente legittimato dalla base”.
La forma di governo presidenziale si é affermata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1787 con la formazione dello stato federale. É una forma di governo in cui il potere esecutivo si concentra nella figura del Presidente che é sia il capo dello Stato sia il capo del governo.
Il presidente, nella forma di governo presidenziale, viene eletto direttamente dai cittadini e forma il suo governo senza aver bisogno del voto di fiducia parlamentare. Chiaramente anche il parlamento gode di alcuni poteri che possono limitare il ruolo del presidente come quello che in America viene chiamato il “potere d’impichment” ovvero la facoltà del parlamento di accusare i ministri governativi in caso di eventuali illeciti compiuti durante la loro carica pubblica.
Al momento in Italia vige una forma di governo parlamentare fondata su un rapporto di fiducia tra parlamento e governo. Il ruolo del presidente della Repubblica è quello di scegliere la personalità che dovrà formare il governo (Presidente del Consiglio) e quello di vigilare circa i rapporti tra il potere legislativo e quello esecutivo in una posizione di “super partes”.